Caivano: la vera storia di un fallimento urbanistico

“Oggi è iniziata l’operazione di bonifica del Parco Verde di Caivano. La maxi-operazione iniziata questa mattina all’alba – per la quale ringrazio tutte le Forze dell’Ordine coinvolte – è solo l’inizio di quel lungo percorso che il Governo si è impegnato a portare avanti per ripristinare legalità e sicurezza e per far sentire forte la presenza dello Stato ai cittadini e gettare così le basi per la ricostruzione sociale e la rinascita del territorio.”
Queste le parole della premier Giorgia Meloni che ha così commentato il blitz che ha coinvolto più di 400 agenti che oggi, alle prime luci dell’alba, hanno condotto l’operazione “Alto impatto”. Al di là dei sequestri e del controllo massiccio e capillare avvenuto nelle ultime ore, cerchiamo di accendere un faro sul luogo che, nei primi giorni dello scorso luglio, è stato scenario dello stupro di due cuginette di 11 e 12 anni.

Le terre dei boss
La storia recente di Caivano si lega, purtroppo, e con eccessiva facilità alla criminalità organizzata. Comune di 35.000 persone già noto alle cronache data la sua posizione geografica che lo vede collocarsi a nord di Napoli, vicinissimo al triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano, la celebre Terra dei Fuochi. Già scenario del romanzo-inchiesta Gomorra di Roberto Saviano, è un comune sotto l’egida della Camorra. Storicamente controllato dal clan Moccia, è ancora oggi sotto la cortina di Antonio Ciccarelli, noto anche come il boss del Parco Verde. Le famiglie del quartiere, in questi giorni hanno rispettato il diktat non espresso di “tacere” e nessuno, timoroso di ripercussione ha parlato in merito alla violenza. L’omertà regna sovrana. Solo la voce di pochi si è alzata indignata, una di queste, quella di Don Patriciello, parroco di Caivano, da sempre in prima linea per la lotta alla Camorra.
Caivano è la più grande piazza di spaccio d’Europa, lo si è sempre saputo. Si trova sulla tratta che da Napoli, attraverso l’’hinterland partenopeo si snoda per il sud pontino fino a raggiungere Roma. Gli accordi tra clan sono palesi e il rione Parco Verde, meno noto delle ormai celebri Vele di Scampia o di quartieri come lo Zen e il Brancaccio di Palermo, sono quelle “zone franche” contro le quali il ministro Valditara, e la presidente Meloni stanno muovendo guerra. Zone franche che però, lo stesso Stato ha aiutato a creare.

L’urbanistica fallimentare
Un primo accenno va fatto alla legge 167 del 1962 in merito alle disposizioni in campo di urbanistica popolare. È solo l’inizio di quella che sarà la violenta espansione delle città italiane che ha caratterizzato gli anni successivi al boom economico. Fu un toccasana per lo IACP; lo Stato espropriava promettendo di ricollocare in nuove aree periferiche in grado di ospitare un maggior n numero di abitanti. Il risultato, solo per citare un esempio celebre, fu Scampia, noto anche come Comprensorio 167 di Secondigliano.
Gemella alla 167/62, sarà la legge n. 219 del 14 maggio 1981 che, in seguito al terremoto dell’Irpinia, ha dato il via alla costruzione di palazzoni destinati ad ospitare buona parte degli sfollati. Ma sono anni di abusivismo edilizio e connivenza mafiosa. Il risultato? Opere mostruose che hanno portato all’abbandono di molti cittadini in posti in cui la presenza delle Istituzioni era nulla; terreno fertile per la criminalità organizzata.
Parco Verde è solo una delle roccaforti che si è tentato di espugnare, di rioni Parco Verde ne è piena l’Italia. La lotta contro la criminalità va condotta ogni giorno e le maxi-operazioni, data la loro straordinarietà, hanno senso solo se nell’ordinario si lavora per rendere questi luoghi parte della nostra Repubblica.