Asse Mosca-Pechino. Un focus culturale e il futuro della pace in Occidente

Sono terminati i colloqui tra Putin e Xi Jinping. Il leader cinese è stato accolto a Mosca in pompa magna per quelli che sono stati definiti regolari incontri diplomatici. Di certo è che, se dall’inizio del conflitto in Ucraina la superpotenza cinese aveva mantenuto un ruolo relativamente marginale, quasi di cauto osservatore, oggi le carte in tavola sono state svelate. Senza troppo meravigliare, il drago cinese pone buona parte del suo corpo sul piatto russo della bilancia.
Nuovo ordine mondiale
Molta attenzione, come di prassi, è stata posta al linguaggio e le dichiarazioni congiunte, almeno sulla carta, vogliono tranquillizzare focalizzandosi su uno sforzo di intenti determinato alla risoluzione del conflitto in Ucraina. Vladimir Putin ha affermato: “La nostra cooperazione rafforza l’ordine globale”. Subito si è tornati a parlare di un nuovo ordine mondiale ma, considerate le mosse degli ultimi anni sullo scacchiere geopolitico che hanno visto protagonisti i due capi di stato, non dovrebbe in alcun modo stupire questa “amorevole intesa”.

Le affinità elettive
L’ideologia che accomuna i due paesi può essere meramente sintetizzata in una Weltanschauung dove, ancora oggi, il Capo di Stato e la religione di appartenenza sono i capisaldi attorno i quali ruota ogni aspetto della vita. In quella che è stata definita la Russkij Mir, Putin, il presidente della Federazione russa e Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie (sostanzialmente un fantoccio del primo), si pongono come baluardi di strenua difesa contro gli influssi del relativismo occidentale e le ingerenze del cattolicesimo romano. La stessa identica sovrastruttura può ingabbiare alla perfezione anche il pensiero imposto nel «paese di mezzo». Sotto Xi, o qui chiunque ricopra la carica di segretario generale del Partito Comunista Cinese, l’imposizione dell’ideologia di partito e il controllo capillare delle informazioni, così come la propaganda in favore della religione tradizionale sono i pilastri del potere. Non stiamo parlando di Russia sovietica e Cina maoista, tuttavia il richiamo sembra naturale, non dimentichiamo però che da quei modelli sono fioriti questi ultimi e che non è così folle parlare di mire espansionistiche.
Gli altri attori (l’Occidente?)
“Condividiamo gli stessi obiettivi o alcuni obiettivi simili. Abbiamo compiuto sforzi per la prosperità dei nostri rispettivi paesi, possiamo cooperare e lavorare insieme per raggiungere i nostri obiettivi” queste le parole di Xi Jinping. Sono dichiarazioni che concludono una serie di prese di posizione molto chiare. Dalle incursioni aeree su Taiwan degli ultimi mesi, al voto espresso al Palazzo di Vetro lo scorso mese. Proprio su quest’ultimo intervento bisogna soffermarsi per non dimenticare come la presenza della Russia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, organo predisposto al mantenimento della pace, abbia reso quest’ultimo praticamente inutile. L’Assemblea Generale è dunque l’unica a esprimersi sul conflitto e nell’ultima riunione, fatta eccezione per i 7 contrari – ovvero la Russia e i suoi più stretti alleati – ad astenersi sono stati 32 paesi tra cui, appunto, Cina e India.

All’ordine del giorno i seguenti punti: “la necessità di una pace completa, giusta e duratura in linea con la Carta delle Nazioni Unite”; l’impegno per la “sovranità, l’indipendenza, l’unità e integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti”; “la cessazione delle ostilità e il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe dal territorio ucraino” e, infine, “la necessità di garantire la responsabilità per i crimini più gravi commessi sul territorio dell’Ucraina ai sensi del diritto internazionale”.
Lascia sgomenti constatare come 39 rappresentanti di paesi facenti parte l’ONU si siano astenuti, o peggio, abbiano votato contrario una tale mozione.
Che il conflitto in Ucraina abbia termine a breve o no, resta di fatto che finché la politica, in qualsiasi paese del mondo, continuerà a sopraffare la cultura e la libera informazione, di Ucraine e di violazioni dei Diritti dell’Uomo ce ne saranno ancora molte.
Il sogno di pace in Occidente è già stato infranto.