Processo Bataclan: ergastolo senza sconti per Salah Abdeslam

8 settembre 2021 – 29 giugno 2022: ci sono voluti 10 mesi affinché uno dei più grandi processi della storia del dopoguerra francese giungesse al termine, e la condanna, è stata una delle più stringenti: 19 su 20 imputati sono stati condannati. È così che i 130 morti, tra cui la giovane studentessa veneziana Valeria Solesin, e 413 feriti degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi hanno trovato finalmente giustizia.
Il processo
Il procedimento giudiziario ha visto il coinvolgimento di 20 imputati, 330 avvocati e 1.800 persone che si sono costituite parte civile. In questi dieci mesi sono stati sentite diverse testimonianze, fra cui anche quella dell’imputato Salah Abdeslam, l’unico attentatore rimasto vivo che dal 2016, dopo essere stato arrestato a Bruxelles, è in carcere. Più volte in questi mesi l’attentatore ha cercato di scagionarsi dalle accuse dichiarandosi non colpevole e cercando di portare a proprio vantaggio la tesi di non essersi macchiato di alcuna uccisione o ferimento, ma anzi sottolineando di aver abbandonato inesplosa la propria cintura esplosiva. Il tribunale francese non ha mai creduto a questa versione dei fatti imputando invece il fatto che la cintura non fosse esplosa perché difettosa. A lui i giudici hanno dato la condanna più dura, l’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale, che dal 1994 ad oggi nella giustizia francese era stata dato solo altre quattro volte.
L’attentatore è stato ritenuto essere la mente logistica della cellula terroristica, colui che ha contattato molti dei jihadisti per portarli in Europa nonché di aver trovato loro nascondigli e veicoli per spostarsi e aver acquistato uno strumento per creare esplosivo. La sua condanna in particolare quindi non riguarda le numerosissime morti di quella sera di novembre ma, oltre ai capi d’accusa citati in precedenza, sarebbero stato individuato anche come uno dei responsabili della tentata uccisione di alcuni poliziotti al Bataclan da parte di altri attentatori della cellula. Questo perché, secondo ordinamento francese, anche se non presenti fisicamente, tutti gli attentatori sono stati considerati colpevoli di questo fatto.
Le altre condanne
L’attentato, che ancor’oggi è ricordato come uno degli attacchi più efferati alla capitale francese, che è stata presa d’assalto in luoghi di svago come lo Stade de France dove si stava giocando l’amichevole fra Francia e Germania, alcuni locali del X e XI arrondissement e il teatro Bataclan dove era in corso un concerto, fin dalle prime battute è stato rivendicato dall’ISIS. Insieme a Salah, che nelle prime battute del processo ha sempre sostenuto la sua affiliazione all’ISIS, sono stati condannate altre 18 persone per reati di terrorismo e per reati minori. Alcuni di questi si trovano già in carcere mentre 6 sono stati processati per contumacia, cinque dei quali si ritiene siano già morti nei territori fra Iraq e Siria.
Nei giorni precedenti alla condanna definitiva in aula sono state ascoltate anche diverse testimonianze di persone rimaste uccise negli attacchi, fra cui quella di Constance Dewavrin, avvocato della famiglia di Valeria Solesin, unica italiana vittima dell’attacco terroristico. Poche parole per raccontare chi la ragazza fosse: «Gli amici la chiamavano Sole, perché lei era così: piena di intelligenza, entusiasmo, amore… Valeria è la sola vittima italiana dell’attentato […]».