La solitudine dei malati e degli anziani negli ospedali e nelle RSA

Tra le conseguenze più dolorose della pandemia da Covid-19 c’è stato l’isolamento dei malati e degli anziani ricoverati negli ospedali e nelle residenze sanitarie assistite. Un distacco forzato e pesantissimo sia per i malati che per i familiari, dovuto all’esigenza di controllare la diffusione del Covid, che nella prima ondata travolse ospedali e RSA.
Settimane, mesi di allontanamento che hanno gravato come un macigno sulla salute fisica e mentale dei degenti, persone spesso non autosufficienti, fragili, che hanno sofferto non solo per la malattia ma anche per il senso di abbandono nei reparti degli ospedali.
Il ricorso al tablet e ai cellulari non può, infatti, sostituirsi al calore umano della stretta di mano, dello sguardo affettuoso della persona cara o anche all’aiuto nel compiere piccole attività quotidiane che diventano complicate nel letto di un ospedale.
E’ stato un calvario dal quale oggi sembrerebbe sia possibile uscire grazie alle nuove misure adottate dal governo che, alla luce della discesa della curva epidemiologica e alla diffusione dei vaccini, hanno consentito un graduale riavvicinamento tra i malati e i propri familiari. O forse sarebbe meglio dire “consetirebbero”, perché nei fatti molte strutture ancora non si sono adeguate alle norme esistenti.
Quali sono le norme in vigore per rsa ed ospedali?
Un primo allentamento delle misure restrittive nelle residenze sanitarie assistite (RSA) c’è stato con l’ordinanza del Ministero della Salute dell’8 maggio 2021.
Questo provvedimento consente lo svolgimento di visite in sicurezza agli ospiti delle strutture e le uscite programmate in condizioni di sicurezza a condizione di avere un test molecolare o antigenico negativo o di dimostrare l’avvenuta guarigione o vaccinazione al Covid-19.
Tali misure sembrerebbero rappresentare la fine di un incubo per tante famiglie, ma c’è un punto delle linee guida che ne limita l’applicazione, in quanto si lascia ai direttori sanitari e alle autorità sanitarie competenti la possibilità di adottare misure precauzionali più restrittive per rallentare la diffusione del virus.
Una grande delusione, dunque, per tanti figli, genitori e parenti che in questi mesi hanno continuato a vedersi negare l’accesso in alcune strutture.
Per rendere più cogenti le norme, in Parlamento sono stati approvati specifici emendamenti: nel Decreto Riaperture (decreto-legge 22 aprile 2021, n.52) è stato previsto che grazie alle certificazioni verdi Covid siano consentite le uscite temporanee degli ospiti delle Rsa. Lo stesso decreto consente ai familiari di permanere nelle sale di attesa dei pronto soccorso.
Con il Decreto Legge Green Pass (decreto-legge 23 luglio 2021, n.105) tale possibilità è estesa anche ai reparti degli ospedali.
Inoltre, si prevede che, nel caso in cui il degente sia una persona con disabilità, nel reparto ospedaliero sia sempre consentito che gli venga prestata assistenza, nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario.
Un passo ulteriore arriva dalla Circolare del Ministero della Salute del 30 luglio 2021 che consente: “ai familiari muniti di greenpass l’accesso nelle residenze sanitarie assistenziali e alle residenze assistenziali per persone con disabilità, tutti i giorni della settimana anche festivi, per un tempo massimo di 45 minuti.”
Un successivo emendamento recentemente approvato al Deceto Greenpass ha ulteriormente limitato il potere discrezionale delle direzioni sanitarie. Perché il nodo è proprio qui: nella facoltà delle direzioni sanitarie di adottare misure più restrittive rispetto a quelle previste da circolari e leggi dello Stato, facendo appello alle esigenze sanitarie.
Infatti, secondo il Comitato Orsan solo 1 struttura su 10 applica la circolare ministeriale emanata il 30 luglio. Un dato allarmante.
Le rsa e gli ospedali non possono essere una perenne zona rossa, poichè oggi esistono gli strumenti per consentire che le visite dei familiari o dei volontari avvengano in sicurezza, c’è la tutela offerta dal greenpass e c’è abbondanza di dispositivi di protezione individuale. Mantenere le stesse regole imposte un anno e mezzo fa non è più tollerabile.
E’ urgente ridare dignità a malati, anziani e disabili, per limitare gli effetti derivanti dall’isolamento prolungato, che se è doloroso per una persona sana lo è ancor di più per una persona fragile.