Eccezionale scoperta di un team di scienziati: l’aterosclerosi uccideva anche nell’antico Egitto
di Roberto Mattei
Quella che oggi è considerata la “malattia del benessere”, poiché miete vittime nella maggior parte dei paesi industrializzati, uccideva anche nell’antico Egitto.
Nei pressi di Luxor, città dell’Egitto a sud del Cairo, si trova la Valle del Nilo, un luogo arido e desertico che ospita le sepolture e i templi funerari dei nobili, alti funzionari e sovrani delle antiche dinastie egiziane. Si tratta di tombe a ipogeo, ricavate cioè scavando nel terreno, alcune delle quali arrivano fino a 60 metri di profondità.
I corridoi di questi luoghi sono contornati da bellissime decorazioni paretali dove la nobiltà egiziana appare in tutto il suo splendore. Ma non tutto è come sembra e a parte gli affreschi che rappresentano persone agili, belle e sopratutto sane, la vita al vertice della piramide sociale non era poi così rosea. A raccontarlo sono i papiri redatti dai medici dell’Antico Egitto giunti sino a noi, nei quali gli stessi descrivono i sintomi di alcuni malori che gli studiosi moderni hanno ritenuto essere casi di angina pectoris, infarto e insufficienza cardiaca. Questa tesi è stata confermata da un recente studio condotto da un team di cardiologi guidato dai dottori Adel Allam della Medical School di Al Azhar al Cairo e Gregory Thomas della University of California che, attraverso l’analisi delle mummie ancora in possesso dei tessuti cardiovascolari, ha rilevato numerosi casi di arteriosclerosi, una malattia infiammatoria che causa un indurimento delle arterie di grande e medio calibro. Lo studio è stato condotto attraverso l’esame dei referti medici di una precedente ricerca effettuata in passato. In particolare, i medici hanno osservato le lastre delle TAC eseguite su 52 mummie, accorgendosi che 44 esemplari avevano i tessuti cardiovascolari ancora visibili e circa il 45% di questi presentavano un probabile indurimento delle arterie. «Siamo rimasti un po’ sorpresi poiché abbiamo trovato tracce di aterosclerosi su antichi Egizi abbastanza giovani» afferma James Sutherlandm radiolodo presso il Medical Group di Laguna Hills in California. «L’età media della vita era di circa 40 anni». Lo stupore degli scienziati sta nel fatto che l’aterosclerosi è considerato il male oscuro dei paesi industrializzati, la “malattia del benessere” per antonomasia, che si insatura a causa di alcuni fattori di rischio come: fumo, inquinamento atmosferico, diabete, ipertensione, obesità, un’alimentazione ricca di calorie, uno stile di vita sedentario. Come facevano gli egiziani di allora, per giunta molto giovani, a soffrire di questa malattia? Secondo antiche iscrizioni geroglifiche, i ricchi di allora degustavano piatti ricchissimi di calorie, come ad esempio torte dolcificate con miele. Non respiravano il fumo delle sigarette o delle auto come noi oggi ma probabilmente erano sottoposti massicciamente a infezioni batteriche, malattie infettive e parassitarie, come la malaria e la schistosomiasi, considerate endemiche nella Valle del Nilo e molto temute dagli antichi poiché non disponevano dei mezzi per trattarle. Il gruppo di lavoro ha ora intenzione di verificare quest’ultima ipotesi. Visto che i segni microscopici di un’infiammazione potrebbero essere difficilmente individuabili sull’antico tessuto essiccato, i ricercatori intendono cercare le prove indirette, rilevando cioè eventuali infezioni croniche (infezioni ossee o malattie parodontale) dalle TAC delle mummie, che siano degenerate in malattie del sistema cardiovascolare. Guido Lombardi, ricercatore nel campo delle mummie e paleopatologo presso l’Università Cayetano Heredia di Lima, in Perù, è rimasto impressionato dallo studio: «La squadra ha trovato mummie che erano intatte, con le arterie che erano facilmente identificabili. … Non ho alcun dubbio che le loro diagnosi siano giuste». Inoltre, Frank Ruhli, anatomista presso il centro di medicina evolutiva dell’Università di Zurigo e codirettore del Swiss Mummy Project, ha sottolineato l’importanza di una simile ricerca per comprendere come le cause di questo male si siano evolute nel tempo «Penso che l’intera questione ora sia quella di scoprire quali erano i fattori di rischio di allora e come sono cambiati nel corso del tempo».