Che ci fa una scuola di sovranismo guidata Steve Bannon nella Certosa di Trisulti?

All’indomani della notizia ancora si fatica a crederci: la maestosa abbazia duecentesca del frusinate, precisamente nel comune di Collepardo, sarà la sede dell’università internazionale dei sovranisti. A tenerne le redini è l’inglese Benjamin Harnwell il quale, a capo del Dignitatis Humanae Institute, aveva ottenuto l’utilizzo del monastero per diciannove anni. La questione però, è più complessa di così. Da tempo infatti il Ministero dei Beni Culturali aveva richiesto – e apparentemente ottenuto lo scorso inverno – la revoca del monumento all’associazione fondamentalista cattolica. Solo pochi anni fa infatti, Harnwell ne aveva acquisito la gestione grazie a un bando emanato proprio dal ministro Franceschini. Ma già allora le dinamiche erano piuttosto confuse: si è infatti scoperto che la gara sarebbe stata vinta grazie ad alcuni documenti falsificati e un’esperienza quinquennale dichiarata nella tutela dei beni culturali mai esistita, oltre alla mancanza dei requisiti necessari per poter essere concessionari del bene. L’abbazia è inoltre risultata priva di manutenzione oltre che del pagamento del canone annuo – 100mila euro – mai saldato dal 2018. Arriviamo così agli ultimi risvolti della vicenda: pochi giorni fa il Tar di Latina avrebbe respinto la richiesta di revoca da parte del Ministero, accogliendo il ricorso dell’associazione americana che ha subito cantato vittoria, tramite il suo più forte e fedele sostenitore, Steve Bannon, ex braccio destro di Donald Trump e principale esponente della destra nazionalista americana.

Quale cattolicesimo?
Quindi, per tirare le somme: un monastero duecentesco dichiarato monumento nazionale e bene culturale da tutelare diverrà la sede de “l’Accademia dell’Occidente cristiano-giudaico”, le cui immatricolazioni partiranno già dal primo giugno. Piuttosto ironico pensare che a condurre il tutto siano gli ideologi e favoreggiatori dell’America first: il populista Steve Bannon e il conservatore Benjamin Harnwell. Eppure, il millenario convento fondato dal benedettino San Domenico da Sora nel 996, si prepara ad ospitare gli allievi dell’istituto di ispirazione cattolica. L’organizzazione però, pur nascendo dall’ideologia cristiana, si distacca dal Vaticano, definito dallo stesso Bannon “un pozzo nero di corruzione”. La più grande istituzione cattolica d’Occidente gli ha infatti negato qualsiasi sostegno, che i due avrebbero cercato nella partnership con la scuola di Armando Siri e di Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen. Tutto vira a destra in questo evento assurdo e, si sa, la storia insegna: dove c’è destra c’è ultra-cattolicesimo. Peccato che all’inizio della vicenda era tutto ben mascherato dall’innocente desiderio di Harnwell di fare dell’abbazia una sede di confronto sulle radici cristiane d’Europa. La missione – si legge sul sito dell’associazione – è invece quella di promuovere la dignità umana attraverso “la verità antropologica secondo cui l’uomo è nato a immagine e somiglianza di Dio”, condannando fortemente omosessualità, aborto e parità di genere (secondo le dichiarazioni di Rocco Buttiglione, padre fondatore del DHI ed esponente del centro-destra italiano, l’omosessualità sarebbe un peccato e il ruolo principale della donna deve essere quello di avere figli).

Chi pensa all’Abbazia?
In tutto questo marasma nessuno considera però il reale motivo dell’iniziale concessione del bene: la tutela e valorizzazione della Certosa. Riconosciuta monumento nazionale nel 1879, dal dicembre 2014 viene gestita dal Polo Museale del Lazio. Il conferimento del monastero era strettamente legato alla sua manutenzione, necessaria e imprescindibile. Il convento infatti risale attorno all’anno Mille con una prima abbazia benedettina, della quale restano alcuni ruderi accanto al complesso attuale che, nel 1204, papa Innocenzo III assegna ai Certosini. Nei secoli questo viene modificato più volte e ampliato fino a giungere alle conformazioni barocche di oggi. All’ingresso del cenobio si attraversa un grande portale sormontato da un busto di Jacopo Lo Duca, allievo di Michelangelo. L’antica foresteria, detta “Palazzo di Innocenzo III” rispecchia invece uno stile romanico-gotico ed è ora sede di una preziosa biblioteca di 36.000 volumi. Altro gioiello del complesso è la farmacia del XVIII secolo, su due livelli, ornata con trompe-l’oeil tutto intorno alle pareti settecentesche. Qui si possono ammirare i vasi antichi in cui venivano conservate le varie erbe e polveri mediche. Un piccolo tesoro custodito tra boschi di querce nella Selva d’Ecio, tra i Monti Ernici, la Certosa tornerà sicuramente a far parlare di sé, speriamo soltanto la prossima volta diventi soggetto e non solo sfondo di vicende politiche lontane, ancora una volta, dalle urgenti questioni culturali del Paese.
Articolo a cura di Francesca Caputo