Ulas, il Quasar ai confini dell’universo

di Enrico Ferdinandi
Sulla rivista “Nature”, ieri è stata pubblicata la notizia di una scoperta sensazionale, parliamo di ULAS J1120+0641. Si tratta del quasar considerato dagli astronomi come il più lontano e luminoso dell’universo, studiarlo ed osservarlo aiuterà a comprendere cosa avvenne in un periodo poco noto della storia dell’universo, ovvero quello fra i 150 e gli 800 milioni di anni dopo il Big Bang.
Difatti il quasar, o meglio l’immagine che è giunta ai nostri occhi del quasar (con ben 12,9 miliardi di anni di ritardo), risale a 870 milioni di anni dopo il Big Bang, ma ha far meravigliare gli scienziati non è solo questo fattore quanto la sua luminosità (brilla con la luminosità di 63 trilioni di soli) e per le dimensioni del buco nero contenuto al suo interno, con una massa equivalente a quasi 2 miliardi di volte in più rispetto al quella del sole. Ad effettuare la sensazionale scoperta un team di studiosi dell’Imperial College di Londra, guidati dall’astronomo Daniel Mortlock, che si è detto soddisfatto della scoperta in quanto permetterà di compiere importanti riflessioni e studi sulle origini dell’universo. Per arrivare a tale scoperta gli astronomi hanno usato uno speciale strumento lo UK Infra-Red Telescope (UKIRT), un potentissimo telescopio situato nelle Isole Hawaii, nell’ambito dell’UKIRT Infrared Deep Sky Survey (UKIDSS). Successivamente le osservazioni sono state confermate grazie ad un altro potentissimo strumento lo FORS2 del Very Large Telescope (VLT) dello European Southern Observatory e altri strumenti del Telescopio Gemini North.
Nel sito dell’Imperial College è stato riportato un programma dettagliato sulle notizie e dati finora raccolti su ULAS, la speranza dei ricercatori è quella di trovare quasar ancora più lontani ed altrettanto luminosi, il Dott. Mortlock ha affermato che: “Ci possono essere centinaia di oggetti sparsi per tutto il cielo, ma trovarli tra i miliardi di altri oggetti in immagini astronomiche è una sfida seria. Gli oggetti che si trovano a così grande distanza sono quasi impossibili da rilevare nell’ambito di survey in luce visibile, poiché la loro radiazione è ‘stirata’ dall’espansione dell’universo. Ci sono voluti cinque anni di ricerche per trovare l’oggetto. Stavamo cercando quasar con un redshift maggiore di 6,5. Trovarne uno addirittura con un valore più alto di 7 è stata una sorpresa veramente eccitante”,