Family day, risposta all’articolo di Paolo Santori
Aver innescato un dibattito è sempre un fatto positivo; che sia critica o lode, quando qualcuno sente di intervenire sulla base di ciò che è stato scritto significa che lettori, colleghi e redazione stanno interagendo e creando terreno fertile per nutrire la pianta del dibattito, la quale produce in tal modo – e più in fretta – frutti di cui tutti possano godere. Questo è uno degli obiettivi che il giornale si è prefissato per il 2016 e la risposta di Santori testimonia – prima ancora del contenuto tout court – che la strada intrapresa è quella corretta.
Con questo articolo “Il paradosso della democrazia liberale – Risposta a Davide Lazzini sul Family Day” Paolo Santori sostiene – giudicandoli ‘evitabili’ – di non condividere tre aspetti dell’analisi proposta: l’impostazione di una dialettica amico vs nemico unita alla generalizzazione, l’aspetto della strumentalizzazione e la questione riguardante la copertura mediatica dei giornali nei confronti dell’evento.
La logica di piazza individuata da Santori altro non è che la risposta a una serie di affermazioni nate in quella piazza. Talvolta, quando la situazione lo richiede, occorre lasciare nel fodero il fioretto e sguainare invece la sciabola. Avrei fatto un torto a me stesso se mi fossi limitato a riportare in modo freddo le dichiarazioni di Gandolfini e altri senza controbattere a tono in un articolo – sia chiaro – d’opinione che, comunque, è stato letto e valutato dalla direzione su mia personale richiesta, conscio delle eventuali reazioni che un linguaggio di piazza può generare. Quella di Gandolfini, tengo a precisarlo, non è solamente una ‘poco felice espressione’ come ritiene Santori: rappresenta una parte della moltitudine d’espressioni inadatte e pericolose circolate al Family day e che ne hanno costituito la debole ossatura. Il ‘noi giusti – loro sbagliati’ è nato in quel del Circo Massimo (in verità il seme è stato interrato molto prima); una logica sostenuta – male, ed è questo il punto – con motivazioni rivelatesi inconsistenti: dal timore dell’equiparazione tra l’istituto del matrimonio e quello delle unioni civili fino alla presunta incostituzionalità del ddl Cirinnà che, tanto per la cronaca, ha superato indenne le pregiudiziali di costituzionalità e si avvia verso la fase dibattimentale e di voto.
Generalizzare è sempre rischioso perché la sensibilità del singolo può sentirsi non tutelata ma – e questo nel caso specifico ha un peso maggiore rispetto a un personale quanto rispettabile legame di stima tra Santori e i suoi amici – non si può fare a meno di notare che nessuno dei presenti si è dissociato pubblicamente rispetto alle pesanti affermazioni proferite al Family day. L’obiettivo non era certo sminuire la sensibilità dei singoli ma quello di evidenziare le logiche – a mio giudizio mal assortite – su cui si è basato l’evento.
L’argomento strumentalizzazione è delicato e un intero volume non sarebbe sufficiente ad analizzare ogni singolo aspetto. Tuttavia rimango fermo sulla mia posizione: i bambini chiedono solo amore e rispetto e poco importa se questo arriva da due mamme o due papà. A tal proposito la trasmissione Le Iene ha realizzato un servizio in cui sono stati proprio i più piccoli a dire la loro in merito alla questione – a differenza del Family day, in cui non hanno proferito parola ma sono stati semplicemente iconizzati dagli adulti – e i risultati delle interviste (realizzate senza forzatura alcuna, in modo giocoso e in ambienti familiari ai bambini) avvalorano punto di vista espresso nell’articolo e rispediscono al mittente tutti i timori dei grandi manifestati dentro e fuori al Family day. Capisco che per alcuni questo sia un boccone amaro da digerire ma anche i monaci amanuensi – ad esempio – si sono dovuti progressivamente arrendere all’incalzare dell’invenzione di Gutemberg (cito questo passaggio perché ben rappresenta una fase di transizione in cui c’è un dibattito aperto e il timore di perdere qualcosa).
Che l’agenda setting sia piatta, ripetitiva, asservita talvolta a non meglio precisati interessi che scavalcano il fatto che si sarebbe dovuto riportare è cosa nota, il nostro giornale ha evidenziato in diversi articoli la presenza di questa anomalia e presto pubblicheremo anche un’analisi approfondita sull’argomento, analisi peraltro già proposta in redazione in tempi non sospetti: 2duerighe sotto questo punto di vista è sempre attento e vigile. Per quanto riguarda il rapporto flop – copertura giornalistica, si può sostenere che sia fondato su un nesso debole ma paradossalmente, tale doveva essere: più che sottolineare l’esistenza stessa del rapporto, importante era rimarcare l’insuccesso autoinflitto del Family day, insuccesso fotografato (anche e non solo) dalla scarsa copertura giornalistica. Tutto questo al netto dell’agenda setting e dell’anomalia ricordata poc’anzi. Il discorso meritava chiaramente ulteriori precisazioni e l’osservazione di Santori ha certificato questa necessità. Ad ogni modo se, come sostiene Santori, si condivide il giudizio negativo e si riconosce che la piazza sia stata in una certa misura funzionale a Renzi, si coglie il nucleo fondativo dell’articolo sul Family day, un nucleo basato su un tema – quello delle unioni civili – che abbiamo deciso a livello redazionale di seguire fino in fondo, giudicandolo tanto importante almeno quanto altre tematiche quali povertà, disoccupazione, sanità, ambiente etc. di cui scriviamo regolarmente.