‘Il giocatore’ dà avvio al ‘Percorso Dostoevskij’ del Teatro Franco Parenti

Quando la patologia della dipendenza si accompagna ad una forte voglia di riscatto, sociale e amoroso, ci si ritrova in bilico su un filo sottile sospeso sopra un abisso di perdizione.
“Il giocatore” di Fëdor Dostoevskij, nella versione di Vitaliano Trevisan, in scena dal 30 gennaio al 4 febbraio al Teatro Franco Parenti di Milano e primo di quattro spettacoli tratti dalle opere del grande scrittore russo, narra del gioco quale unico modo di liberazione dalle catene in cui viveva la società ottocentesca, tanto più strette quanto più bassa è l’estrazione sociale. Un vizio irrefrenabile che diventa causa di disperazione dopo aver determinato i binari che la vita del giocatore (e di chi gli sta attorno) deve intraprendere.
Ambientato in Germania, in una fittizia città di nome Roulettenburg, Aleksej Ivànovic, il narratore, svolge la professione di precettore presso una nobile famiglia composta da un vecchio generale innamorato di una giovane francese molto libertina, Mademoiselle Blanche, da due bambini dei quali Aleksej è il maestro e dalla figliastra del generale, Polina, della quale Aleksej è perdutamente innamorato. Attorno alla famiglia gravitano Mr. Astley, un ricco inglese, anch’egli innamorato di Polina, e il marchese francese des Grieux, amato da Polina.
La famiglia è sul lastrico a causa delle manipolazioni del marchese des Grieux, che ha ipotecato una grossa parte del patrimonio familiare e, in tale disperata situazione, l’unica via di salvezza appare, in principio, la morte dell’anziana nonna e la conseguente eredità. Gli eventi si evolvono però accentrando attorno alla roulette il destino dei personaggi.
L’incontestabilità della roulette si fa metafora della vita come vortice di imprevedibilità e immutabile destino. Il capolavoro di Dostoevskij, a metà tra dramma e commedia grazie all’efficace combinazione di ironia del testo e gravità della narrazione, viene riproposto al pubblico in modo originale. Lo spettatore è inghiottito in un turbinio di passione, ossessione e umana debolezza, che avvolge e condiziona la vita di Aleksej, di Polina, del Generale, di Mademoiselle Blanche e degli altri personaggi dell’opera. Essi sono distanti nel tempo, ma vicini nei sentimenti agli uomini contemporanei. L’inaridimento dell’animo umano causato dalla bramosità delle cose materiali, viste come unico strumento per una propria e personale nobilitazione, rappresenta solamente uno degli spunti che lo spettacolo offre al pubblico. Una commedia dal finale inevitabilmente amaro, che si pone come prima importante pietra di un percorso entusiasmante che poterà a conoscere meglio uno dei più grandi scrittori della storia: Fëdor Dostoevskij.
Info:
da Fëdor Dostoevskij
adattamento Vitaliano Trevisan
con Daniele Russo, Marcello Romolo, Camilla Semino Favro, Paola Sambo, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Alessio Piazza, Sebastiano Gavasso
regia Gabriele Russo
scene Roberto Crea
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
movimenti scenici Eugenio Dura