Un Oscar Wilde in semplice musica

Quanto più lo spettacolo è attuale, tanto di più può affascinare e allo stesso tempo spaventare. Quanto più le spinose tematiche affrontate oggi vengono messe su un palcoscenico davanti ai nostri occhi, tanto di più ci spaventano proprio perché non possiamo più nemmeno pensare di non esserne a conoscenza. L’omosessualità è purtroppo una di queste argomentazioni che pur non dovendo nemmeno sfiorare la categoria, risulta ancora un qualcosa di scomodo di cui parlare, perché ancora ci sono paesi (fatti di persone, perché sono quelle a fare la differenza) che trattano la comunità LGBTQ privandoli dei loro diritti e della loro stessa umanità. E ben prima dei tempi che stiamo vivendo noi oggi, c’è qualcuno che ha vissuto esperienze ben più terribili: lo scrittore e poeta inglese Oscar Wilde nel 1895 venne accusato di comportamento contrario alla morale pubblica e condannato a due anni di carcere nella prigione di Reading. Un luogo infernale, buio, umido e privo di umanità che però ispirò lo scrittore e da quell’esperienza nacque la famosa Ballata, una delle sue opere più autentiche e sincere. In queste poche pagine, Wilde descrive i trattamenti subiti da lui in prima persona e anche dagli altri prigionieri, che erano talmente terribili da non poter essere descritti se non utilizzando termini più vicini alla poesia che non ad una vera opera di narrativa.
Umberto Orsini e Giovanna Marini si sono presi cura di quest’opera, l’hanno scelta personalmente tra le mille che potevano essere selezionate e ne hanno fatto uno spettacolo di teatro (in scena al Gobetti di Torino), nel quale solo loro due calcano la scena con la loro fisicità, ma in maniera del tutto innovativa e particolare. Durante lo spettacolo si alternano due voci e due lingue: ovvero, la musica e la parola. Nello scambiarsi i posti, i due personaggi alternano le due diverse sensazioni, appunto quella dell’espressione e quella dell’evocazione musicale. Giovanna Marini cammina sul palcoscenico, con la sua chitarra acustica al collo, mentre accompagna la lettura della Ballata, che viene invece recitata da Umberto Orsini. L’alternanza di queste due voci, quella più suadente e melliflua del narratore con quella più dolce e vigorosa della musicista, rendono questo spettacolo una specie di piccolo concerto, dando giustizia all’opera di Wilde, concepita quasi più vicina al genere musicale che a quello poetico, anche se poi i due generi possono essere messi facilmente uno a fianco dell’altro, fondendoli insieme. La straordinaria capacità di questi due personaggi di reinterpretare la Ballata del carcere di Reading, rende lo spettatore quasi attonito e incredibilmente silenzioso, perché pesano sul cuore le parole dello scrittore, espressione di una muta e ingiusta sofferenza, che lo porteranno a morire pochi mesi dopo la sua uscita dal carcere.
Rebecca Cauda