Al Teatro Argentina di Roma in scena “Il Viaggio di Enea”
Per la stagione 2017 il teatro Argentina di Roma alza il sipario dal 26 al 7 maggio sullo spettacolo “Il viaggio di Enea”, riscrittura del classico virgiliano per la penna di Olivier Kemaid e per la regia di Emanuela Giordano.La messa in scena prende il via su una festa euforica in una città lontana, la Troia di Priamo, simbolo di ogni città fertile e felice squassata dal conflitto e dalla guerra.
La presa della città della narrazione epica diviene la storia di una migrazione forzata alla ricerca di una nuova terra, di una nuova dignità di uomini. La scenografia è essenziale, la luce soffusa, il dramma che si fa narrazione per la voce di Ascanio, figlio di Enea cantore del ricordo e della sofferenza del nostos, il viaggio verso la speranza della sua famiglia.
Olivier Kemaid reinterpreta così Virgilio applicando all’epos del poeta latino la sua soggettività di migrante, la propria personale Eneide vissuta non su carta, ma sulla carne reale del suo viaggio dall’Egitto per giungere infine in Canada. Interpretazione ricca di pathos, una sofferenza tangibile ma mai strumentale, mai retoricamente lacrimevole.
Enea diviene grazie all’interpretazione intensa di Fausto Russo Alesi concreto uomo e la pietas virgiliana assume carattere di fede umanistica, non nel fato divino ma nella possibilità umana dell’empatia della dignità, non elemosina, non umiliazione paternalistica.
L’Eneide come ha scritto acutamente Gian Biagio Conte riprendendo l’analisi schilleriana è epica sentimentale, connotata di impronta letteralmente patetica, elemento che ne costituisce il valore più originale rispetto al modello Omero. È poesia moderna in quanto riflessiva, strutturale e “trascendente” poiché soggettivamente reinterpretata rispetto alla concretezza della narrazione omerica, canto della “cosalità” in quanto dissolta nell’epos narrante stesso.
”Il viaggio di Enea” di Kemaid si inserisce all’interno di questa faglia sentimentale virgiliana, eccedendo la modernità dell’Eneide secondo la spinta ipertestuale della moderna contemporaneità