Un ‘Don Giovanni’ umano al Teatro Lo Spazio di Roma


Il Teatro Lo Spazio propone al suo pubblico una rilettura della figura del Don Giovanni nello spettacolo omonimo. Una reinterpretazione del celeberrimo personaggio che lascia trasparire dietro la maschera del suo proverbiale fascino una psicologia introversa ed inquieta. La trama si gioca sullo sfondo di una guerra lontana che pure giunge ad intaccare da vicino le relazioni intime tra i personaggi in scena.
Il Don Giovanni al Teatro Lo Spazio è intrappolato in una crudele dinamica passionale sospesa tra le avances delle donne che incontra nel suo viaggio e l’unico, impossibile, amore a cui il protagonista rimane legato. Tra simbolismi enigmatici e in una trama onirica, le vicende dello spettacolo si coagulano attorno ai temi della distanza, della guerra e dell’amore.
Il protagonista, tornato dalla prima linea del fronte, si presenta come un uomo cambiato; la guerra, introiettata nella forma della malattia, si dimostra più come uno stato dell’animo che come un fenomeno dotato di reale consistenza: la previsione incosciente della morte già avvenuta della donna amata.
ll palco si trasforma quindi nello specchio interiore di Don Giovanni: uno spazio vuoto su cui aleggiano varie figure femminili, nessuna delle quali riesce però a soddisfare effettivamente la ricerca del protagonista. A fornire uno scioglimento parziale della tensione concorrerà il finale, nel quale Don Giovanni verrà a confrontarsi con le figure femminili incontrate all’interno del suo viaggio, inclusa quella della donna amata.
“Lo spettacolo è nato da un’idea che mi ha proposto un mio maestro in accademia suggerendomi questo testo come studio tre anni fa – ci spiega il regista e protagonista della messa in scena Gabriele Olivi – Il Don Giovanni che torna dalla guerra di Ödön von Horváth è un testo di cui mi sono innamorato a prima vista perché è la storia di un personaggio completamente diverso da come ce lo immaginiamo; una figura più fragile e un po’ più vulnerabile.”
Il presupposto da cui muove la rilettura della figura del Don Giovanni è quella della riscoperta dell’essere umano dietro l’idea spesso stereotipata di virilità e mascolinità. “Nel corso di questi tre anni – prosegue Olivi – c’è stato uno studio guidato dalla volontà di portare al pubblico un Don Giovanni come essere umano e non come maschio”. L’intento della rappresentazione viene quindi ad essere quello di scardinare i pregiudizi con i quali spesso ci si accosta al carattere della famosa maschera letteraria. “Fragilità e finta potenza” è il binomio che consente di giungere al cuore del personaggio, permettendo al regista di poter affermare che nel Don Giovanni di Luciano Bottaro e Gabriele Olivi, “non è più il maschio che viene fuori ma l’essere umano, l’uomo”.