“Il Mercante di Venezia”, dal 21 ottobre al 9 novembre Albertazzi porta Shakespeare al Teatro Quirino

In scena dal 21 ottobre al 9 novembre “Il Mercante di Venezia”. Il mitico Giorgio Albertazzi porta in scena, al Teatro Quirino, questa grande opera di Shakespeare per l’anniversario dei 450 anni dalla sua nascita.
Un’opera che parla di amore, in nome del quale non c’è pentimento o rimorso. Bassanio, interpretato da Francesco Maccarinelli, è un giovane innamorato della bella Porzia, Stefania Masala, ricca ereditiera di Belmonte. Per corteggiare ed ottenere la mano della ragazza il giovane chiede in prestito 3000 ducati ad Antonio, suo carissimo amico interpretato da Franco Castellano, il quale pur volendo molto bene a Bassanio non può aiutarlo poiché ha investito tutto il suo capitale in numerosi traffici marittimi. Tuttavia, Antonio, garantirà per il giovane con un ricco usuraio ebreo dal nome Shylok. L’ebreo però, in caso di mancato pagamento, pretende in penale dal mercante una libbra della sua carne. Bassanio tenta di far desistere l’amico dall’accettare, ma Antonio, sicuro di poter ripagare il debito, accetta questa condizione.
Un bellissimo spettacolo che, grazie alla regia di Giancarlo Marinelli ed un cast di tutto rispetto capitanato da un magistrale Giorgio Albertazzi nei panni dell’ebreo Shylok, accompagnerà per due ore il pubblico in questa vicenda suscitando mille emozioni. Dalla gioia e la spensieratezza dei giovani protagonisti, l’amore, le feste di una Venezia Shakespeariana nel periodo del suo maggior splendore, alla drammaticità e malvagità suscitate dal personaggio di Shylok, disprezzato da tutti per la sua avarizia, la sua ostinazione che lo porterà infine a pretendere, senza voler sentire ragioni, questa libbra di carne. “Giorgio Albertazzi ha fatto del “Mercante” un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre, passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni. Ha subito capito, fin dai vagiti della luce, che qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il primordio della vita e quindi la giovinezza), e il tramonto e la sera, (da considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non distinguibili: è come se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi specchianti dello stesso corpo, della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché vorrebbe depredare quella giovinezza che non ha più (di qui l’ossessione per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso significato dell’ossessione per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock perché, in qualche modo, in lui scorgono il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li attende”. Queste le parole del regista Marinelli per descrivere la versione del “Mercante di Venezia” del grande Albertazzi.
Federico Perruolo
25 ottobre 2014