“Amore e resti umani” al Teatro dei Conciatori

Fino al 16 marzo andrà in scena al Teatro dei Conciatori l’opera del drammaturgo canadese Brad Fraser: Amore e resti umani, originariamente intitolata Unidentified Human Remains and the True Nature of Love. La pièce tratta una tematica quanto mai attuale: la ricerca, più o meno disperata, dell’amore, tra le macerie sentimentali, fisiche e strutturali, del mondo contemporaneo. Sul palco si intrecciano le vicissitudini di sei personaggi, tutti accomunati dall’incapacità di vivere umanamente la loro brama di umanità; così il loro bisogno d’affetto, la ricerca di relazioni profonde, non diventa altro se non mera relazione fisica. Il sesso è il punto focale intorno a cui ruotano i vari protagonisti, e più sono lacerati e fragili internamente, più si mostreranno esteriormente violenti e aggressivi.
Senza dubbio Fraser mette bene in luce la crisi psicologica che provoca una situazione di totale disorientamento emotivo, senza però cadere nell’errore di volerlo etichettare attribuendolo ad un determinata categorie di persone, di un determinato genere o orientamento sessuale. Che si accolga o meno la critica lanciata dall’autore bisogna riconoscere che lo spettacolo è di grande effetto, anche grazie alla regia e soprattutto agli attori, che recitano tutti impeccabilmente. Ad ogni modo l’atmosfera tetra della scena è in alcuni momenti un po’ troppo calcata, sia per alcune scelte stilistiche sia per l’enfasi del testo stesso, che riporta apertamente il gusto per l’eccessivo e l’appariscente proprio della cultura d’oltreoceano. Questo è chiaramente un dato particolare, soggetto alle condizioni in cui il testo è stato prodotto, che può incontrare o meno il gusto dello spettatore, senza inficiare assolutamente il valore dello spettacolo nel suo insieme, spettacolo che a prescindere dal gusto personale non potrà lasciare indifferenti.
Anna Dotti
13 marzo 2014