“La lista di Schindler” in scena al Piccolo Eliseo di Roma con Carlo Giuffrè

Le vicende che hanno fatto di Oskar Schindler un uomo ricordato nel mondo per il suo grande coraggio e umanità
Sbarca al Piccolo Eliseo di Roma “La lista di Schindler”, da un’idea di Francesco Giuffrè. L’opera, in scena dal 4 marzo con Carlo Giuffrè, diretto dal figlio Francesco, ripercorre la vita e i tormenti di Oskar Schindler, figura che dimostrò grande umanità andando contro il suo popolo seguendo le sue convinzioni, rischiando la propria vita per salvare quella altrui.
Un tema molto coraggioso e di grande sensibilità, visto che episodi di antisemitismo sono ancora diffusi al giorno d’oggi a causa dell’ignoranza umana, cosa che fa pensare che un determinato modo di pensare e di ideali siano ancora vivi in alcune persone. L’assessore alla memoria del popolo ebraico di Roma Elvira Di Cave, presente alla conferenza stampa, si dice molto entusiata ed emozionata per questa rappresentazione, affermando che la storia di Oskar Schindler sia la testimonianza che un singolo uomo, con la sua prova di grande umanità, possa fare la differenza sintetizzando con le parole del contabile di Schindler Itzhak Stern : “chi salva una vita salva un intero popolo”.
Cambio di genere per Carlo Giuffrè, che abituato al teatro della commedia napoletana firmata Eduardo De FIlippo dove l’improvvisazione era all’ordine del giorno, ha recitato unicamente basandosi sul copione.
Basata sul libro dal quale è stato ispirato a sua volta il Lungometraggio di Stephen Spielberg, “La lista di Schindler” in scena al Piccolo Eliseo è la rappresentazione della vita post guerra di Oskar Schindler, un viaggio introspettivo del protagonista, interrogato da un neonazista desideroso della collaborazione di Schindler per la nascita di un quarto reich, nel quale riaffiorano i ricordi di quel periodo vissuto in precedenza da ufficiale convinto e devoto agli ideali nazisti, che in seguito assistendo alla mancanza di umanità e le brutalità che ogni giorno gli si presenteranno davanti agli occhi deciderà di cambiare totalmente modo di vedere le cose impegnandosi nel tentativo di salvare questo popolo. I suoi ricordi si dividono in due parti, di sollievo e soddisfazione per quello che è riuscito a fare, ma anche di tormento perchè l’idea che avrebbe potuto fare di più non lo abbandona mai creando un senso di incompiuto al quale cerca di dare un senso.
I personaggi di Itzhak Stern, di sua moglie Emile fanno affiorare in lui ricordi del bene che ha fatto permettendo la sopravvivenza di più di milleduecento persone. A differenza di quest’ultimi, i personaggi di Amon Goeth, suo collega dell’esercito con il quale aveva condiviso la ferocia e le brutalità di quel periodo, ed il neonazista gli pongono sempre la stessa domanda chiedendo il perchè delle sue azioni, perchè abbia deciso di rinunciare a tutto cercando di convincerlo che le sue azioni siano state mosse dal suo egoismo. La figura del neonazista lascia intendere che la minaccia ancora oggi è in agguato, per questo non bisogna mai dare nulla per scontato e di non sottovalutare nemmeno le piccole minoranze.
Lo spettacolo racconta anche la storia di questi tre ebrei nel periodo dal ’39 al ’45 costretti nei campi di sterminio dall’esercito nazista, accompagnata da musiche che si adattano perfettamente a queste scene mute trasmettendone perfettamente le emozioni, includendo anche una storia d’amore. Questa storia tragicamente bella, vede protagonisti due ragazzi di nome Josef Bau e Rebecca Tannenbaum, i quali nonostante l’assurdità di quel periodo si innamorano al punto che decidono di sposarsi in segreto proprio durante il periodo di detenzione nel campo di concentramento, decidendo così di avere una speranza. Questa storia sfortunatamente non andrà avanti, perchè Rebecca non supererà l’olocausto, ma potrebbe essere vista come una risposta alla domanda frequente che il neonazista pone a Schindler chiedendogli ripetutamente il motivo della sua decisione di salvare tutte quelle persone, avendo visto quest’ultimo nel popolo ebraico la forza di non perdere la speranza e di guardare avanti in situazioni disperate.
La rappresentazione sarà in scena a Roma fino al 30 marzo al Piccolo Eliseo con spettacoli pomeridiani e serali, per poi proseguire con altre date che comprenderanno altre città italiane.
Federico Perruolo
8 marzo 2014