L’antologia di Rezza e Mastrella al teatro Vascello

Per vivere le feste in modo surreale, dissacrante, cinico, e allo stesso tempo profondamente umano, c’è tempo fino al 19 gennaio, basta affidarsi ad Antonio Rezza e Flavia Mastrella. La coppia rappresenta un duo ormai affermato nel panorama culturale, romano e nazionale, si può dire siano diventati ad oggi un’icona di un certo modo di fare teatro: un tipo di drammaturgia pungente, incalzante, assurda, che sfugge in realtà ad ogni tipo di definizione.
Rezza calca la scena inondandola, travolgendola con la sua energia, facendo sfoggio delle sue incredibili capacità mimiche e retoriche cattura con forza il pubblico. Gli spettatori si ritrovano così a seguire questa calamita impazzita nelle sue peregrinazioni, mentre interagisce con l’habitat creato in scena appositamente dalla Mastrella: elementi fissi e mobili, abiti/sculture di stoffa; i due artisti si compenetrano così, l’uno si serve e necessita dell’altro per esprimere il proprio estro.
Sul palco del teatro Vascello portano in scena una rassegna antologica che ripercorre gli ultimi 10 anni della loro produzione artistica, attraverso il susseguirsi di quattro spettacoli: “Fotofinish”, la storia di un uomo che per sentirsi meno solo si fotografa, fino ad arrivare all’illusione di essere un politico che arringa una folla; “Bahamuth”, un viaggio nella bestialità umana ispirato alla creatura surreale descritta ne “Il Manuale di Zoologia fantastica” di Borges; “7-14-21-28”, i numeri e la realtà si incontrano, a dimostrazione del caos che sovrasta ogni cosa; infine “Fratto X”, perché bisogna tenere a mente che “siamo sotto un fratto che uccide, si muore per eccessiva semplificazione”.
Il filo conduttore di un’umanità in crisi lega i vari pezzi fra loro e sembra, alla coppia Rezza/Mastrella, incontrarsi perfettamente con il nostro presente. Con le loro stesse parole: “Facciamo l’Antologia degli ultimi quattro spettacoli, perché in un momento mai così disperato, ci sentiamo a nostro agio. Finalmente tutt’intorno c’è la stessa atmosfera priva di prospettive che ci ha permesso di creare tanta allegria senza che ce ne fosse reale necessità. Facciamo l’Antologia perché con piglio irriducibile abbiamo costruito un esempio di arte indipendente. I compromessi sono vicini alla fine del loro percorso ed essere ammirati dai morti è motivo di vanto e di preoccupazione. Mai come ora il nostro linguaggio è attuale. Adesso sta a noi cambiare strada“.
Sta allo spettatore giudicare quanta verità ci sia in queste parole, decidere se lodare o biasimare il lavoro di questa coppia, a cui, in ogni caso, bisogna riconoscere il merito di scuotere dall’indifferenza, di suscitare reazioni forti e decise, di qualsiasi genere esse siano.
Anna Dotti
17 dicembre 2013