Il Figlio, quando i grandi non sono adulti
È un pugno allo stomaco, Il Figlio, del regista e sceneggiatore premio Oscar Florian Zeller in scena al Teatro Parenti di Milano sino al 3 marzo 2024. Piero Maccarinelli, dopo Il Padre, firma anche questa regia.
Lo è perchè assistiamo ad una cronaca di qualcosa che sembra annunciato fin dall’inizio, ma che nessuno sembra vedere.
Se tutto ruota attorno a Il Figlio minorenne, Giulio Pranno, come sottolinea il titolo, i personaggi che vivono attorno a lui, madre, padre, nuova e giovane moglie del padre, sono grandi ma non adulti.
Tutti incapaci di gestire le emozioni dolorose e di parlarne, si ritrovano a rimbalzarsi a vicenda le responsabilità per questo figlio „improvvisamente cambiato“.
Forse per questo sulla scena pensata da Carlo de Marino la casa della madre, Galatea Ranzi e quella del padre, Cesare Bocci, sono contigue, arredate e dipinte in modo simile: uno stile minimal-elegante ma molto freddo.
Tutto è rigorosamente ordinato in entrambe le case. Nonostante il padre abbia avuto da poco un bambino con la nuova moglie, Marta Gastini, non c’è presenza di infanzia. Una porta scorrevole quando mostra una abitazione, chiude alla vista l’altra.
La scuola ha chiamato la madre dopo tre mesi di assenze ingiustificate del figlio, solo per comunicare che non potrà essere ammesso agli esami di maturità. E lei, che non si era accorta di nulla, ha subito chiamato l’ex marito preoccupata per il cambiamento del figlio.
Che dalla separazione, è sprofondato in una depressione profonda, ha perso il gusto per la vita e si taglia.
La sua pelle è il confine con quel mondo che lui non capisce più e dal quale non è stato mai capito, ascoltato, visto. Il solo spazio di indipendenza e di sfida, dove poter far uscire il dolore e l’angoscia per le quali, non abituato al dialogo dai genitori, non trova parole.
La madre colpevolizza il padre che si è rifatto una vita. Il padre si sente in diritto di fare quello che vuole, anche se i sensi di colpa non mancano. Ed Il Figlio si trova diviso a metà.
Da piccolo era un piccolo sole, sempre ridente, portava gioia. Non creava problemi, rassicurava perchè rientrava negli schemi della famiglia felice.
La madre poteva così stare serena, il padre continuare a lavorare tantissimo come avvocato di grido e rimanere assente, non farsi carico di problemi di tipo emotivo. Il lavoro è per lui misura di successo per non vedere nè sentire le ferite antiche, mai rielaborate, inferte dal suo stesso padre, politico in vista, autoritario, violento, sempre assente, pronto a svalutarlo e a denigrarlo. I traguardi professionali sono quindi un anestetico per il padre come adesso lo è il dolore fisico procurato dai tagli per il figlio.
Un modo per scongiurare la paura di crescere, del fallimento, di deludere questo padre avvocato così brillante e perfetto che però lo ha abbandonato, ha fatto del male alla madre e ha appena avuto un figlio con una altra donna. E inconsapevolmente ripete le stesse frasi di suo padre che tanto lo avevano ferito da giovane, incapace di discostarsi da quel tracciato genitoriale doloroso.
La regia di Maccarinelli disegna con maestria la triste traiettoria solo apparentemente prevedibile, di questo nucleo famigliare incapace di comunicare.
Il testo fa parte di una trilogia Il Padre, La Madre, Il Figlio, racconti non collegati fra loro. Il Padre è diventato un film con Anthony Hopkins nel ruolo del protagonista con sceneggiatura e regia firmate da Zeller (2020). Il Figlio nel 2022, sempre per la regia di Zeller, con Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby e lo stesso Hopkins.
Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo 14, Milano
Tel biglietteria 02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.com
Il Figlio
di Florian Zeller
traduzione e regia Piero Maccarinelli
con Cesare Bocci, Galatea Ranzi, Giulio Pranno, Marta Gastini
scene Carlo de Marino
costumi Gianluca Sbicca
musiche Antonio di Pofi
luci Javier Delle Monache
produzione Il Parioli / Fondazione Teatro della Toscana.