Fratellina, quando l’assurdo si maschera da logica

Fratellina, di Scimone e Sframeli che firma la regia, è andata in scena al teatro Franco Parenti di Milano dal 30 Marzo al 2 Aprile 2023. Lo spettacolo è una produzione del Teatro Metastasio di Prato.
La compagnia siciliana torna con la sua poetica della fragilità, degli ultimi, dello sgomento misto a stupore, davanti ad un mondo che cambia, che sembra sguaiato, assurdo, privo di umanità.
Eppure non si parla dei mali del mondo, né delle sue tragedie quotidiane. Molto è affidato al non detto, all’evocazione. E all’architettura ben studiata del linguaggio, che pure a prima vista appare semplice, infantile, ripetitivo; spesso abita toni cantilenanti.
É però proprio questa progressione narrativa sempre in bilico tra presenza ed assenza di senso, che pure rispetta regole semantiche e linguistiche, ad essere logicamente assurda. Non descrive cioè una realtà priva di senso, ma la crea con il linguaggio che dà vita ad un nonsense. Come se l’assurdo stesso si mascherasse da logica, giocasse con essa.
La scena, di Lino Fiorito, è geometricamente precisa. Troviamo un letto a castello sulla sinistra ed un altro sulla destra. Ogni singolo letto ha una veneziana verde pastello, una membrana sottile che divide i singoli quattro microcosmi. Un ticchettio snervante ed insistente rimbomba sul palco sino a sfociare in un trillo sguaiato ed angosciante di una sveglia. É l’annuncio rumoroso di un nuovo giorno, che si prevede veloce, performativo, scattante.
Fratellina, parodia della logica: un’apparenza di ragionamento logico su una base perfettamente illogica.
Ma Nic e Nac che abitano quei due letti, non seguono più le logiche di una vita di corsa, competitiva e disumana. Si chiamano per nome, come per avvalorare l’idea della loro esistenza, dopo essere stati rifiutati dal mondo. Si trovano lì, dove il sole è di cartone e non splende e la luna, anch’essa pallida e di carta, è sempre storta.
Quel luogo potrebbe essere un dormitorio della Caritas o un campo profughi. Ma anche il microcosmo di chi non riesce più a capire cose che dovrebbero essere pazientemente spiegate. Che sa, per averlo vissuto sulla propria pelle, che il mondo non è più in ordine, che ormai va a rovescio, che i buoni, quelli che cercano di aiutare, come Mimmo Lucano o le varie Ong, vengono fermati o chiusi nell’armadio.
E l’armadio c’è per davvero, e dentro c’è stato chiuso il marito di Sorellina, la sorella di Fratellino. Fratellino e Sorellina, Gianluca Cesale e Giulia Weber, sono i dirimpettai di Nic e Nac, abitano il letto a castello di destra. Anche loro hanno tirato su le veneziane e ora dialogano a quattro. Il marito di Sorellina era buono, regalava ai bisognosi tutto quello che aveva e per questo è stato fatto sparire da un gruppo di signori e rinchiuso in un armadio.
É quindi importante adesso per tutti e quattro, trovare insieme quell’armadio ed aprirlo, per entrarci. Forse in quella dimensione i quattro possono trovare ancora le cose dimenticate, ricordare quelle sbiadite. A cominciare dalle carezze o dai colori, necessari per colorare i sogni. Potrebbe essere il posto dove pur allontanandosi da tutti gli altri, stanno vicini tra di loro, e pur fuori dalle grazie di tutti, ritrovarsi in stato di grazia.
Fratellina
di Spiro Scimone
regia Francesco Sframeli
con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale, Giulia Weber
scene Lino Fiorito
costumi Sandra Cardini
disegno luci Gianni Staropoli
assistente alla regia Roberto Zorn Bonaventura
produzione Teatro Metastasio di Prato, Compagnia Scimone Sframeli
in collaborazione con Istituzione Teatro Comunale Cagli