Racconti Disumani, storie di metamorfosi a due sensi.

Dal 7 al 12 marzo 2023 il Teatro Parenti di Milano presenta Racconti Disumani, due sguardi sulla nostra contemporaneità.
Trattasi di una trasposizione teatrale di due racconti umanissimi di Kafka: Una Relazione all’Accademia e La Tana. In entrambi, la frontiera tra uomo e animale non è netta ma in continua definizione.
Lo spettacolo di Alessandro Gassman vede in scena il poliedrico Giorgio Pasotti, bergamasco, attore, regista e profondo conoscitore di arti marziali. È arricchito da musica e videografie di Marco Schiavoni.
Nella prima parte l’attore è Pietro Il Rosso, un uomo, così pare, con un impeccabile smoking rosso, che parla e si atteggia. É leggermente ricurvo, le gambe un po’ allargate e piegate. Ogni tanto si schiarisce la voce roca e profonda. Tiene la sua relazione davanti ad una non meglio precisata accademia, seduto su di un alto sgabello.
Racconta del suo percorso di umanizzazione avvenuto imitando, o forse scimmiottando, gli umani. Un percorso fatto in un tempo breve, anzi, brevissimo: 5 anni. Cosi poco ci vuole, sembra dirci Kafka, per diventare uomini e parlare ad una platea di “scimmioni” dell’Accademia!
Perché Pietro Il Rosso è uno scimpanzé catturato in Africa con due colpi di arma da fuoco. Uno gli ha lasciato una ferita rossa e visibile vicino al collo. Da qui il nome. Se però questo gli ha consentito la transizione da bestia a uomo, da natura a cultura, il prezzo è stato dimenticare la vita libera di prima. Il nome quindi, se esprime l’individualità, al contempo porta l’alterità, in quanto si riferisce alla ferita inferta dall’uomo sull’animale.
Ma quella ferita sembra riguardare tutti noi, che per accedere al grande “consesso accademico” non abbiamo via di scampo. Non possiamo fuggire, ma dobbiamo imitare e scimmiottare, dimenticando l’essenza della libertà.
Anche noi, sembra dirci Kafka, continuiamo a stare in una gabbia.
La seconda parte dello spettacolo è molto movimentata. Il palco è ricoperto totalmente da un grande e pesante telo color muschio. È inclinato, tenuto da delle funi. La parte più bassa è rivolta verso il pubblico.
Da un buco, simile ad una buca di talpa, esce la testa e il busto di Pasotti. Questa volta ha una grande pelliccia, casco e occhialini da Barone Rosso. É una creatura mezza animale e mezza umana. Intuiamo senza poterlo vedere, il suo incessabile movimento sotto il telo opaco.
Poi, improvvisamente, come una pallina da flipper, spunta dalle sue buche ad ogni lato del palcoscenico. In dialetto bergamasco ci racconta della sua opera. Si è costruito una tana sotterranea, piena di cunicoli e piazze. Ha accatastato vettovaglie che gli consentono di vivere là sotto, per più di sei mesi.
Perché fuori c’è il nemico. Nessuno lo ha visto, nessuno può dire come sia fatto. Ma fuori c’è. Lui ne è sicuro. Per questo continua a fortificare sempre di più, come noi umani soggiaciamo all’illusione di costruire muri, per proteggerci da invasioni di ogni tipo, anche metaforiche.
La vitalità, l’energia e la simpatia di questo attore, ci fanno per un attimo dimenticare il triste tema del racconto. La sindrome della Tana diventa la paura di vivere, la chiusura alla vita stessa. Non ci sono persone fidate, non ci sono amici, solo nemici. Ed il primo è in noi stessi.
Per questo si vive in guerra e ci si logora. E quel sibilo, quel rumore che ogni tanto si sente e che tanto spaventa, ricorda che la vita fuori ci sta assediando.
La regia sceglie un finale diverso da quello kafkiana. Ci regala una gigantesca videofotografia della luna che ricorda quella pirandelliana di Ciàula.
Racconti Disumani
da Franz Kafka
uno spettacolo di Alessandro Gassmann
con Giorgio Pasotti
adattamento Emanuele Maria Basso
musiche Pivio e Aldo De Scalzi
scene Alessandro Gassmann
costumi Mariano Tufano
light designer Marco Palmieri
videografie Marco Schiavoni
aiuto regia Gaia Benassi
sound designer Massimiliano Tettoni
trucco Serena De Pascali
musicisti
Aldo De Scalzi: synth, chitarra acustica
Pivio: synth, percussioni
Luca Cresta: piano, fisarmonica
Claudio Pacini: synth, percussioni cromatiche
Edmondo Romano: clarinetto
Daniele Guerci: violino, viola
Arianna Menesini: violoncello
Dado Sezzi: percussioni
produzione TSA – Teatro Stabile d’Abruzzo / Stefano Francioni
durata: 1 ora e 15 minuti
Teatro Franco Parenti
via Pier Lombardo 14, Milano
02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.it