Agnello Di Dio: autodafè di una società

Dal 13 dicembre al 18 dicembre 2022, il Teatro Franco Parenti di Milano ha presentato Agnello Di Dio, spettacolo incisivo, potente, dal titolo e dal contenuto passibile di diverse interpretazioni.
Chi e l’Agnello di Dio? La giovane vittima che si fa carico dei peccati del mondo adulto, o gli adulti che oltre che ad essere carnefici sono anche vittime delle loro passioni, ferite, sentimenti profondi mai confessati?
La drammaturgia tagliente di Daniele Mencarelli è amplificata dalla regia apparentemente sobria di Pietro Maccarinelli che genera però potenti implosioni.
Bravissimi gli attori: Fausto Cabra, Viola Graziosi, il giovanissimo Alessandro Bandini, Ola Cavagna
La scena ideata dal regista, resta invariata per tutto lo spettacolo. É la direzione di una prestigiosa scuola cattolica. Vediamo una grande scrivania al centro, un crocifisso sulla destra e sullo sfondo, una enorme vetrata chiara che si affaccia sul verde del giardino con alberi secolari che parlano di pace, di armonia, di unione con il tutto.
É lì che incontriamo la direttrice, Suor Lucia, il padre rampante di un alunno e l’alunno diciottenne Samuele. Curiosamente, i due adulti si riconoscono subito: hanno entrambi frequentato quella stessa scuola da adolescenti.
Sono lì perchè l’insegnante di italiano ha allarmato la scuola, impaurita e incapace forse di stabilire un contatto diretto con il ragazzo. Nell’ultimo tema di italiano infatti il ragazzo, da sempre alunno modello e ultimamente svogliato e distratto, ha esternato pensieri sovversivi.
Si chiedeva infatti agli studenti di immaginarsi la loro laurea. Samuele aveva risposto nichilisticamente.
Non desiderava affatto un percorso universitario, ma piuttosto, un grande rogo dove bruciare tutte le seducenti ipocrisie che gli adulti gli avevano fatto credere. Per poi, allegerito, vivere intensamente per cercare la sua felicità.
I due adulti, apparentemente realizzati, sembrano da subito interessati più che ad ascoltare le inquietudini del ragazzo, a fare diagnosi. Vogliono infatti trovare soluzioni veloci, capaci di farlo rientrare il prima possibile nel brillante tracciato disegnato da famiglia e scuola, capace di assicurare la felicità.
Che è quello di un diploma di maturità, di uno universitario a pieni voti in una costosa e prestigiosa università dai valori cattolici, e di una fulminante carriera manageriale.
Appaiono quindi dapprima alleati.
Quando però il ragazzo prova a strappare “il cielo di carta” del teatrino della sua vita, gli adulti sentono vacillare le loro stesse convinzioni e si accusano vicendevolmente.
Samuele infatti con dolore ha messo a fuoco la figura del padre. É sicuramente un uomo di successo, ed infatti si vanta di essere il più giovane amministratore delegato d’Italia. Ha trovato la misura del suo valore però solo nella certezze tangibili, dimostrabili agli altri in quanto monetizzabili e quindi inequivocabili: la bella macchina, la bella casa, la bella moglie, i vestiti di marca, i figli in ottimi istituti scolastici.
Agnello Di Dio: quanto vale un uomo, quanto la felicità, quanto i valori cristiani
Vale quindi quanto la sua dichiarazione dei redditi a più zeri, che diventata il metro, il senso della sua vita nonché il suo biglietto da visita. Ma è un uomo incapace di ascoltare gli altri, perchè incapace di ascoltare le proprie ferite, i propri fallimenti e sentimenti.
Anche la Suora, che inizialmente sembra difendere valori cristiani e spirituali in contrasto con quelli materiali del padre del ragazzo, finisce poi però con l’aderire allo stesso modello vincente. Per questo entrambi vorrebbero che Samuele “funzionasse” come un meccanismo perfetto.
Perchè anche lei, come il padre, deve ancora dimostrare di essere vincente. Infatti, umiliata sin da piccola per le sue umili origini, ha deciso con rabbia e determinazione a 14 anni di rientrare in quella scuola come direttrice. La fede era diventata allora solo uno strumento per raggiungere l’obiettivo. Per questo, come direttrice, è orgogliosa che la sua scuola formi la futura classe dirigente che con il successo professionale e il potere, rappresenta la militanza di Dio quotidianamente.
Un buon cristiano infatti, può e deve costruire il futuro (di successo) e, naturalmente, fare opere di carità.
Ora però, davanti all’arroganza del padre che le ricorda il suo marchio famigliare indelebile, le sembra sia stato tutto inutile.
Non c’è amore in questi adulti impauriti, anestetizzati dalla ripetizione di lavoro, competizione e successo, ballerini instancabili di un vecchio carrillon, né interesse, gioia o curiosità per la vita o per i ragazzi.
Il rifiuto da parte del figlio/alunno di questo modello univoco e cieco alla vita, viene letto dai due adulti come una dichiarazione di guerra e non come un tentativo di cercare un suo senso creativo ed evolutivo dell’esistenza.
Forse solo l’umiltà, il riconoscere la propria condizione di impotenza, incompletezza e fragilità davanti alla vita, può avvicinare tutti gli Agnelli di Dio.