D.E.O. ex macchina: occasioni volutamente perdute

Antonio Cornacchione porta dal 25 al 30 ottobre 2022 al Teatro Franco Parenti di Milano, uno spettacolo da lui scritto e interpretato: D.E.O. ex macchina.
Se lo conoscete, avrete già apprezzato il suo modo di fare il comico, il cabarettista e l’attore.
Se non avete mai avuto modo di vederlo o se, pur non conoscendolo, pensate che sia solo un comico da intrattenimento, non perdete questo spettacolo. Quasi sicuramente vi cambierà lo sguardo su di lui, sul suo modo di fare arte e, non ultimo, su una storia italiana che si intreccia con quella degli Stati Uniti e di parte del mondo: quella della Olivetti.
Lo spettacolo, arricchito dalla scenografia e video mapping di Alessandro Nidi e diretto da Giampiero Solari, sembra in “time lapse narrativo”. É infatti una sorta di svelamento lento e continuo di tante storie che si intersecano tra loro. Sullo sfondo, l’Italia industriale settentrionale, grigia come la ghisa, di fine anni ’50 inizi anni’60, le cui immagini in bianco e nero sfilano davanti ai nostri occhi.
È ancora piena di “di millecento ferme sulla via con i vetri appannati di bugie e di fiati, lungo i fossati della periferia” come scriveva Fortini nella canzone Quella casa in Lombardia che apre lo spettacolo.
A differenza degli Stati Uniti che finanziano la ricerca anche per scopi militari, da noi è inesistente e sono i privati come Olivetti a farlo.
D.E.O. ex macchina: quel filo invisibile ma inquietante, che lega passato e futuro
Cornacchione, in pantaloni e giacca, solo sul palco ha una semplicità quasi disarmante priva totalmente di esuberanze egocentriche. Sottotraccia invita il pubblico all’attenzione, all’ascolto, alla cura. Non urla, non si agita, non è istrionico. Racconta e contemporaneamente svela quel filo invisibile ma inquietante, che lega passato e futuro, che è il nostro presente.
Si sofferma sulla dimensione innovativa, estetica ed etica di questa azienda dove fu impiegato. Ricorda una cultura aziendale basata su bellezza, apertura, visioni, multiculturalità. Qui le differenze vengono considerate non difformità o devianze, ma talee pronte a generare qualcosa di unico.
Come alla D.E.O, acronimo per Divisione Elettronica Olivetti, il laboratorio elettronico suggerito da Enrico Fermi basato a Barbaricina, frazione di Pisa, tra stucchi e arazzi, etica e estetica. Olivetti vi riunisce i più brillanti scienziati di tutte le nazionalità tra genio e sregolatezza, tra Archimede Pitagorico e Jim Morrison! Non c’è costrizione nè cartellino da timbrare, solo tanta motivazione. La libertà e la bellezza di cui la creatività deve nutrirsi, li circonda. E i risultati non tardano a diventare successi mondiali.
Occasioni volutamente perdute: la fine di un mito
Colpisce la visione di questa famiglia di imprenditori che avverte prima di altri il crepuscolo del mondo meccanico. Nonostante la Olivetti nasca dalla macchina per scrivere, Ex macchina, come ricorda il titolo, vede il futuro nell’elettronica, nella D.E.O appunto.
Cornacchione gioca col titolo. Esso ricorda infatti la locuzione latina teatrale del Deus ex machina, quel procedimento meccanico che consente di far arrivare dall’alto sulla scena, un dio che, senza seguire percorsi logici e coerenti, arriva a ribaltare le sorti tragiche.
E qualcosa di simile arriva qui: dalle macchine da scrivere più performanti, al primo personal computer che arriva prima di quello di IBM.
Gli Stati Uniti e IBM, si allarmano. In Italia c’è il Partito Comunista più importante dell’Occidente, la ex Jugloslavia è ad un passo da Trieste e Adriano intende vendere a tutti anche ai Russi.
Per questo forse, il racconto si tinge di nero. Muore Adriano Olivetti in treno nel febbraio 1960, Tchou cinese cresciuto in Italia, suo braccio destro e sviluppatore, poco più di un anno più tardi, entrambi non di morte naturale.
Si ha la sensazione che la Fiat e le banche vogliano fermare la Olivetti, non solo per miopia.
La società di Ivrea è strutturalmente solida e potrà superare, senza grosse difficoltà, il momento critico. Sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare: l’essersi inserita nel settore elettronico per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana potrà affrontare, dice Valletta di Fiat.
La divisone elettronica viene venduta a General Elettrics.
Cornacchione non accusa nessuno. Ma l’ombra del “complotto industriale e finanziario, volto a indebolire l’Olivetti e l’Italia e a fare un favore agli americani”, (parole della vedova di Mario Tchou), aleggia sul palco. A tutto ciò si aggiunge poco dopo, l’omicidio di Enrico Mattei, fondatore dell’ENI (27 ottobre 1962).
Ma questo forse sarà un altro spettacolo!