Hybris: storia di una porta e di un condominio esistenziale

Dal 15 al 27 novembre 2022 al Teatro Elfo Puccini di Milano è andato in scena Hybris di Rezza/Mastrella.
Lo spettacolo è un insieme di codici che Rezza fa esplodere con la forza e il dinamismo di fuochi d’artificio misto a giochi di parola: da scrutinio parlamentare a scroto, il passo è breve.
Chi conosce il suo stile da cortocircuito si abbandona alla sua energia vitale. Chi non lo conosce ha due alternative: sforzarsi, col rischio di irritarsi o “ gustarsela” e soccombere alle immagini evocate.
La scena è quasi vuota: oltre alla porta sempre presente, ci sono solo un paio di sedie. I costumi sono contemporanei.
Hybris è un termine greco che ha a che fare con la misura, il limite. Se si passa il limite, secondo i greci, si richiama su di sé la vendetta degli dei a prescindere da quale sia il contesto.
L’avido Re Mida credeva di poter diventare l’uomo più ricco del mondo, Sisifo intendeva rubare la conoscenza del fuoco agli dei, Icaro pensava di poter volare vicino al sole, Aracne era persuasa di poter sfidare una dea nella tessitura, il satiro Marsia era convinto di suonare meglio di chiunque altro il flauto, tanto da voler competere persino con Apollo. La vendetta degli dei, come sappiamo non tardò a manifestarsi.
Il Re Mida, che poteva trasformare tutto in oro, non poteva però sfamarsi perchè il cibo si trasformava in oro. Sisifo fu condannato ad una pena infernale. Icaro precipitò in mare, mentre Aracne venne trasformata in ragno. Anche Marsia fece una brutta fine rinnegando il flauto che lo aveva portato a considerarsi il miglior suonatore del mondo.
Hybris, indagine sul vuoto interno ed esterno
Hybris di Rezza e Mastrella non indaga il delirio di onnipotenza, né quelle passioni eccessive come orgoglio, oltraggio, violenza. Quanto piuttosto il limite. Che in scena diventa un limite visibile: la porta.
La porta diventa infatti quel confine sottile tra il dentro e il fuori, tra noi e il mondo, tra noi e i nostri famigliari, tra noi e la parte più in ombra di noi stessi, tra il vuoto di dentro e quello di fuori.
Parte dalla fine Rezza, dalla morte della porta che, messa in orizzontale diventa una bara. Sul palco alcuni attori recitano una nenia funebre. Dopo una manciata di minuti, anche il morto, Rezza, partecipa alla stessa, anzi vorrebbe ancora dire qualcosa che però non si capisce. Parla infatti quasi starnazzando, con la sua tipica voce che ricorda quella di Paperino.
Solo la frase finale diventa comprensibile: vabbè, è andata cosi!, ci dice.
A quel punto, per dirci come effettivamente è andata, si alza, rimette la porta in verticale e la brandisce aprendola e chiudendola in continuazione, facendo il giro del grande palco.
Comincia un gioco tra il dentro e il fuori. Bussa e trova la solitudine della coppia, la violenza domestica, l’incomunicabilità nelle famiglie, i rapporti forzati, le difficoltà di affrontare temi tabù come quello dell’eutanasia. Bussa alla porta e un attore risponde: chi è? Ed in quella domanda c’è la paura del fuori che ha un che di inquisitorio, di indagatore. Gustatela, risponde Rezza, gustatela la sorpresa. Un invito ad aprirsi alla vita a gustarsela e non a controllarla. Bussa e si ritrova davanti ad un condominio esistenziale dove tutti stanno insieme “senza se stessi”.
Poi la porta si trasforma in metal detector. Sotto lo sguardo attento di una guardia, Rezza vi passa sotto. Poiché suona continuamente, è costretto a togliersi via via qualche indumento. Sino a mostrare, sempre un po’ divertito per la verità, la sua nudità. Ma anche così nudo, lo strumento suona, rilevando la differenza del soggetto, la sua mancata omologazione ai dettami di una società vuota che produce vuoto.
Ma dove c’è il vuoto, dove la parola non riesce a farsi luce, ponte, ascolto, allora resta solo la violenza. Grida bestiali riempono infatti il palco e ricordano quelle di La Cantatrice calva.
È allora che anche una porta può diventare un’arma.
Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano
Mart/sab. ore 20.30; dom. ore 16.00 Prezzi: intero € 34 / <25 anni >65 anni € 18 / online da € 16,50 – Durata: 1h 45 – Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
Hybris
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
(mai) scritto da Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista, Enzo Di Norscia, Manolo Muoio, Chiara Perrini
Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli
habitat Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli, disegno luci Daria Grispino
produzione RezzaMastrella, Cooperativa La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna