Alla Greca, il trionfo dell’immaginazione

Alla Greca è una riscrittura moderna, del 1980, di Edipo, in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano sino al 13 novembre 2022. È del britannico Steven Berkoff, classe 1937, un cattivo molto colto, regista, commediografo nonchè attore.
Qualcuno lo ricorderà in Octopussy (della serie di James Bond), Rambo (secondo capitolo) o Beverly Hills Cop.
Elio de Capitani, qui attore e regista, ha deciso di riportarlo in scena dopo il successo del 1993, insieme a Campania Teatro Festival con cui lo ha coprodotto.
É un testo spiazzante, un concentrato di turpiloquio, volgare, aggressivo, pornofonico, talvolta esilarante, a tratti, rari, spiazzatamente lirico. Aggredisce, apparentemente, la morale individuale, offende la pubblica decenza.
Alla Greca, libertà drammaturgica e anarchia di pensiero
Eppure, eppure… questi mulinelli di parole roteanti come giavellotti di cui intendiamo il sibilo prima di avvertire il pugno nello stomaco, questa sfilza di suoni pronunciati a raffica come proiettili di una mitragliatrice dai bravissimi attori, hanno la forza della descrizione narrativa e noi soccombiamo davanti alle immagine evocate.
La regia restituisce la grande libertà drammaturgica, l’anarchia di pensiero prima che di parola di questo testo. Anche se a tratti abbiamo avvertito in questo violento affastellarsi di parole, una lunghezza forse un pizzico eccessiva, una sorta di apnea disturbante, lo spettacolo è il trionfo dell’immaginazione che si espande per tutta l’ampia scena disegnata da Thalia Istikopoulou.
È praticamente vuota, quasi che voglia lasciarsi riempire dalle parole, fare da cassa di risonanza a questi monologhi rabbiosi che si rincorrono o si incrociano, dando sfogo ai propri fallimenti, ferite, frustrazioni, rivolte.
La scena si sviluppa su tre livelli.
Su quello inferiore, poco sotto il palco, c’è Edipo, un vulcanico Marco Bonadei. É un giovane inglese in jeans, con mini kilt e giacca di cuoio nero. Da un sobborgo lercio grida la sua emarginazione. Scappa dalla sua putrida casa perchè un vecchio zingaro, ad una squallida fiera di paese aveva predetto il parricidio, Elio de Capitani e l’incesto con Maddalena Crippa.
Si avventura così nel mondo, che è l’Inghilterra neoliberalista voluta da Margaret Tatcher con sullo sfondo le azioni terroristiche dell’IRA.
Li sul secondo livello, dove campeggia una sorta di ringhiera pericolante, incontrerà e ucciderà in un duello verbale il padre, ancora Elio De Capitani, sposerà la di lui moglie, Sara Borsarelli e farà prosperare con lei quello che era il pub del padre.
Quella sbarra orizzontale oscillante, sembra un trespolo su cui si appoggiano con covinzione animali ben ammaestrati. Ma, una volta appresa la sconcertante verità, privi di domatore, sembrano aver perso il senso, la direzione, le istruzioni per la vita e vi si abbandonano vacillanti, come involucri vuoti e svuotati.
Il terzo livello è intoccabile: è abitato da tre musicisti che suonano dal vivo le belle musiche di Mario Arcari, sul palco con Tommaso Frigerio e Giosuè Pugnale.
Alla Greca
di Steven Berkoff, traduzione Carlotta Clerici e Giuseppe Manfridi
regia Elio De Capitani
con Elio De Capitani, Cristina Crippa, Sara Borsarelli, Marco Bonadei
costumi Andrea Taddei
scene Thalia Istikopoulou
luci Nando Frigerio
musiche Mario Arcari
eseguite dal vivo da Mario Arcari, Tommaso Frigerio, Giosuè Pugnale
produzione Teatro dell’Elfo
Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival