L’Enrico IV, fare teatro è un atto politico

«Abbiamo scelto uno scenario contemporaneo per l’allestimento della dimora regale, allo scopo di rafforzare l’impianto narrativo, un’atmosfera pensata per coinvolgere il pubblico in una dimensione mentale e fisica. L’idea del soggetto, ci descrive Alessandro Lori, Luigi Pirandello la trasse ispirandosi al tema della scomunica, il Dictatus Papae emanato da papa Gregorio VII contro Enrico IV, dove si enunciava che il pontefice, massima autorità spirituale, deponeva la massima autorità temporale, l’imperatore, mediante scomunica ufficiale, dichiarandolo così decaduto, evento culminante di tutta la lotta delle investiture. Lo scrittore e drammaturgo ha dedicato tutta la tragedia alla figura di Enrico IV, dove l’umiliazione di Canossa per l’imperatore eretico esposto al freddo della neve per tre giorni e tre notti in attesa di essere ricevuto dal Papa, rappresentasse il turbamento dell’imperatore ma anche il clima storico sviluppatosi nel corso di un ventennio lacerante e pieno di drammi.
Lo portiamo sulla scena cercando di restituire esattamente quell’ispirazione e le nevrosi e la solitudine di questo affascinante personaggio storico. I tempi storici così coincidenti ci ispirano molta energia e il desiderio di comunicare con il pubblico che, quando siede a teatro, vuole sempre conoscere. Utilizzeremo a questo scopo delle tecniche, il metodo Tadashi Suzuki importato dal Giappone che scova nell’attore l’istinto animale perduto da tempo, la ricerca della sensibilità e l’attenzione ancestrale alla centralità dell’uomo oramai dimenticata a causa de mutato ritmo, eccessivamente frenetico che nutre la quotidianità contemporanea e consuma il tempo. Inoltre insieme con Camilla adotteremo anche la tecnica dei cosiddetti view points, di Anne Bogart, modalità appartenente al mondo della danza che consente agli attori attraverso un sapiente utilizzo del corpo ma anche dell’interpretazione non verbale di creare suggestive unità estetiche e di linguaggio condiviso, qualcosa di simile ai tableaux vivant. Due pratiche dell’arte della recitazione molto diverse ma complementari»

«La nota storia è rappresentata dal racconto della follia e il suo contrario, la rappresentazione amara dell’uomo moderno – prosegue Camilla Corsi – Pirandello stesso definendo alternativamente il suo lavoro prima commedia e poi tragedia non sceglieva una collocazione precisa alla definizione critica; parliamo di un nobile del primo ‘900 che prende parte ad una cavalcata in costume nella quale impersona Enrico IV, alla messa in scena prendono parte anche Matilde Spina, donna della quale è innamorato e il suo rivale in amore Belcredi. Quest’ultimo disarciona Enrico IV il quale nella caduta batte la testa e si convince di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. La follia del nobiluomo verrà assecondata dai servitori. Dopo 12 anni Enrico guarisce e comprende che il suo rivale lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l’amore di Matilde. Decide così di fingersi ancora pazzo, immedesimandosi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa.
L’Enrico IV che porteremo in scena alla prima romana di venerdì 1 aprile è considerata la pietra miliare del teatro pirandelliano e desideriamo raccontarlo sul palco con tutta la carica e l’ispirazione alimentata dalla contemporaneità della storia, voluta in primis dallo stesso Pirandello in pieno decadentismo e arricchita da nuove tecniche teatrali che abbiamo importato dalla danza e dai micromovimenti corporei, novità anche per noi attori quanto per il pubblico. Sarà un’interpretazione brillante ma debitrice della tendenza a leggere il personaggio storico con le lenti deformanti del presente.

Lo spettacolo prevede un atto unico di 50 minuti che prende inizio sin dall’arrivo del pubblico in sala accolto dai fedeli servitori del nobile cavaliere che rivelano, confidenzialmente, i propri intenti di falsi interpreti al servizio di un folle. Luigi Pirandello nella genialità della sua opera aveva immaginato che l’interpretazione di un imperatore penitente che re-interpreta se stesso fingendosi ancora folle avrebbe assecondato anche l’umore giornaliero di quest’uomo, ogni mattino differente, così assecondato dai suoi fedeli servitori. E’ Enrico IV ad essere tanto centrale che prenderà vita come soggetto a sé, addirittura autonomo dalla rappresentazione, la sua umiliazione, il suo riscatto, storia potente antica e moderna, storia dei nostri peggiori timori, dei fantasmi con i quali stiamo convivendo. La psiche e la fuga dalla realtà, come non potevamo non pensare all’oggi, a ciò che accade ad un tiranno contemporaneo che al contempo è egli stesso vittima. Ed è proprio rispettando questa magnifica opera drammaturgica che siamo riusciti a rimanere tanto fedeli al testo pur avendolo stravolto! » – Conclude gioiosa, ironica Camilla Corsi recitando dal testo – Capita tra le tante disgrazie a noi donne, caro dottore, di vederci davanti ogni tanto, due occhi che ci guardano con una contenuta, intensa promessa di sentimento duraturo! Niente di più buffo! Se gli uomini si vedessero con quel “duraturo” nello sguardo…
«La gente ama conoscere, anzi ancor meglio cerca un pensiero critico offerto con onestà culturale, noi attori lavoriamo per ottenere la massima attenzione dal nostro pubblico, per riuscire a portarlo verso ciò che intendiamo proporre loro, è un lavoro faticoso ed esaltante, ed è ciò che proveremo a fare con lo stesso pubblico venerdì e sabato. Del resto fare teatro non è forse un atto politico?» Chiude, complice, Alessandro Lori.
Enrico IV di Luigi Pirandello 1-2 aprile 2022, ore 21.00
Teatro Tordinona – Via degli Acqua Sparta, 16 Roma
Regia di Tony Contartese, con Alessandro Lori, Camilla Corsi.
