Un tram che si chiama desiderio

Sino al 27 Febbraio 2022, va in scena al Teatro Franco Parenti di Milano, Un tram che si chiama desiderio, di Tennessee Williams. La pièce dal valore simbolico e allegorico forte, è scritta nel 1947 e vince il Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1948. Tennessee Williams è infatti tra i drammaturghi più conosciuti del XX secolo grazie anche agli adattamenti cinematografici di quegli anni (Elia Kazan), quando il sistema di produzione e di distribuzione di Hollywood si va profilando sempre più come sistema di cultura di massa.
Pier Luigi Pizzi firma la regia di questo spettacolo forte, che impressionò l’America puritana, per la “carnalità” bruta del neo realismo che incontra la poesia. Gli elementi apparentemente del melodramma sono in realtà autobiografici: la sua omossessualità, il sud lontano, il padre violento e alcolista, una sorella lobotomizzata, una madre sempre sull’orlo di crisi di nervi. E serpeggiano all’interno della società, tra i diseredati che non trovano posto nel sogno americano.
L’architettura scenografica disegnata da Pier Luigi Pizzi, è di grande impatto visivo ed illustrativo. É grigia, piuttosto scura e ricorda da subito un quadro di Pollock per il freddo e la solitudine che trasmette.
Al piano terra è ricostruito l’interno di un piccolo appartamento seminterrato. Spostandoci da destra verso sinistra troviamo un letto matrimoniale, un divano letto, un tavolo da pranzo. Le scale sull’estrema sinistra salgono alla porta di entrata ed al pianerottolo dove ci sono grosse finestre da cui però filtra una luce velata.
É sul riquadro alto della porta che appare Blanche Dubois, giunta a New Orleans a trovare la sorella. Veste con abiti eleganti e tutto in lei ha un che di grazia e signorilità che stride da subito con il mondo modesto della sorella Stella. Non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale. Stella è infatti sposata con un giovane di origine polacche Stanley Kowalski, rozzo, alcolista e giocatore di poker.
I due entrano da subito in collisione, in una spirale di violenza che non offre redenzione.
Sono due mondi che si oppongono anche geograficamente: Blanche è la vestale del Sud agricolo in disparizione, agiato, colto, arretrato e conservatore; Stanley figlio di immigrati polacchi simbolo della nuova America nascente.
Un tram che si chiama desiderio: menzogna e disinganno
Blanche, insegnante di francese in un liceo, non è in congedo come aveva asserito. É stata licenziata dal direttore per aver avuto una relazione con uno studente minorenne. Sui giovani corpi da amare che lei cerca con bramosia, oltre alla paura di invecchiare, si staglia anche l’ombra del suo giovanissimo marito omosessuale, morto suicida.
Dietro alle sue manie di grandezza accompagnate da ricordi da Giardino dei ciliegi, si cela poi una realtà aspra: non ha più neanche un tetto dopo che la grande proprietà di famiglia, nel sud agricolo degli Stati Uniti, è andata persa. Ha vissuto in un albergo malfamato, facendo la vita. Vive nell’ombra di menzogne e illusioni al punto da rivestire le lampadine, con lanterne capaci di filtrarne la luce per nascondere finanche la sua età che cerca di dimenticare nell’alcool.
Stanley, Daniele Pecci, con la sua forza bruta, con la violenza delle sue parole e dei suoi gesti, distrugge pezzo per pezzo la psicotica realtà identitaria della cognata, interpretata da una vibrante Mariangela D’Abbraccio.
L’attrice offre una recitazione magistrale tra fascino e fragilità, sempre oscillante nel suo continuo mentire come condizione necessaria per evitare il confronto con una realtà insopportabile.
La sua voce, anche quando garrula, prima di arrivare a noi attraversa le caverne della sofferenza; i suoi gesti da grande dame, e il suo riso forzato, sono sempre sul filo di quel cortocircuito interno che non tarderà a prodursi quando gli argini del vero e del falso crolleranno.
Il capolinea di Un tram che si chiama desiderio è una sconfitta per tutti. Anche per Stella, che si arrende ad una vita infelice, aggrapandosi con un che di ferino alla sua idea distorta di famiglia e a quell’uomo che fa sesso come un animale in accoppiamento.
Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano
02 59995206 biglietteria@teatrofrancoparenti.it
I settore> intero 38€
II settore > intero 30€; under26/over65 18€; convenzioni 21€
III settore > intero 21€; under26/over65 18€; convenzioni 21€
16 – 27 Febbraio 2022 | Sala Grande
Un tram che si chiama desiderio
di Tennessee Williams
traduzione di Masolino D’Amico
con Mariangela D’Abbraccio, Daniele Pecci
e con Giorgia Salari – Eros Pascale – Erika Puddu – Giorgio Sales – Massimo Odierna
regia e scena Pier Luigi Pizzi
musiche Matteo D’Amico
artigiano della luce Luigi Ascione
produzione GITIESSE Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses
Durata 2h30