Alberi Maestri, Festival delle Esperidi 20: perchè ricominciare a fare teatro

Fra i tanti spettacoli offerti da il festival Il Giardino delle Esperidi, (dal 27 giugno al 5 luglio 2020), vogliamo parlarvi di una performance itinerante con cuffia: Alberi Maestri. Si attraversa in fila indiana un bosco con, nelle cuffie, la voce iniziale calda e rassicurante di Andrea Pietro Anselmi, cui seguono quelle di Michele Losi e Sofia Bolognini, che firmano la drammaturgia del testo. Le noti musicali sono di Luca Maria Baldini e Diego Dioguardi.
Siamo in Lombardia, in Brianza. Si parte da Mondonico, una località immersa nel verde e si arriva a Campsirago, frazione di 36 abitanti del comune di Colle Brianza, che vi invito a scoprire anche per gite fuori porta perchè custodisce il sapore e il profumo di un mondo ancora in ordine.
I partecipanti ascoltano, camminando, riflessioni sugli alberi e sul loro stare radicati. In questa sorta di pellegrinaggio dove l’individuo è sospeso “tra la propria identità passata e quella futura, e perciò al di fuori dell’ordine prestabilito”, le voci in cuffia diventano un invito a guardare diversamente gli alberi, solo apparentemente immobili.
Alberi Maestri e la democrazia vegetale, un altro modo per stare insieme
Gli alberi, ci raccontano le voci, possono perdere fino al 90 per cento del loro tessuto e tuttavia germogliare ancora da un frammento di radice o da un virgulto ed hanno il corpo organizzato in moduli replicabili, tutti utili e nessuno indispensabile alla sopravvivenza dell’individuo. Sono esseri sociali, capaci di stringere alleanze significative e badare alla sopravvivenza di tutti, rispettando i delicati equilibri della natura e del mondo. Comunicano con le loro radici, purificano acque e terreni e resistono alle peggiori catastrofi ambientali. Quelle voci in cuffia, che amplificano la nostra esperienza sensoriale, raccontano che il bon ton del mondo vegetale li vorrebbe alti e dritti, ma che loro, oltre a trovare compromessi con le situazioni esterne, hanno anche un modo tutto personale di affrontare la vita. Che si muovono, quando i semi sono portati dal vento o da animali.
L’uomo che piantava alberi, la vita futura
Entriamo nel bosco dove la sovranità appartiene ad ogni essere vivente e il mutuo appoggio è l’unico strumento funzionale di convivenza e di progresso. In quelle cuffie, sentirete da Sofia Bolognini anche la storia dell’uomo che piantava alberi, liberamente ispirata a quella di Jean Giono. Lo scrittore francese racconta di un pastore che passa l’ultima parte della sua vita, a piantare alberi in una zona semidesertica della Francia. Lo fa con cura, tenacia, costanza. Affronta la sua esistenza sentendo il dovere morale, la responsabilità civile di contribuire a creare un’etica del futuro. Lei ve la racconta in dialetto tra il ciociaro e l’abruzzese e la semplicità delle sue parole vi toccheranno l’anima. “Il mecdonads, ci racconta, lo devi costruì. Devi portà su i camion co le cisterne de cemento e tutto l’ambaradan. Perché quello non è che se lo lassi lì a prende il sole ce pensa da solo”. Un albero invece non si costruisce: basta un seme. Poi ci pensa il vento, il sole, e il tempo.
Alberi Maestri: suggestioni junghiane
Camminando in mezza alla natura, dopo mesi di lock down chiusa in un appartamento milanese, ascoltando queste voci, la storia dell’uomo che piantava alberi in dialetto tra il ciociaro e l’abruzzese e le dolci note musicali, ho rivisto l’ambizione irragionevole occidentale della conquista. E mi sono tornate in mente le parole di Jung, quando incontra un capo indiano.
Quanto appaiono crudeli i bianchi, dice l’indiano. I loro occhi hanno uno sguardo fisso, vogliono sempre qualcosa. Pensano con la testa, aggiunge, mentre noi pensiamo col cuore. E Jung, davanti a quella verità alla quale siamo ancora oggi ciechi vede, in un lampo, la storia dell’occidente, la supremazia del grande uomo bianco. Davanti ai suoi occhi sfilano le legioni Romane che conquistano i Galli, Cesare, Scipione l’Africano, Pompeo; l’aquila romana sul Mare del Nord e sulle rive del Nilo Bianco; e poi sant’Agostino che porta ai Britanni il credo cristiano sulla punta delle lance romane; le schiere predatrici e omicide dei Crociati. Colombo, Cortés, e gli altri conquistadores che con il fuoco, la spada, la tortura e il cristianesimo, distruggono popolazioni che vivono pacificamente nel rispetto del ciclo della natura. A queste immagini, noi possiamo aggiungere la globalizzazione stravolgente, l’uccisione di Flyod, il caporalato, la nuova schiavitù moderna, le guerre a due ore di aereo da noi e tanto altro.
Alberi Maestri, un’etica per il futuro
In questi mesi di lock down mi sono chiesta più volte se parlare di teatro e di cultura fosse un vezzo, un privilegio, quando molti di noi hanno problemi concreti e giornalieri. In questo mondo ancora sotto schock, dove le previsioni future vedono il prodotto interno lordo di molti paesi scivolare rovinosamente verso il basso, forse abbiamo il dovere etico di pensare ad alternative. Ecco che il teatro, già rituale necessario da sempre per l’elaborazione collettiva del trauma e del lutto, può ora potenziare l’immaginario. Alberi Maestri per esempio, ci suggerisce l’ascolto di quello che la nostra terra e il nostro mondo ci stanno chiedendo, risvegliano l’attenzione necessaria a sviluppare le basi per una nuova vita, un nuovo equilibrio sociale, in accordo con il nostro pianeta.
Il teatro, con lavori come Alberi Maestri, può contribuire infatti a creare anche un’etica del futuro perchè le conseguenze delle nostre azioni non distruggano la possibilità futura di vita, il cui senso non può essere solo nel godimento individuale.
Alberi Maestri è stato riadattato anche per bambini: Alberi Maestri Kids
Un personaggio fiabesco, una sorta di pifferaio magico, guiderà i bambini in un percorso-spettacolo emozionate, una grande avventura attraverso il bosco e le sue creature. Racconterà di quando era bambino come loro e di un mondo lontano nel quale tutti gli alberi erano scomparsi. La guida accompagnerà i bambini, a cui verranno date delle speciali cuffie stereofoniche, lungo un percorso straordinario e stupefacente. I bambini saranno invitati tutti insieme a varcare la soglia tra il mondo degli uomini e quello degli alberi e incamminarsi in fila indiana su un sentiero magico. Sarà il sentiero stesso a parlare ai bambini e raccontargli come sono fatti gli alberi, della loro struttura e intelligenza di comunità. I bambini incontreranno radici viventi da dissetare, vedranno piccoli funghi spuntare dalla terra, conosceranno gli elementali del bosco, gli spiriti degli alberi, fino a comprendere il principio della vita sulla terra: i semi. Attraverso piccole prove, sguardi e ascolto i bambini compiono un percorso di scoperta del mondo degli alberi per giungere infine ad incontrare il grande Albero degli alberi. E qui, la vita ricomincerà grazie ai bambini che riceveranno in dono dal grande gigante i loro preziosi semi.
Progetto di Pleadi , Campsirago Residenza, in collaborazione con The International Academy for Natural Ars (NL)
Informazioni
tel. 0399276070
esperidi@campsiragoresidenza.it