Accabadora, il romanzo di Michela Murgia diventa spettacolo

La recensione di Accabadora
La stagione del Piccolo Eliseo di Roma si apre con “Accabadora” un atto unico, un monologo di settanta minuti che porta il pubblico attraverso il percorso di consapevolezza di Maria, Anna Della Rosa, fill’e anima di Bonaria Urrai una sarta di Soreni, immaginario paese della Sardegna.
Bonaria la sceglie all’età di sei anni e Maria, da ultima, da quarta figlia come la apostrofava la madre naturale, va a condividere la vita con Bonaria, l’accabadora del paese.
Il monologo però inizia dalla fine del romanzo, quando Maria torna da Torino perché è stata avvisata dalla sorella che Tzia Bonaria ha avuto un ictus ed è in fin di vita.
Di qui parte un percorso doloroso che Maria ha con sé stessa, durante il quale la figlia adottiva rielabora i ricordi di bambina prima e di donna poi.
Carlotta Corradi riscrive il romanzo di Michela Murgia utilizzando le stesse parole del libro ma, come dice la scrittrice, “la Corradi ha fatto un lavoro di tessitura, utilizzando tutte parole mie, ma in un modo in cui io non le ho mai usate. C’è un’originalità anche autoriale in questo testo. Chiamarlo “riduzione” non va bene: è un ampliamento”.
E’ una storia d’amore tra una madre ed una figlia che si scelgono giorno dopo giorno in un susseguirsi di eventi felici, imprevedibili, malinconici e terribili sottolineati dalle luci dello sfondo scenico che vanno di pari passo con lo stato d’animo di Maria, azzurro come il mare dell’isola e la sua scoperta della felicità, giallo come l’ira del suo amico Andria Bastiu quando svela a Maria il segreto di Bonaria, rosso quando Maria , dapprima incredula, mette insieme i pezzi di un puzzle che svela la verità su Tzia Urrai, l’accabadora.
Maria fugge a Torino ma torna. Davanti a Bonaria morente trova il coraggio di riattraversare la loro vita insieme ed Anna Della Rosa ammalia il pubblico presente con un monologo potente ma tenero e diventa fanciulla quando la voce si acuisce e ricorda aneddoti dell’infanzia; ragazza quando è alle prese con la scoperta del proprio corpo, donna quando diventa madre della madre.Il monologo sembra quasi un dialogo con quella mamma tanto amata e tanto odiata ma sempre più vicina, nell’ora della morte, come se ora Maria avesse chiaro il compito che Bonaria si era presa sulle spalle, la dolce morte.
Si, ora Maria capisce e, in un ultimo gesto d’amore, si traveste da Bonaria per regalarle l’oblio.Maria l’ha perdonata finalmente.
“Non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo. Potresti ritrovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata”.
ACCABADORA dal romanzo di Michela Murgia atto unico con Anna Della Rosa
Drammaturgia di Carlotta Corradi
Regia di Veronica Cruciani
Al Piccolo Eliseo di Roma dal 14 al 24 novembre