Tiranno Edipo! Giorgio Barberio Corsetti tra Sofocle ed i campi profughi

La recensione di Tiranno Edipo!
Che sia l’Edipo Re di Sofocle la miglior tragedia per raccontare il nostro tempo? Questo forse non potremo dirlo mai, ma ciò che è certo è che Giorgio Barberio Corsetti lo ha voluto portare in scena mettendo subito in chiaro una cosa: se tragedia dev’essere, allora sarà Tiranno Edipo!
Il Secondo Dopoguerra ci aveva lasciato in eredità tanti e tanti riallestimenti di un’altra opera sofoclea, quell’Antigone che, dal Brecht al Living Theatre, aveva raccontato i totalitarismi ed aveva ammonito la società civile mettendola in guardia dal non ricascarci.
Tiranno Edipo! Sembrerebbe allora innestarsi esattamente in quella tradizione concettuale, quella della riscrittura della classicità al servizio della premonizione, o anche più superficialmente dell’ammonizione.

Perché il vero cartellino giallo – che diventa quasi espulsione diretta e fine dei giochi! – se lo becca proprio il pubblico, la società (in)civile che poteva apprendere e far tesoro e invece non l’ha fatto.
Corsetti dirige la neonata Compagnia dell’Accademia, in una rinnovata collaborazione tra Teatro di Roma e Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, partendo da delle istituzioni di consolidato riferimento per lanciare un campanello d’allarme. C’è da non esser sereni se quella polis di cui anche la cultura dovrebbe marcarne i confini ad un certo punto si ritrova disintegrata, persa in una follia divisoria che certifica la fine dell’ assembleità.
Tanti Edipo sono in scena, tante Giocasta, tanti Creonte ed altrettanti Tiresia. E’ in atto una divisione della collettività, una vivisezione dell’idea di comunità. La società (in)civile di Corsetti è inerme, passiva, lobotomizzata. Incapace di reagire alla tragedia che le scorre sotto gli occhi.
Che sia il dramma di Edipo, ritrovatosi nell’incestuoso gioco di incastri voluto dagli dei, o il più recente problema migratorio che colpisce l’intero globo, cambia poco.

L’Edipo moderno è uno straniero in casa, ha perso totalmente quel senso di appartenenza che lo teneva ancorato ad un ghenos, ma che anche lo inquadrava nella dimensione tragica di eroe sconfitto.
Persa anche l’esclusività d’essere attore all’interno di un teatro, persa ogni possibilità di innescare meccanismi catartici tra spettatore ed interprete, cosa ne resta?
Forse allora è proprio l’Edipo Re di Sofocle la miglior tragedia per raccontare il nostro tempo. Senza nemmeno dover pigiare sul tasto del Φόβος, della paura. Perché di paure e di tasti da poter pigiare ne abbiamo già abbastanza…
Teatro di Roma presenta
Tiranno Edipo!
da Sofocle
drammaturgia e regia Giorgio Barberio Corsetti
con Matteo Berardinelli, Maria Chiara Bisceglia, Caterina Bonanni, Alessandro Businaro, Dario Caccuri,
Simone Chiacchiararelli, Romina Colbasso, Carolina Ellero, Lorenzo Guadalupi, Domenico Luca,
Ignazio Sergio Maniscalco, Francesca Melluso, Marco Valerio Montesano, Tommaso Paolucci,
Francesco Vittorio Pellegrino, Francesco Pietrella, Rebecca Sisti, Aron Tewelde
allievi registi Tommaso Capodanno, Paolo Costantini, Marco Fasciana
scene Massimo Troncanetti – costumi Francesco Esposito – luci Marco Giusti e Alberto Cannoni
musiche originali – preparazione e direzione cori cantati Massimo Sigillò Massara – suono a cura di Hubert Westkemper
creazione video Igor Renzetti, Lorenzo Bruno – coreografie e movimenti scenici Francesco Manetti, Monica Vannucchi
assistenti alla regia Fabio Condemi, Giacomo Bisordi – assistente scenografa Alessandra Solimene
collaborazione alla drammaturgia Maria Luisa Maricchiolo e Michele Mazzon