Inter-Partizan Belgrado 1-0, i nerazzurri passano nel finale con Palacio

In uno stadio Meazza blindato per fronteggiare il pericolo rappresentato dai 1700 ultrà ospiti che, stando alle notizie filtrate dalla Serbia, avrebbero scelto San Siro come teatro ideale per un regolamento di conti tra due fazioni della stessa tifoseria, va in scena la gara tra Inter e Partizan Belgrado, valida per la terza giornata della fase a gironi di Europa League. Nella giornata di ieri sono stati arrestati dalla polizia serba circa 300 ultrà appartenenti alla fazione “Zabranjeni”, formatasi all’interno dell’ala più violenta della tifoseria del Partizan, quella dei “Grobari”. Il grande dispiegamento di forze dell’ordine è comunque riuscito a tenere sotto controllo la situazione e a evitare incidenti.
Ma passiamo a parlare di calcio, quello vero, quello giocato. Contro il Partizan Belgrado l’Inter ha bisogno di una vittoria per mettere una seria ipoteca sul passaggio del turno e gestire al meglio le energie nelle restanti partite del girone. Stramaccioni, tuttavia, opera un ampio turnover, mandando in campo dal primo minuto: Handanovic, Jonathan, Silvestre, Juan Jesus, Alvaro Pereira, Mudingayi, Cambiasso, Guarin, Coutinho, Cassano e Livaja.
Dall’altra parte, Vladimir Vermezovic, allenatore del Partizan Belgrado, si affida a: Petrovic, Miljkovic, Volkov, Medo, Tomic, Ivanov, Ilic, Ostojic, Mitrovic, Markovic, Smiljanic.
L’Inter parte subito a mille e sfiora due volte il gol nei primi 10 minuti di gioco: al 7′ Coutinho, lasciato colpevolmente solo dalla difesa del Partizan, spreca un’occasione d’oro impattando male con il piattone un cross dalla sinistra di Alvaro Pereira; dopo pochi secondi, sul prosieguo dell’azione, è Livaja a trovarsi in area con la palla tra i piedi, dopo una respinta di testa della difesa avversaria, ma il suo tiro finisce alto sopra la traversa.
Il Partizan, riorganizzate le idee, cerca di far male ai nerazzurri e al 20′ per poco non ci riesce: Markovic lascia sul posto Jonathan e da dentro l’area lascia partire un rasoterra che centra in pieno il palo.
Coutinho è il più attivo tra gli uomini di Stramaccioni. Al 26′ il giovane brasiliano prende il tempo al suo diretto marcatore, si invola in velocità dentro l’area e arriva davanti al portiere serbo Petrovic, venendo però stoppato sul più bello da un difensore avversario.
Al 29′ Coutinho è costretto purtroppo a lasciare il campo a seguito di una botta subita nell’azione precedente.
L’Inter concede troppo in fase difensiva, lasciando eccessivo spazio sugli esterni, dove Mijkovic, al minuto numero 30, ha tutto il tempo di accentrarsi, superare Silvestre e calciare in porta, senza però riuscire ad imprimere forza al suo tiro. Il Partizan capisce il punto debole interista e cerca di approfittarne: al 32′ Silvestre ferma con la forza, al limite dell’area, il centrocampista offensivo serbo Ilic, che lo aveva bruciato sullo scatto; l’arbitro in un primo momento indica il dischetto, ma successivamente, su indicazione del suo assistente, torna sui suoi passi e concede calcio di punizione dal limite, che Tomic non riesce a tramutare in gol.
L’uscita forzata di Coutinho fa venir meno il raccordo tra attacco e centrocampo, considerando che Palacio, subentrato al brasiliano, è andato ad occupare il ruolo di attaccante esterno, formando con Livaja e Cassano un vero e proprio tridente. Il gioco risente della mancanza di un uomo tra le linee offensive, in grado di tagliare il campo e creare superiorità numerica. Il primo tempo, dunque, termina con l’Inter in difficoltà e il punteggio in parità, 0-0.
Stramaccioni comprende il problema della sua squadra e, a inizio ripresa, opera subito un cambio, sostituendo Livaja con capitan Zanetti. I frutti iniziano subito a vedersi: Silvestre prima e Palacio poi, nel giro di 2 minuti, vengono a trovarsi a pochi passi dal portiere del Partizan, ma entrambi sprecano malamente la loro occasione.
Al 60° minuto l’Inter non sfrutta un’altra colossale occasione da gol con Cassano che, servito in area di rigore da Palacio, sbaglia un gol praticamente già fatto, calciando alto da posizione favorevolissima.
Il cambio operato da Stramaccioni ha cambiato volto e dato brillantezza ad una squadra prima confusionaria e a corto di idee, che ora invece attacca con grinta e determinazione.
Il risultato però non si sblocca e Stramaccioni, allora, si gioca la carta Milito: al 75′ il Principe va a sostituire uno stanco Cassano, sulla coscienza del quale pesa la clamorosa occasione sprecata al 15° della ripresa.
Nel finale l’Inter si fionda in avanti, concedendo al Partizan un paio di contropiedi che rischiano di trasformarsi in beffa per i nerazzurri. Ma proprio quando la partita sembra indirizzata sui binari del pareggio, Palacio, di nuovo lui, regala al vittoria ai suoi compagni siglando di testa, su cross di Milito dalla destra, il suo secondo gol nelle ultime due partite.
L’Inter, dunque, supera di misura il Partizan, grazie ad un gol nel finale di Palacio, e allunga nel girone H, portandosi a quota 7 punti. Bravo Stramaccioni a rendersi conto dell’eccessiva distanza tra i reparti, in particolare tra il centrocampo e l’attacco, e a cambiare nella ripresa il volto tattico della squadra, ridando incisività ed efficacia al suo gioco.
Giuseppe Ferrara (inviato al Meazza)
26 ottobre 2012