Worst tricks – Prodezze da dimenticare (ottobre)
Come insegnato da numerosi casi cinematografici o letterari, esistono racconti che, per ragioni di vario genere, rivelano il naturale sviluppo della propria narrazione a partire dal finale (o possibile tale). È l’esempio del “Worst tricks” di ottobre e della vicenda che ha come protagonista Ismailj Morinaj, vincitore, per l’appunto, nel mese corrente.
Per quelli che stanno pensando a una nuova stella in ascesa nel panorama rap/pop mondiale: siete fuori strada. In tutta probabilità, neppure il più testardo impiego della teoria dei “sei gradi di separazione” riuscirebbe, invero, a trovare correlazioni tra il campione della nostra rubrica e la Nicki Minaj cantante di successo. Facciamo un passo indietro: Serbia-Albania, partita di qualificazione a Euro 2016, martedì 14 ottobre 2014. Sarebbe opportuna, in effetti, una vera e propria passeggiata nel tempo, volta a rievocare l’epoca dell’Imperialismo, la “Grande Albania”, i conflitti, le rivolte e i precari equilibri politici che negli anni hanno segnato quella porzione di territorio bagnata a ovest dal Mar Mediterraneo, fino alla più recente guerra del Kosovo nel 1999. Ebbene, ci limiteremo qui a rievocare brevemente quanto avvenuto durante l’incontro calcistico sopracitato.
Siamo al 41’ di Serbia-Albania, Gruppo I, sfida difficilmente confinabile in un rettangolo verde e per tale motivazione negata dall’Uefa ai tifosi ospiti mediante l’accorgimento della chiusura del settore. Ciò avrebbe dovuto scongiurare ogni guaio. Eppure, da un preciso episodio, di guai ne capitano a iosa, tanto da costringere l’arbitro, l’inglese Atkinson, a sospendere il match. I soliti e (ahinoi) non troppo inconsueti disordini sfociati in guerriglia? “Nì”. Perché ad accendere la miccia ci pensa una scintilla che nemmeno Jerry Siegel e Joe Shuster (creatori antesignani dell’eroe da fumetto) avrebbero saputo ideare. Sullo sfondo del cielo notturno del Partizan Stadium di Belgrado, si staglia il profilo di una figura misteriosa che plana gradualmente verso il campo. No, non è un uccello; no, non è un aereo e soprattutto no: non è Superman. Un drone, su cui è appesa una bandiera inneggiante all’Albania autoctona e recante le immagini di due esponenti storici di questa politica, Isa Boletini e Ismail Qemali. Il “velivolo non identificato” si avvicina ad altezza uomo ed ecco che Mitrovic, calciatore serbo, strappa con forza il drappo dall’apparecchio. È il gesto che scatena l’ira degli avversari albanesi e dà il là all’enorme rissa che coinvolge atleti, tifosi, polizia, sgabelli, sedie e altri oggetti lanciati nella zuffa.
E non è tutto. Sì, poiché prima che la situazione degenerasse, il malcapitato Atkinson aveva anche tentato la via della sospensione temporanea, tuttavia, evidentemente, lo sfortunato fischietto britannico non aveva fatto i conti con la presenza de “il terribile”. In pieno stile kolossal, infatti, tra le invasioni effettuate dagli spalti, va in scena il ritorno di Ivan Bogdanov, esatto, “il terribile” che guidò i disordini durante la celebre Italia-Serbia del 2010. Dirigendo la baruffa col piglio del Massimo Decimo Meridio dei Balcani, Ivan non tradisce le aspettative dei suoi seguaci, decretando così, con l’ausilio di tutti gli altri attori inclusi nella pessima rappresentazione, la fine della partita. Per dovere di cronaca, giusto nella mattinata odierna è stato scritto l’ultimo capitolo (per ora) sulla faccenda. Provvedimento in linea con l’assurdità dell’accaduto. Parola di Uefa: 3-0 a tavolino per la Serbia, ma tre punti di penalizzazione alla stessa. Come dire: “lei ha vinto un milione, ma incassarlo le costerà un milione”.
Dunque, la domanda sorge spontanea: chi era Ismailj Morinaj? Perché insignirlo dell’ambito titolo dell’edizione ottobrina di “Worst tricks”? Stando a quanto svelato dal quotidiano di Belgrado “Informer”, con rivelazioni all’insegna del cosiddetto “condizionale d’obbligo” (il quale consente di supporre molto e verificare meno), Ismailj Morinaj sarebbe il nome dell’albanese trentaduenne, residente in Italia, artefice, in collaborazione con il fratello del premier albanese Edi Rama, Olsi Rama, del piano riguardante la sfilata del drone. Più dettagliatamente, Morinaj avrebbe piazzato il macchinario tre giorni prima del match, per poi fare ritorno in Italia, da dove avrebbe fatto partire il drone, decollato dalla cupola della Chiesa San Gabriele Arcangelo di Belgrado. Il complice Olsi avrebbe invece provveduto a pilotare lo stesso drone all’interno dello stadio, attraverso l’uso di un’applicazione sul cellulare. Nonostante, fortunatamente, il protagonista di “Worst tricks” del mese non abbia una diretta unione col mondo dello sport, l’attinenza, viste le conseguenze, pare evidente. Due verità sembrano emergere indiscutibili. La prima: se esistesse la categoria “geni del male” del pianeta, Morinaj vi rientrerebbe di diritto. La seconda: se l’odio fosse un combustibile, sarebbe, disgraziatamente, il più economico dei carburanti.
Mattia Coletti
24 ottobre 2014