Aspettando il campionato…gioca la storia

di Luca Bolli
Giovedì 8 settembre 2011 sarà una data storica per la città di Torino e probabilmente per l’intera Italia calcistica. Che si appartenga alla fazione che ama o a quella che odia la Juventus poco cambia perché la storia, quando passa, non fa distinzioni: tutti e tutto il mondo del calcio saranno interessati alla data e all’evento perché, se il messaggio verrà recepito (specialmente dalle tifoserie), il passo in avanti dello sport italiano più amato potrebbe essere davvero importante. Si inaugura infatti la nuova casa della Juventus. Niente barriere, niente pista d’atletica a spezzare lo spazio tra le tribune e il campo, meno di 8 metri tra il primo tifoso ed il campo di gioco. Solo calcio, ma non solamente stadio di calcio. Uno spazio vivo e vitale, aperto sette giorni su sette: una settimana intera da vivere con la famiglia: concetto ormai sconosciuto in Italia.
Uno spazio ricreativo e valorizzatore all’interno di una vasta area cittadina. Stadio interamente di proprietà della società calcistica bianconera. La “nuova” storia del calcio italiano si spera che possa iniziare da qui, da subito, ampliandosi magari anche ad altre realtà che potrebbero, col tempo, seguire l’esempio “inglese” realizzatosi sulle ceneri del vecchio – e scomodo! – “Delle Alpi”.
La storia “antica” intanto scende in campo per rievocare cosa significa vivere il calcio. Due squadre, storiche, diverse ma profondamente legate, gloriose. Da una parte la squadra più titolata d’Italia che – sperano i molti tifosi – tenta di rinascere dopo anni di stenti e difficoltà. Dall’altra una squadra che è, di fatto, la storia del calcio: il Notts County. Anno di fondazione 1862: una delle cinque squadre – tutte inglesi – più antiche del mondo, la più antica squadra professionistica. Avversario non casuale quindi per la “Vecchia Signora” che ha, ormai da 108 anni, un debito immenso da ripagare ai “cugini” di Nottingham. Quella maglia tanto amata, quei colori tanto semplici, eppure tanto evocativi altro non sono che un generoso prestito avvenuto tra tifosi amici dopo che la società torinese aveva deciso di procurarsi una casacca più professionale. L’imbarazzante divisa rosa lasciò la gloria e l’onore alla popolare uniforme bianconera, che ancora oggi caratterizza le due società amiche. Giovedì dunque sarà il giorno adatto per scrivere la storia: l’inizio di un nuovo concetto di stadio (ancora privo di nome ufficiale) e la rinascita di due società diversamente gloriose, ma ugualmente storiche.