Juve, il problema è a centrocampo. Dal top in Europa ai dubbi attuali

La Juventus continua a perdere punti per strada e, soprattutto, a non convincere. Il bel gioco latita e in tanti puntano il dito contro Pirlo, allenatore ancora troppo inesperto. Ma se gli errori del tecnico sono innegabili (e fisiologici), altrettanto evidenti sono i limiti della rosa. I paragoni con il centrocampo formato da Vidal-Pirlo-Pogba-Marchisio sono inutili, forse dannosi. Una quartetto del genere si farà fatica a trovarlo in giro, per anni. Ma il confronto con quelli delle stagioni più recenti, al contrario, deve essere fatto. Serve per cercare le ragioni di un’annata se non fallimentare, sicuramente al di sotto delle aspettative.

Lento impoverimento
Dopo i 4 fenomeni, la Juve non ha più saputo ritrovare quella stessa efficacia a centrocampo. Quel mix di forza fisica, tecnica e corsa è stato solo in parte riproposto con il trio Pjanic, Khedira, Matuidi. Eppure, anche questi ultimi, mai forse fino in fondo apprezzati dal popolo bianconero, sono ora rimpianti. Difatti, Si trattava di giocatori di caratura internazionale: Pjanic non aveva la classe di Pirlo, neanche la sua decisività nei momenti cruciali, ma sapeva far girare il pallone e, soprattutto, verticalizzare. Cosa in cui raramente si è cimentato Arthur, in questa stagione; Khedira era il perno della Germania campione del mondo. Un calciatore dalle giocate essenziali, ma sempre efficaci. Un pozzo senza fondo di esperienza e un maestro negli inserimenti. I 21 gol delle prime quattro stagioni ne sono la prova. E le reti dei centrocampisti, a questa Juve, mancano tantissimo; Matuidi, altro campione del mondo, non aveva un gran piede, ma correva per due. Difficile trovare un recupera palloni come lui. Non certamente nella rosa attuale della Juventus.
L’involuzione di Bentancur

Se poi ci aggiungiamo che l’unica speranza per il futuro, proveniente dal passato, renda meno delle stagioni da giocatore acerbo… Bentancur sembra il lontano parente del centrocampista opzionato al Boca e fatto sbarcare a Torino nel 2017. Sembrava quasi un predestinato. Nei primi due anni ha mostrato qualità non comuni in un giovane di poco più di venti anni. Poteva soltanto crescere. E invece è rimasto lì. Anzi, in alcuni aspetti (vedi concentrazione) è addirittura regredito. Non è mai stato un goleador. Ma ci si aspettava – anche in questo aspetto – che migliorasse, magari rubando qualche segreto a Khedira. E invece no.
E i nuovi acquisti?

E Coloro che non avrebbero dovuto far rimpiangere gli illustri partenti (o epurati)? Bocciati, senza possibilità di appello, soprattutto quelli arrivati a parametro zero: Rabiot ha mostrato solo a tratti la classe intravista al Paris Saint Germain. Qualche strappo e tante prove deludenti; Ramsey è arrivato rotto e rotto è rimasto. Sono state più le partite viste dall’infermeria che quelle da protagonista. E così non è facile trovare la condizione. I bei tempi dell’Arsenal sembrano ormai passati, per sempre.
Su Arthur abbiamo già detto, sintetizzando al massimo: rare, rarissime verticalizzazioni; un solo goal e poche prestazioni convincenti. Per carità, la classe c’è, ma i campioni veri mostrano anche altro. Giocate decisive, ad esempio. Ha dalla sua l’età e il tempo per farci ricredere. Ma la pazienza rischia di finire prima del tempo.
Stesso discorso (con riferimento alla pazienza) per McKennie. L’americano è stato l’unico acquisto recente a centrocampo che abbia convinto. Anzi, si può dire che sia stata una vera sorpresa, considerando che arrivava come rincalzo tra lo scetticismo generale. A suon di goal e di ottime prove, ha saputo prima ritagliarsi uno spazio, poi diventare un perno del gioco di Pirlo. Prima della cena con violazione del coprifuoco. Una bravata che rischia di costargli caro. In casa Juve – si sa – gli aspetti comportamentali sono tenuti in forte considerazione. Vedremo se saprà farsi perdonare.