Rigori fatali alla Juve, Coppa Italia al Napoli

Il tabellino:
Napoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Rui (79′ Hysaj); Ruiz (79′ Allan), Demme, Zielinski (87′ Elmas); Callejon (66′ Politano), Mertens (66′ Milik), Insigne. A disposizione: Ghoulam, Karnezis, Llorente, Lozano, Luperto, Manolas, Younes. Allenatore: Gattuso.
Juventus (4-3-3): Buffon; Cuadrado (84′ Ramsey), Bonucci, De Ligt, A.Sandro; Bentancur, Pjanic (73′ Bernardeschi), Matuidi; Dybala, Ronaldo, D.Costa (65′ Danilo). A disposizione: De Sciglio, Muratore, Olivieri, Pinsoglio, Rabiot, Rugani, Szczesny, Vrioni, Zanimacchia. Allenatore: Sarri.
Arbitro: Doveri.
Note: Gara giocata a porte chiuse. Ammoniti Rui (N); Bonucci, Dybala (J). Recupero 1’pt – 3’st.
La partita:
È il Napoli ad aggiudicarsi il primo trofeo della stagione. La squadra partenopea mette in bacheca la sesta Coppa Italia della sua storia battendo la Juve ai calci di rigore, dopo lo 0 a 0 dei tempi regolamentari. Una finale lenta, lontana dal vero calcio, ma comunque palpitante. Un bel regalo per Gattuso, visibilmente commosso a fine partita.
Come già avvenuto in semifinale contro il Milan, la Juventus parte a mille, ma è un fuoco di paglia. Ronaldo e compagni provano subito a imprimere il proprio marchio alla gara, senza però riuscirci. Proprio il portoghese ha l’occasione più nitida dopo pochi minuti dall’inizio: il suo destro, debole e centrale, non può però impensierire Meret.
Esaurita la spinta iniziale, le squadre trovano l’equilibrio attorno un ritmo anestetizzante. I tre mesi di stop forzato si fanno sentire, soprattutto nei solisti. Ronaldo è un fantasma, Douglas Costa un giocatore “normale”, Dybala fatica a trovare lo spazio per concludere. Paradossalmente, l’unico a risaltare è il quarantaduenne Buffon, bravissimo su Demme e Insigne, e fenomenale su Maksimovic a tempo scaduto. L’unica nota positiva di una Juventus lenta e prevedibile, lontana da quella pensata e abbozzata da Maurizio Sarri. Le gambe sono pesanti, ma in testa non si materializza mai la voglia di tentare il “fraseggio corto e verticalizzazione” sarriano.
Il Napoli, invece, è già specchio del suo allenatore. Grinta, resistenza e orgoglio. Anche la condizione atletica è accettabile. Tutti ingredienti di una vittoria che solo la sfortuna (e Buffon) rimandano al termine dei rigori. Ma poco cambia. Dal dischetto Milik, dopo gli errori di Dybala e Danilo, regala il primo trofeo a Gattuso. Il giusto riconoscimento per una squadra già viva, capace di soffrire, reagire e fare male.