Disastro Roma: Chievo corsaro all’Olimpico
L’ unico e serale anticipo della 36° giornata, la terz’ultima dell’edizione corrente della serie A, non promette di certo strenue battaglie o duelli al cardiopalma, cionondimeno si presenta come gara non priva di motivazioni: vincere e raccogliere altri punti, da sommare ad una media già notevole (inferiore solo a quella di Conte e Allegri); cercare l’Europa League; sognare il terzo posto; pensare costantemente al derby e alla finale di Coppa Italia del prossimo 26 maggio. Gli obiettivi di fine stagione della Roma e del suo tecnico Aurelio Andreazzoli si mescolano in un groviglio di dubbi, certezze e speranze tendenti verso la medesima direzione. In Italia, per ottenere conferme, si attendono i risultati e, questo, l’attuale allenatore giallorosso lo sa bene. Il Chievo, con la salvezza in tasca, approda nella capitale con pesanti defezioni e forse più con aspirazioni turistiche che sportive, tuttavia negli occhi di tutti in casa Roma, tifosi in testa, ancora campeggia l’inverosimile prestazione (con punti persi) casalinga col Pescara. “Concentrazione” è la parola d’ordine per i padroni di casa, che scendono in campo schierando un’inedita difesa a tre, all’interno di un 3-4-1-2, capeggiato da Totti-Osvaldo-Destro, con Lamela a partire dalla panchina. Per Corini le scelte conducono ad un prudente 5-3-2, completato, davanti, dal duo Thereau-Stoian. Pesanti le assenze di Rigoni e Pellissier. Dirige Peruzzo di Schio.
La sfida si apre a ritmi blandi, con il Chievo a difendere con attenzione e la Roma a studiare con pazienza le dinamiche di gioco, senza accelerare o forzare l’inerzia dei primi dieci minuti. Un perplesso brusio di fondo accompagna le due squadre nello scorrere dei minuti, in un Olimpico dove non accade praticamente nulla sino alla mezz’ora. La Roma sembra compassata, fraseggia con poca rapidità, messa nella condizione di dover scardinare una compagine, quella clivense, completamente rintanata nella propria metà campo, abile a non fornire spazio alcuno. Al 34° la prima emozione della partita: il tiro in porta è di Osvaldo. L’italo-argentino si fa trovare ben piazzato all’interno dell’area di rigore, sull’assist rasoterra di Piris, imbeccato splendidamente da Totti nella sua incursione offensiva. Puggioni è pronto e puntuale a bloccare il tentativo insufficientemente preciso. Il cronometro avanza e quello di Osvaldo rimane il tentativo isolato di una frazione di gara che si conclude inesorabilmente con uno scialbo 0-0. Da segnalare, allo scadere, la botta su punizione del capitano giallorosso. La potente traiettoria che ne scaturisce, però, è centrale e l’estremo difensore degli ospiti respinge a pugni chiusi. Partono i secondi 45 minuti e la Roma appare rinvigorita. L’approccio ora è aggressivo. Lo si vede anche dall’iniziativa di Destro che, passati appena 60 secondi, salta due uomini sul limite dall’area avversaria e fa partire un sinistro che tuttavia si spegne debole tra le braccia di Puggioni. Le azioni romaniste si infittiscono: Totti scaglia la sfera dalla distanza e coglie la traversa sulla carambola che deriva dalla deviazione. Su conseguente calcio d’angolo si supera ancora Puggioni. Il portiere veneto respinge miracolosamente il colpo di testa di Destro, più lesto di tutti a liberarsi e a impattare a pochi passi dalla linea di porta. Al 61° ci prova anche Pjanic: il bosniaco lambisce il palo su calcio da fermo. La Roma attacca senza trovare il goal e il lasso di tempo utile si assottiglia, giungendo al 70° con le reti ancora inviolate. Al 90° la clamorosa beffa per i giallorossi: su una veloce ripartenza, innescata da un errore romanista in fase offensiva, Dramè trova Thereau libero sul palo più lungo. L’attaccante è bravo a realizzare al volo la marcatura, con l’interno del piede destro. I fuochi dei capitolini si estinguono nel peggiore dei modi, sedati dall’incredibile doccia gelata in extremis che stravolge i piani degli 11 di Andreazzoli. Roma-Chievo finisce 0-1.
di Mattia Coletti
7 maggio 2013