La Rivoluzione romena: 35 anni dalla caduta di un regime

Quest’anno ricorrono i 35 anni dall’inizio della Rivoluzione romena, un evento cruciale che ha segnato la fine del regime comunista di Nicolae Ceaușescu e l’avvio di una nuova fase della storia della Romania. Nel dicembre 1989, una serie di proteste popolari culminò nella caduta di uno dei regimi più repressivi dell’Europa orientale, trasformandosi in uno spartiacque per il destino del paese. Questa rivoluzione, unica nel suo genere per la violenza e la rapidità con cui si svolse, rappresenta ancora oggi un simbolo di lotta per la libertà e la democrazia.
La Romania degli anni ’80 era un paese soffocato da un regime dittatoriale che imponeva austerità, sorveglianza di massa e culto della personalità. Nicolae Ceaușescu, leader dal 1965, aveva trasformato il paese in uno stato poliziesco dove la Securitate, la temuta polizia segreta, controllava ogni aspetto della vita quotidiana. La popolazione soffriva di una grave crisi economica, con razionamenti di cibo, energia e beni di prima necessità, mentre il regime accumulava enormi riserve di valuta estera per ripagare il debito nazionale. Questa situazione aveva generato un profondo malcontento, ma il clima di paura impediva qualunque forma di dissenso pubblico.
Il 16 dicembre 1989, la città di Timișoara, nella parte occidentale del paese, fu il teatro del primo atto di ribellione. Le proteste iniziarono come una manifestazione in difesa del pastore protestante László Tőkés, un critico del regime che rischiava di essere espulso dalla sua chiesa. Quella che inizialmente sembrava una protesta localizzata si trasformò rapidamente in una sollevazione di massa contro il governo. Le autorità tentarono di reprimere i manifestanti con la violenza, ma questo non fece che alimentare l’indignazione popolare. Nei giorni successivi, il movimento si estese ad altre città, tra cui Bucarest, dove le manifestazioni assunsero una portata nazionale.
Il 21 dicembre, Ceaușescu tentò di dimostrare il controllo della situazione convocando un comizio di massa a Bucarest, ma l’evento si trasformò in un boomerang. Per la prima volta, i rumeni osarono contestare apertamente il dittatore, interrompendo il suo discorso con grida di protesta. Il giorno successivo, il 22 dicembre, i militari si schierarono con i manifestanti, costringendo Ceaușescu e sua moglie Elena alla fuga in elicottero. La loro cattura e l’esecuzione sommaria, avvenuta il 25 dicembre dopo un processo rapido, segnarono la fine del regime.
A 35 anni dalla Rivoluzione rumena, che segnò la caduta del regime di Ceaușescu, la democrazia nel Paese si trova nuovamente a rischio. Le recenti elezioni presidenziali sono state annullate a causa di gravi sospetti di interferenze esterne, in particolare da parte della Russia, che avrebbe favorito il candidato filorusso Călin Georgescu attraverso campagne di disinformazione e manipolazioni sui social media. Questo episodio ha alimentato tensioni interne e preoccupazioni internazionali sul futuro politico della Romania, sottolineando la fragilità delle istituzioni democratiche. L’annullamento del voto riflette una profonda crisi di fiducia e ricorda come i valori conquistati nel 1989 debbano essere continuamente difesi di fronte a nuove minacce.
Eventi a Roma
Con l’occasione dei 35 anni della Rivoluzione, giovedì 12 dicembre alle ore 17.30, la Casa della Memoria e della Storia ospita 35 anni dalla rivoluzione romena. Ci sarà la proiezione del film-documentario “L’Esperimento Pitesti” di Victoria Baltag seguita dalla conferenza “A 35 anni dalla caduta del regime comunista in Romania. La dittatura e la resistenza in patria e all’estero”. Intervengono Francesco Guida (Università Roma Tre), Anca Stangaciu (Università Babes-Bolyai di Cluj-Napoca) e Victoria Baltag (regista). L’evento a cura dell’Ambasciata di Romania nella Repubblica italiana.