Mani pulite fu vera gloria? Perché non è mai morta la prima Repubblica e perché l’Italia rischia.

“Le bugie non riescono a camminare sull’acqua. Galleggiano per un po’, ma poi, inesorabilmente, affondano.”
Bugie, corruzione, tangenti. Sono queste le parole chiave per comprendere uno dei periodi più oscuri e controversi della storia repubblicana italiana. Le parole d’ingresso per capire un’epoca in cui “l’Italia che conta” si ritrovò invischiata in un sistema ramificato di denaro sporco, malaffare e silenzi colpevoli. Con il suo libro, Mani pulite fu vera gloria?, edito da Gangemi Editore, l’ormai ex giornalista di Repubblica Enzo Cirillo ci offre un racconto lucido e impietoso fatto di scandali, omissioni e complicità che hanno segnato l’Italia tra gli anni 70 e 90. Il libro, però, non si limita a ricostruire i fatti, fa di più. Affonda lo sguardo, pagina dopo pagina, in ciò che ancora oggi resta di quella stagione nel nostro Paese.
Un filo rosso che arriva dritto fino a noi
Celato sotto l’apparenza infatti, nascosto tra le pagine, c’è un filo rosso che unisce i momenti più bui della nostra storia al nostro presente. Cirillo non si limita a raccontare, in modo documentato e coinvolgente, la corruzione economica e politica di quegli anni, ma con la lucidità di chi ha vissuto quegli eventi sulla propria pelle, sceglie di andare oltre. Non si ferma agli scandali giudiziari ormai arcinoti, non si accontenta dei titoli di giornale o degli interrogatori celebri. Decide di scavare nei meandri più profondi di una società ferita, contraddittoria, per molti versi ancora prigioniera di quel tempo. Sceglie di guardare in faccia il tempo in cui è cresciuto, dando vita a un processo intimo e collettivo, che non fa sconti a nessuno.
In questo libro non troverete solo la cronaca dei fatti. Troverete una storia. Quella dell’autore stesso, che in prima fila si assunse il rischio di raccontare una storia che doveva rimanere celata nel tempo, che molti avrebbero preferito dimenticare, ma che grazie al coraggio di pochi è riuscita a trovare la luce. Enzo Cirillo non si accontenta di smascherare i corrotti, ma scava più a fondo. Scava in quel periodo fato anche di sangue, P38 e battaglie ideologiche; in quel tempo in cui si moriva per un’idea, e in cui lo Stato sembrava incapace di reagire, se non addirittura complice.
Fù vera gloria?
Ed è così che il libro ci lascia, forse, con più domande che risposte. Perché sì, ufficialmente il processo è finito. La Prima Repubblica ha lasciato spazio alla Seconda, e oggi si parla addirittura di una Terza. Ma siamo davvero certi che quel sistema sia stato sconfitto? Che non si sia semplicemente riciclato sotto nuove spoglie? Leggendo questo libro, il dubbio diventa quasi certezza. Quel periodo buio non ci ha mai davvero abbandonato. Resta lì, come un’ombra sul presente. Una consapevolezza che non riguarda solo chi nell’ambiente ci sguazza, ma tutti, anche gli elettori. Quelli che non votano più. Che si sono stancati di credere ed hanno smesso di sperare. Viene allora da chiedersi: abbiamo davvero il diritto di stupirci? Hanno davvero torto quei cittadini che hanno scelto il silenzio al posto della partecipazione?
Queste tuttavia non sono le uniche domande che il libro solleva. Ce ne sono altre, forse ancora più scomode, che affiorano lentamente e ci costringono ad interrogarci. Le nostre opinioni politiche sono riuscite ad avere tutte lo stesso peso e la stessa dignità? O siamo ancora prigionieri di un pensiero unico, sottile e trasversale, capace di creare e distruggere, di selezionare chi può parlare e chi no? E infine: c’è ancora qualcuno davvero capace di governare questo Paese? O siamo ormai condannati a una politica svuotata, inquinata, piegata al culto del denaro e all’illusione del consenso?
Il libro di Enzo Cirillo è più di un’inchiesta, più di una testimonianza: è un invito a non voltarsi dall’altra parte, a porsi delle domande. Mani pulite non è solo una storia passata. È una domanda aperta: fu vera gloria? O fu solo l’illusione di una rinascita mai davvero arrivata?