Figure. Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram

Le regole e i paradossi del vedere
Riccardo Falcinelli è uno dei più influenti graphic designer contemporanei, e con Figure. Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram, riesce a catturare l’essenza di un’arte tanto familiare quanto sfuggente: quella del vedere.
Attraverso questo saggio, edito da Einaudi nel 2020, Falcinelli non si limita a spiegare le immagini ma le trasforma in dispositivi narrativi, strumenti per comprendere il mondo visivo che ci circonda.
Nel XXI secolo, tra viaggi low cost e riproduzioni digitali, avere accesso a un patrimonio artistico globale dal proprio display non equivale necessariamente a comprenderlo.
Come sottolinea l’autore, il problema non è la mancanza di curiosità, ma di consapevolezza. Molti visitatori di musei, interrogati, confessano di non sapere cosa dovrebbero osservare:
«(…) i visitatori del Metropolitan Museum di New York passano meno di trenta secondi davanti a ciascun quadro. Cosa si vede in trenta secondi? Spiace dirlo: niente. Tuttavia, più che una colpa, questa sembra una forma di confusione: molte persone, se interrogate, ammettono che non sanno bene cosa devono guardare. Vanno alle mostre spinte da una sincera curiosità ma nessuno spiega loro davvero a cosa dovrebbero stare attente». (Figure, p. 473)
Il libro si struttura in sette sezioni principali – Spazio, Forme, Percezione, Meccanismi, Topologia, Composizione, Medium – e conta oltre cinquecento illustrazioni a colori, attraverso le quali l’autore esplora il funzionamento delle immagini dalle pitture rupestri alle storie di Instagram, passando per le grandi innovazioni del Rinascimento e le copertine di Vogue.

Il potere delle immagini: dal centro alla periferia
Uno degli aspetti più affascinanti del libro è l’analisi del potere visivo del centro. Teorizzata da Leon Battista Alberti, la prospettiva centrale ha rivoluzionato il modo di rappresentare la realtà, ponendo al centro dell’immagine un punto di fuga.
Questo principio ha ispirato non solo la pittura, ma anche la fotografia e il cinema, influenzando registi come Stanley Kubrick in Shining. Parallelamente, Falcinelli esplora il fulcro, un perno intorno a cui ruota la composizione, e mostra come questa tecnica – introdotta da Gustave Doré – sia oggi centrale nella grafica pubblicitaria.
Tuttavia, il centro non è solo un punto geometrico, è un’intenzione, un simbolo di stabilità e solennità. Ma è davvero sempre così? Falcinelli ci invita a considerare l’attrazione della periferia, dove l’incompleto e il non detto diventano protagonisti, in un gioco continuo tra equilibrio e dinamismo.
L’autore non si limita a descrivere; provoca. Perché, ci chiede, continuiamo a incorniciare il mondo in rettangoli? Dal Rinascimento ai selfie di oggi, il formato rettangolare domina incontrastato, ma Falcinelli ci invita a considerare alternative, spingendoci verso una sperimentazione visiva che supera i limiti tradizionali.
Dal chiaroscuro di Caravaggio alle diagonali drammatiche di Edward Hopper, dalle nature morte di Giorgio Morandi alle cattedrali di Monet, ogni elemento visivo è connesso a un contesto storico e culturale. Delle tecniche artistiche, Falcinelli evidenzia le implicazioni sociologiche e psicologiche, come il rapporto tra forma e significato o l’impatto del contesto sull’osservazione.

Le immagini come orologi da smontare
Le sedici regole che emergono dal testo non sono dogmi, ma riflessioni che stimolano il lettore a comprendere meglio il funzionamento delle immagini. Tra queste spicca la teoria del “colpo d’occhio”: oggi più che mai, un’immagine deve essere immediatamente leggibile, capace di catturare e comunicare in pochi istanti. Questo principio si scontra con la complessità delle composizioni del passato, come quelle del Rinascimento, che richiedevano tempo per essere esplorate.
Altro elemento intrigante è la cornice, non solo intesa come confine fisico, ma come contesto culturale e psicologico. Una cornice ben progettata, spiega Falcinelli, può trasformare un semplice artefatto visivo in un potente mezzo di comunicazione.
«Le immagini, oltre a rappresentare qualcosa, possiedono un meccanismo, sono dei dispositivi che funzionano in un certo modo. […] In questo libro proveremo a cambiare paradigma: anziché spiegare cosa significano le immagini ci chiederemo, appunto, come funzionano. Non le tratteremo cioè come simboli da decifrare ma come orologi da smontare, osservando le rotelle che girano e cercando di capirne gli incastri e i relativi rapporti». (Figure, p. 34)
L’analisi di Falcinelli, che attinge a fonti eterogenee, da Kandinskij a McLuhan, è un invito a diventare più consapevoli. L’alternativa è non vedere niente, ammonisce l’autore, lasciandoci con una riflessione: comprendere le immagini non è solo una questione estetica, ma un atto di resistenza culturale.
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