Scadiamo come le mozzarelle. Non è una tragedia per la mozzarella, non deve esserlo per noi
Vita, morte, cosmo, casi quotidiani, fatalismo, aldilà.
Questo è quello di cui si parla in Manualetto (duecentoquarantaquattro pagine) per la prossima vita. Arrivati alla fine avrete le risposte che cercate su tutti questi sei massimi sistemi.
Fine della recensione.
Non è vero. O almeno, Cavazzoni vi dice questo nella premessa ma poi, citandolo “il futuro tutto sommato meglio non saperlo”. E allora ecco che queste duecentoquarantaquattro pagine raccolgono entro di loro delle istruzioni da seguire (altre da inseguire, altre ancora da starci a debita distanza) per vivere meglio e più a lungo nel caso il destino ci riservi una seconda possibilità. Proprio nel senso di rigenerazione, che sia all’interno di un nuovo essere umano senza denti del giudizio (la specie preferita dall’autore) o di uno scarabeo stercorario.
Il manualetto infonde anche fiducia: è molto complicato che in questa vita si resti soli, calcolando la possibilità di avere, in teoria, settemilanovcecentotre fidanzate/i ma anche del fatto che, ragionandoci bene attorno, la schiavitù non è poi così male.
Sprezzante, irriverente, amante del rischio, il nativo di Reggio Emilia è riuscito a condensare l’attualità più viva con i ragionamenti che accompagnano l’essere umano nel corso della sua esistenza. E già solo per questo sforzo si meriterebbe un Campiello.
Alla fine dei tempi, dei giochi, della nostra prima vita e anche, in parte, di questa recensione, si può sperare in un ammorbidente per lana. Anche se, lo dico, scegliere un programma delicato è sempre un po’ rischioso perché poi resta sempre quell’odore di sintetico o non pulito a fondo che mi dà fastidio.
Ma è un problema affrontabile soltanto durante la mia prossima vita.