Salvini, le proteste e il nulla cosmico che favoriscono la Lega
Al netto delle forti proteste di piazza che ieri hanno messo a soqquadro una parte di Napoli, Matteo Salvini ha comunque riscosso un certo successo con il comizio al Palacongessi alla Mostra d’Oltremare: tante, infatti, sono state le rappresentanze di sostenitori provenienti dal cosiddetto sud Italia che hanno preso parte all’incontro, riconoscendo al segretario della Lega Nord lo status di figura ‘forte’ che guiderà il Paese verso l’agognato cambiamento.
Ciò che emerge, che va oltre alle parole dello stesso Salvini, è la volontà dei cittadini di toccare con mano una sterzata immediata, netta e decisa da parte della politica, vittima dell’immobilismo e della più completa incapacità di dare risposte concrete sia sul fronte economico che su quello occupazionale. Da qui trae origine il consenso verso Salvini e poco importa se il segretario della Lega fino a poco tempo fa cantava «Senti che puzza, scappano anche i cani! Sono arrivati i napoletani…Son colerosi e terremotati…Con il sapone non si sono mai lavati»: è stato sufficiente chiedere scusa e rivolgersi alla ‘pancia’ della gente per far dimenticare ai vecchi e nuovi sostenitori l’astio alimentato dallo stesso Salvini per ottenere consenso in quel di Pontida nel 2009.
La politica e l’esecutivo sono in piena fase di stagnazione e questo certamente aiuta il segretario leghista ad ottenere consenso; frasi didascaliche pronunciate con tono perentorio fanno il resto del lavoro, in particolare in quest’epoca in cui l’approfondimento ammorba e si preferisce galleggiare sulla superficie tenendo a riposo il ‘Gulliver’. Un altro elemento da tenere in considerazione per spiegare il consenso (anche futuro) verso Salvini è la rivolta sperimentata da Napoli durante il comizio del segretario leghista. Ho già ampiamente descritto il fenomeno (qui e qui) e torno a ripetere che questo tipo di esternazioni violente di dissenso, finiscono con l’agevolare l’avversario: il carattere episodico, l’accanimento contro l’incolpevole arredo urbano e gli esercizi commerciali non risolvono certamente le problematiche esistenti e, anzi, in questo caso rinforzano la posizione di Salvini che ha gioco facile nel puntare il dito contro i centri sociali promettendone lo sgombero.
C’è un terzo elemento che sta agevolando Salvini nell’ampliare il proprio bacino elettorale: il nulla cosmico del resto della galassia partitica. In queste ore si sta concludendo la tre giorni al Lingotto del Pd, un incontro volto a tirare le fila di ciò che rimane di un partito sfasciato e manifestamente incapace di dare la famosa sterzata dopo l’ultimo governo Berlusconi e il ‘semi’ commissariamento operato dal tecnico Monti. Il Movimento 5 Stelle, che svolge bene le funzioni di watchdog e di banca dell’ira, potrebbe in linea teorica portare – in caso di vittoria alle elezioni – una sferzata di aria nuova ma ad oggi resta comunque un’incognita, ‘macchiata’ peraltro da un ‘peccato’ orignale, quello cioè di respingere la figura del politico di professione. E’ pur vero che i politici di oggi lasciano molto a desiderare, di ‘politico’ in senso stretto hanno ben poco (a partire dal linguaggio usato), ma come un aereo ha bisogno di un pilota qualificato per poter volare in sicurezza, così in Parlamento sarebbe auspicabile una presenza importante di rappresentanti che hanno una preparazione di livello accademico. Anche il centrodestra è in una fase confusa e la figura di Berlusconi sembra aver perso l’appeal che aveva garantito a lui e Forza Italia la guida del Paese per diversi anni: troppe le promesse non mantenute, che hanno provocato un’emorragia di consenso al momento difficilmente sanabile con ulteriori promesse.