Renzi lancia ultimatum a Berlusconi e sulle riforme dialoga con M5S e Lega. Il premier: “Il Patto del Nazareno scricchiola”
ROMA- “Il patto del Nazareno non può essere fermato e rallentato perché qualcuno ha paura di mandare avanti le riforme. Se qualcuno pensa di fare il temporeggiatore, noi diciamo che andiamo avanti anche da soli perché c’è un senso di urgenza sulle riforme”. Perentorio come sempre, nelle dichiarazioni, Matteo Renzi lancia un altro ultimatum a Silvio Berlusconi sulle riforme e per farlo sceglie lo scenario della cena di finanziamento del Pd.
Il primo ultimatum lo aveva lanciato nella mattinata di ieri, quando scherzando con un sindaco a margine del convegno Anci si era lasciato scappare la frase: “Un’apertura a Forza Italia fammela fare, già il Patto del Nazareno scricchiola…”.
Nell’incontro di mercoledì a Palazzo Chigi, il premier aveva chiesto al leader di Forza Italia una risposta in tempi brevi sulla legge elettorale perché a lui non piace temporeggiare. Non è disposto ad aspettare oltre e intende portare a casa le riforme e la legge elettorale, che FI ci stia oppure no.
Renzi ha lasciato intendere chiaramente a Berlusconi che non ha alcuna intenzione di farsi trascinare nella palude parlamentare dalle divisioni interne al Pd sul Jobs act, figurarsi se può stargli bene farsi logorare da quelle di Forza Italia. Sono faccende che non lo riguardano e, se non riesce a trovare un accordo con il Cavaliere, allora cercherà una o più sponde altrove. Come dimostrato dall’accordo trovato con il Movimento 5 Stelle per l’elezione di Silvana Sciarra alla Consulta.
La partita con Forza Italia però non è del tutto chiusa e, parole di Maria Elena Boschi, sulla legge elettorale “siamo molto vicini ad un accordo. Abbiamo i capilista scelti dal partito e le preferenze per gli altri; manca qualcosa sulle percentuali”. “Se Forza Italia si tirerà indietro, noi dovremo andare avanti comunque con gli altri partiti”, ha avvertito stamane anche il ministro delle Riforme, intervistata da Mattino Cinque, come a fornire la giusta interpretazione delle parole del premier di ieri sera. “Speriamo di avere anche il consenso delle opposizioni”, aveva detto Renzi, lasciando intendere l’intenzione di allargare il perimetro dell’accordo. Parole che avevano spinto Giovanni Toti ad attribuire al presidente del Consiglio tentazioni di rottura: “Lo dica – affermava ieri sera l’esponente azzurro – se vuole rompere il patto”.
Mai come questa volta Berlusconi si trova di fronte ad un bivio: “rompere” l’accordo, ricollocare Forza Italia nel cuore dell’opposizione e sfidare Renzi a trovare i numeri per andare avanti con le riforme, come suggeriscono i falchi del suo partito; oppure, proseguire nelle trattative con il Pd e riformulare l’accordo per evitare di finire ai margini ed essere irrilevante. Una scelta non facile per il Cavaliere che ha come primo effetto quello di mandare totalmente allo sbando il partito come ha dimostrato il voto sui componenti della Corte Costituzionale e del Csm, dove nonostante l’accordo raggiunto sul terzetto dei nomi, ad essere eletti sono stati solo due: uno di area Pd e l’altro proposto dai Cinque Stelle. I franchi tiratori forzisti hanno voluto dare un segnale diretto ad Arcore (gli accordi non si fanno senza consultare prima il partito) e di fatto anche una spallata al Patto del Nazareno.
Quello di venir emarginato, estromesso dalle decisioni e ridotto all’irrilevanza è l’incubo che animerà le notti del Cavaliere soprattutto adesso che sembra esistere un’alternativa al patto del Nazareno visto che tra Pd e M5S sembra siano in atto delle prove d’intesa che potrebbero estendersi anche alla legge elettorale e che nella partita potrebbe rientrare la Lega di Matteo Salvini che ora più che mai, con l’aumento dei consensi nei suoi confronti sancito dai sondaggi e con l’intenzione di creare una forza in stile Front National, sembra molto interessato al modello di legge elettorale proposto da Renzi.
Donato Notarachille
7 novembre 2014