Nel PD non riescono ad organizzare una cena, figuriamoci l’opposizione

Mentre il governo gialloverde aumenta i suoi consensi, nel Partito Democratico, che si era tra l’altro definito partito di opposizione, le studiano tutte per diminuirli. La cosa fa ancora più riflettere se si pensa che negli ultimi mesi il trend non è cambiato. Renzi era apparso come colui che avrebbe dovuto far mantenere al partito i massimi storici in termini di voti, ma soprattutto per quel che riguarda la coesione interna nel lontano, almeno nel 2014: a quanto pare non è riuscito nell’intento preposto, fallendo su entrambi i fronti, ma rimanendo tuttavia fedele alla tradizione della sinistra italiana di dividersi, sempre e comunque.
Dopo il fallimento del 4 marzo dalla sede di via del Nazareno si erano sentite parole adatte ad un futuro pieno di impegno, libero dalle delusioni elettorali recenti, ma soprattutto da tutti i guai che avevano perseguitato il Partito Democratico, dai conflitti intestini alle vicende della Boschi, che avevano fatto apparire, almeno agli occhi degli elettori italiani, il maggior partito di centrosinistra come la casa della corruzione e della malapolitica. Si aspettavano tutti un ricambio decisivo di nomi, di volti, ma soprattutto di idee e di pensiero, dopo una sana quanto necessaria riflessione costruttiva sulle ragioni della waterloo avvenuta nei seggi. Tutto ciò, ovviamente, non è avvenuto fino ad ora e continua a non essere nemmeno fra i pensieri degli esponenti del PD (Orfini ha pensato solamente ad un cambio di nome). Le uniche voci che sono fuoriuscite dal partito sono fievoli risposte espresse sottovoce alle dichiarazioni dei membri dell’attuale governo. Nella maggior parte dei casi, poi, quanto si ascolta è solamente la banale richiesta di dimissioni per un ministro o per un altro. Del governo arrivano continuamente segnali di propaganda elettorale, conditi di slogan faciloni e tweet dal like facile, un ruolo certamente più adatto all’opposizione, che tuttavia non risulta pervenuta nel marasma della politica.
Oltre alla totale inettitudine, comunque, ora insorgono anche i problemi organizzativi delle cene, argomento scottante per un altro partito che fin troppo spesso è stato collegato al PD sotto la guida di Renzi. Tutto è nato quando Calenda ha detto di aver invitato Minniti, Gentiloni e Renzi a casa sua per cena con l’obiettivo di fare il punto della situazione e cercare una soluzione al fine di ripartire da capo con il partito. L’altra cena è stata pensata con un operaio, un imprenditore, uno studente ed un professore e no, non è l’inizio di una simpatica barzelletta, ma l’altra affermazione fatta da Nicola Zingaretti, governatore della regione Lazio e primo concorrente all’ala renziana del partito. Di tutta risposta, allora, Calenda ha deciso di cancellare la cena. Il ragionamento di fondo è lo stesso che capita a molti ragazzini che sicuramente avrete avuto la sventura di incontrare da piccoli: “non mi fai giocare? Bhè allora rompo il giocattolo così se non gioco io, neanche tu!”. Come se non bastasse, si è aggiunto alla grande tavolata anche l’ex candidato al municipio di Roma, Giachetti, il quale si è detto stufo di tali comportamenti e, per far vedere che anche lui ha fegato da vendere nell’assumersi la responsabilità all’interno del partito, ha annunciato uno sciopero della fame per far convocare al più presto un’assemblea. Anni luce lontani, dunque, i ricordi della campagna elettorale per il sindaco di Roma in cui faceva le dirette Facebook nelle quali cucinava una sana pasta con le zucchine. I programmi culinari sono il must in tutte le televisioni, forse proprio per questo gli esponenti del Partito Democratico hanno deciso di dare vita ad un’edizione tutta politica di Masterchef, ma forse sarebbe stato più conveniente candidare Cannavacciuolo per attirare maggiori consensi. La vicenda comunque sembra essersi conclusa con la migliore delle ipotesi: Calenda ha affermato che il nuovo segretario del PD dovrebbe essere uno psichiatra. Movimento 5 Stelle e Lega, nel frattempo, si sfregano le mani sorridenti.