Pozzallo, il faticoso sbarco dei migranti da smistare in Europa

Lo sbarco a Pozzallo è avvenuto la notte appena trascorsa, perché Francia, Malta, Germania, Spagna e Portogallo (ai quali potrebbe unirsi anche il Belgio) hanno concesso il loro lasciapassare per l’accoglienza di 50 naufraghi ciascuno, mentre l’Irlanda ha dato disponibilità per 20 immigrati. Ad annunciarlo con entusiasmo è stato lo stesso Conte su Twitter, che anche sabato, in seguito al via libera della Germania, scriveva: «Questa è la solidarietà e la responsabilità che abbiamo sempre chiesto all’Europa e che ora, dopo i risultati ottenuti all’ultimo Consiglio europeo, stanno cominciando a diventare realtà. Continuiamo su questa strada, con fermezza e nel rispetto dei diritti umani».
Lo sbarco si è protratto per tutta la notte e ha riguardato l’ultimo gruppo di 380 migranti dei 450 soccorsi in mare venerdì. È iniziato intorno alle 2 di notte con lo sbarco di 195 uomini dalla Nave Monte Sperone e di altri 185 dalla nave militare britannica Protector.
I circa 450 naufraghi adesso verranno identificati e smistati nei paesi che hanno dato la disponibilità. Sono stati fermati anche i 16 presunti scafisti, in queste ore sotto interrogatorio.
57 persone: 43 donne e 14 minori, accompagnati da alcuni uomini per evitare di dividere le famiglie, erano già state evacuate per motivi di salute: ammassati sotto il sole sul ponte delle navi, i migranti hanno accusato malori, dovuti al grave stato di denutrizione e disidratazione.
Una decina di persone è stata ricoverata negli ospedali del Ragusano, uno di loro è in condizioni critiche per una sospetta polmonite. Sulle due imbarcazioni erano stati consegnati viveri e bevande sufficienti per almeno altre 24 ore, omogeneizzati, latte e succhi di frutta per i bambini, oltre a vestiti. Tutto sotto la direzione del Comune di Pozzallo, con il coordinamento della Prefettura di Ragusa.
«Speriamo che la situazione si possa sbloccare al più presto possibile, a bordo delle due navi ci sono persone che soffrono e non merci», aveva detto il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna.
Lo stesso che auspica un incontro tempestivo con Salvini per “discutere e approntare ogni dettaglio per il futuro”, e che ha commentato: «è terminato con lo sbarco a Pozzallo il viaggio martoriato dei migranti che da giorni si trovano su due navi in rada nei pressi del porto di Pozzallo. Già nel primo pomeriggio di ieri erano stati autorizzati gli sbarchi di tutte le donne e i bambini. Sono in tutto 378 uomini che hanno toccato terra in cerca di un futuro migliore. Anche la macchina dell’hotspot ha funzionato. Con questo sbarco la consolidata capacità organizzativa è stata messa a dura prova. Si rende opportuno, un celere incontro con il ministro Salvini».
Il rifiuto di Repubblica Ceca e Ungheria: “l’accoglienza è la strada per l’inferno”
Non sono mancati ovviamente rifiuti e dissapori fra i leader politici europei, tesi come una corda di violino quando sul tavolo la posta in gioco è immigrazione e accoglienza. A rifiutare categoricamente ogni possibile apertura sono Repubblica Ceca e Ungheria. Sempre su Twitter, ormai primo mezzo di comunicazione per i leader politici, il premier ceco Andrej Babis ha scritto: «Ho ricevuto la lettera del premier italiano Conte in cui chiede all’Ue di occuparsi di una parte delle 450 persone ora in mare. Un tale approccio è la strada per l’inferno. Il nostro Paese non riceverà alcun migrante. L’unica soluzione alla crisi migratoria è il modello australiano, cioè non fare sbarcare i migranti in Europa».
Sulla stessa linea il collega di Visegrad, Istvan Hollik, portavoce del gruppo parlamentare di Fidesz, il partito del premier Viktor Orban, tanto sostenuto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: «l’Ungheria non accoglie nessuno. Gli elettori ungheresi si sono espressi chiaramente alle ultime elezioni: non vogliono vivere in un paese di immigrati. Gli ungheresi rifiutano il piano Soros».
È il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, a replicare per primo: «L’Ue ha tanti benefici di cui i Visegrad approfittano a piene mani, ma anche doveri da adempiere. Sia chiaro al presidente Andrej Babis come ad altri sulla stessa linea di pensiero. L’Italia pretende rispetto e condivisione». Subito dopo, su Twitter, anche il presidente della Camera Roberto Fico: «La strada per l’inferno è non saper accogliere tutti insieme in un’ottica di solidarietà. Ribadisco che chi non accetta quote va sanzionato pesantemente».
Dopo l’inasprimento dei rapporti per il caso Lifeline è di nuovo scontro anche tra Conte e il premier maltese Joseph Muscat, che si scaglia contro le accuse del governo italiano: «L’affermazione secondo cui Malta non avrebbe rispettato i suoi obblighi è del tutto inaccettabile. Riconosciamo le difficoltà che l’Italia sta affrontando, ma certamente la soluzione non è attaccare un partner europeo che affronta le stesse sfide e che manifesta continua solidarietà», ha scritto Muscat in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio italiano.
L’armonia a Palazzo Chigi
Dopo l’intervento inaspettato del presidente della Repubblica in merito al blocco della nave Diciotti, Salvini ha voluto tutelarsi, chiedendo sostegno al premier Conte che, nel precedente caso di Trapani, aveva preferito assecondare le direttive di Mattarella.
Adesso che la redistribuzione dei 450 migranti è possibile il ministro dell’Interno rende note le sue congratulazioni nei confronti del presidente del Consiglio, ribadendo l’efficacia e la necessità del governo del cambiamento. “È una vittoria politica”, ha commentato.
“Oggi per la prima volta potremo dire che sono sbarcati in Europa”, si esulta a Palazzo Chigi.
In realtà l’Ue ha, fin da subito, messo in chiaro che l’improvvisazione con cui si stanno svolgendo gli sbarchi e le successive redistribuzioni dei migranti non possono costituire una soluzione accettabile.
Diciotti, Mattarella scavalca Salvini
Segue lo scontro tra Salvini e il ministro della Difesa in merito alla missione Sophia, quello tra Salvini e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in merito alla nave Diciotti. Entrata nel porto di Trapani intorno alle ore 15 del 12 luglio – previa autorizzazione del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli – con lo scopo di far scendere e mettere in sicurezza i 67 migranti, così da poter individuare tra loro gli aggressori dell’equipaggio, è, però, rimasta bloccata per ore fino alla decisione di Mattarella.
Ad impedire lo sbarco il ministro dell’Interno, “prima di concedere qualsiasi autorizzazione, attendo si sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori che dovranno scendere dalla nave in manette”. E, in seguito alla notizia del fermo, twitta “Nave Diciotti, due indagati, scafisti individuati, tutti fermati e interrogati. È finita la pacchia!”
Sulla nave erano presenti due minorenni non accompagnati, un pakistano di 16 anni e un egiziano di 17. 23 migranti provenienti dal Pakistan, 12 dal Sudan, 10 dalla Libia, 7 dalla Palastina, 4 da Marocco e 4 da Algeria, 2 dall’Egitto, e uno ciascuno da Ciad, Nepal, Yemen, Ghana e Bangladesh. Dopo tre giorni di navigazione e diverse ore di blocco al porto di Trapani, il Capo dello Stato ha riposto la sua attenzione ai minori, alle donne e alle persone con problemi di salute, chiamando il premier Conte e sottolineando l’eccezionalità della situazione.
I primi a scendere sono stati i due migranti indagati dalla Procura di Trapani, inizialmente in stato di libertà, per violenza privata continuata ed aggravata ai danni del comandante e dell’equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa. Sono il sudanese Ibrahim Bushara e il ganese Hamid Ibrahim, entrambi scortati dalla polizia. Attualmente la Procura di Trapani ha emesso un decreto di fermo a loro carico: le indagini hanno accertato il loro ruolo nell’aggressione subita dall’equipaggio della nave Vos Thalassa che li aveva soccorsi, e che li stava per riconsegnare alla Guardia costiera libica. I magistrati hanno deciso di modificare le accuse contestando i reati di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.