I cantautori al Festival di Sanremo: ecco chi ha vinto in 67′ edizioni
Quanti sono i cantautori che hanno vinto il Festival di Sanremo? Non molti, in effetti. E qualcuno, addirittura, nemmeno fu riconosciuto, come Bobby Solo che non essendo all’epoca ancora iscritto alla SIAE non riuscì a firmare la sua “Una lacrima sul viso” del 1964.
Tecnicamente, fu Sergio Endrigo il primo cantautore vero e proprio a vincere nel ’68 il primo premio al Festival di Sanremo con “Canzone per te”, celebre brano scritto a 4 mani con Luis Bacalov (sì, il compositore della colonna sonora de “Il Postino”). Molti ritennero la sua vittoria un “contentino” dopo il caso Tenco dell’anno prima; lo stesso Adriano Celentano, arrivato terzo, lasciò la sala durante le premiazioni per protesta.
Certo, il primo a partecipare come “one man” -autore e interprete- fu Domenico Modugno che nel 1958 vinse con “Nel blu dipinto di blu”, ribattezzata dal pubblico nel giro di poche ore in Volare.
Fu lui ad aprire le danze. Dopo: Celentano, un anno dopo la sua polemica silenziosa contro Endrigo con “Chi non lavora non fa l’amore”; Cotugno, nel 1980 con “Solo noi”; un giovanissimo Eros Ramazzotti che nel 1986 cantava “Adesso tu”. Il famosissimo trio Tozzi-Morandi-Ruggeri in cui sia Tozzi che Ruggeri scrivevano già brani propri- il pezzo di quell’anno, “Si può dare di più” fu scritto da Tozzi, Bigazzi e Raf-; Cocciante, nel 1991 che collabora con Mogol a “Se stiamo insieme”; Luca Barbarossa, che l’anno dopo vinse con “Portami a ballare”, dolcissimo brano dedicato alla mamma.
Menzione speciale nel 1995 per una giovanissima Giorgia, co-autrice di “Come saprei”, scritta con Ramazzotti e Cogliati: fu infatti la prima a vincere sia il premio della gara che quello della critica e fu anche il primo caso di unità di giudizio tra giuria e pubblico. Un pezzo sensazionale, vocalmente difficilissimo -note tenute a lungo, passaggi che richiedono una tecnica vocale pressochè impeccabile e range che copre più di due ottave. La canzone non uscì mai come singolo, ma venne inclusa nell’album “Come Thelma e Louise”.
Nel 1996 è la volta di Ron che, cantando con Tosca, si aggiudica la vittoria con “Vorrei incontrarti tra cent’anni”. Anche quell’anno, fu alzato un polverone di polemiche: secondo alcune voci, si sospettano dei brogli nei voti. Ne parlò anche qualche mese dopo Il Corriere della Sera, denunciando che secondo alcuni addetti ai lavori, molte schede per Elio e le Storie Tese (arrivati di fatto secondi) fossero state annullate di proposito.
Il 2001 vede sul palco una giovane Elisa con l’intramontabile “Luce-Tramonti a Nord-Est“. Il pezzo, originariamente in inglese, è stato tradotto con l’aiuto di Zucchero (che aggiunse anche alcuni versi, tra cui l’incipit siamo nella stessa lacrima) e della mamma di Elisa che però, non essendo iscritta alla SIAE, non ha potuto firmare la collaborazione.
Marco Masini, in quegli anni, attraversava un momento particolarmente difficile della sua carriera: i suoi testi dolorosi e talvolta opinabilmente politically correct (siamo onesti: tutti condividiamo il concetto di Vaffanculo, ma moralmente non abbiamo il coraggio di dirlo) lo stavano mettendo in luce come un artista eccessivamente negativo. Fu la vittoria a Sanremo nel 2004, portata a casa con “L’uomo volante” a risollevare l’uomo e la carriera, con un testo dolcissimo che racconta le vicende biografiche di un Masini che cercava la paternità.
Si susseguono Renga, con “Angelo” nel 2005; “Vorrei avere il becco” di Povia, nel 2006 e la particolarissima “Ti regalerò una rosa” di Simone Cristicchi nel 2006, brano sofisticato che racconta la storia di Antonio, malato mentale che scrive una lettera alla donna amata. La canzone farà parte dell’album “Dall’altra parte del cancello”, percorso emotivo-psicologico in cui il cantautore racconta la vita delle persone all’interno dei manicomi italiani.
Bisognerà aspettare il 2011 quando uno dei pilastri della musica italiana, Roberto Vecchioni, sbaraglierà la concorrenza con “Chiamami ancora amore“, dal testo apparentemente sgrammaticato. Insomma, da Vecchioni, professore d’italiano prima che cantautore, non ce lo aspettavamo. E infatti egli stesso ha specificato che è stata una scelta stilistica per avvicinarsi al pubblico e al parlare quotidiano, come un dialogo che faremmo con un amico, un collega, un parente.
Ultimo, ma non in ordine d’importanza, il vincitore del Festival di Sanremo 2017 che, con la dissacrante “Occidentali’s karma” ha massacrato l’italiano medio senza farsene accorgere: Francesco Gabbani.
Ecco, una cosa posso dirvela: possiamo essere abbastanza certi che anche per il 2018 il vincitore sarà un cantautore. No, non perché abbiamo la palla di vetro delle previsioni magiche, ma perché dei 20 partecipanti un buon 60% sono effettivamente dei cantautori (e tra i tanti, il ritorno dei Decibel mi ha sorpreso non poco, lo ammetto, abituata ormai ad ascoltare Ruggeri senza il resto della band).
Staremo a vedere.