Intervista ai Carnaby: “La nostra casa è dove si fa musica”
I protagonisti dell’intervista di oggi sono i Carnaby, band italo-americana di sapore vintage, ispirata al pop-rock inglese degli anni Sessanta. Il loro singolo di Natale Christmas Girl sta spopolando nelle radio di tutto il mondo e attualmente i ragazzi sono in studio per realizzare, grazie al contributo di Fortunato Zampaglione e di Filippo Sugar, nuovi brani che usciranno nei prossimi mesi. Nel 2016, da Canicattì in Sicilia, la loro musica li ha portati a Bristol in Inghilterra e nel 2017 l’Italia li ha richiamati, offrendogli un contratto con la Sugar Music di Milano. I Carnaby sono formati dai fratelli Joseph e Vincent Sandonato, da Pietro Pelonero e da Giuseppe Recalbuto. Abbiamo fatto due chiacchiere con Vincent, che ci ha raccontato la loro storia, parlandoci di Christmas Girl e dei loro progetti futuri.
Ciao, Vincent! Inizio subito col chiederti di presentarci il vostro singolo di Natale, Christmas Girl: spiegaci un po’ come è nata la canzone e qual è il messaggio di cui si fa portatrice.
Christmas Girl è sicuramente una canzone stagionale, scritta nel periodo di novembre, in prossimità delle festività natalizie. Il messaggio trasmesso nel testo accomuna un po’ tutti i musicisti che, come noi, lavorano costantemente soprattutto durante le vacanze natalizie e non possono quindi godere in quei giorni della compagnia dei propri amici e familiari. Questa situazione ha dato vita così alla fantomatica figura di una ragazza natalizia, che incarna appieno i nostri affetti e le persone a noi care.
Siete una band vintage, che trova la propria ispirazione musicale in gruppi quali i Beatles, i Rolling Stone e i Kinks. Come è iniziata la vostra passione per la musica e lo stile degli anni Sessanta? Cosa vi ha spinto a immergervi nel pop-rock inglese di quegli anni?
Sicuramente i nostri genitori hanno contribuito tantissimo a far nascere in noi questa passione, dandoci la possibilità sin da piccoli di ascoltare (fortunatamente!) della buona musica anni Cinquanta e, soprattutto, Sessanta. Mio papà suonava il pianoforte e la chitarra, quindi è stato lui a farci avvicinare alla musica e a farci iniziare a suonare i primi strumenti. Ricordo che quando io e mio fratello vivevamo in America venivamo spesso presi in giro dai nostri coetanei, perché noi preferivamo ascoltare i Beatles piuttosto che Eminem. Gli altri ragazzini ritenevano che la musica da noi ascoltata fosse vecchia, ma in realtà non esiste una musica vecchia, esiste solo musica buona o non buona.
Dove e quando vi siete conosciuti? Come è nata l’idea di creare un gruppo?
Inizialmente mio fratello e Pietro, l’altro chitarrista, hanno deciso di dar vita a un loro progetto musicale. Dopo un po’, però, si sono resi conto della necessità di avere anche un bassista e io mi sono unito al gruppo, per poi dar vita definitivamente ai Carnaby con l’aggiunta di Giuseppe e della sua batteria.
Qual è il segreto per mantenere l’armonia tra di voi?
Stiamo ormai insieme da otto anni e le discussioni sono di certo presenti tra di noi, ma ogni problema viene poi annullato nei live e in sala prove. È come in una partita di calcio: in campo due amici si dicono di tutto, ma fuori ritorna l’armonia, come se nulla fosse accaduto. Il nostro segreto è avere un sogno che ci accomuna, fare musica, questo ci permette di superare ogni ostacolo insieme e di camminare nella stessa direzione.
Dopo un’intensa gavetta, la vostra musica vi ha fatto arrivare finalmente alle orecchie di Fortunato Zampaglione e, dalla Sicilia, nel 2016 siete giunti in Gran Bretagna, per intraprendere lì un nuovo percorso musicale. In cosa vi ha aiutati il soggiorno inglese? In che modo ha contribuito alla vostra formazione artistica?
Siamo arrivati in Inghilterra dalla Sicilia con un furgone, carico di tutto ciò che avevamo, per iniziare questa nostra avventura, anche di studio. Siamo giunti a Bristol, dove sapevamo che la scena musicale era buona e viva, soprattutto per i live. Questa esperienza ci ha dato molto, facendoci crescere anche umanamente. Infatti, per mantenerci, abbiamo cercato dei lavoretti, quindi di giorno lavoravamo nei locali come lavapiatti o camerieri e di sera eravamo musicisti e suonavamo in giro, portando ovunque la nostra musica.
Il 2017 è l’anno del ritorno in Italia, grazie alla collaborazione da poco iniziata con la Sugar Music di Milano. Cosa vi aspettate da questa esperienza?
Siamo entrati in Sugar grazie a Fortunato Zampaglione, che è il nostro produttore. Ci hanno offerto un contratto discografico e la musica dall’Inghilterra ci ha quindi riportati in Italia, ma sempre con il nostro tipico stile British. Siamo molto felici di stare in Sugar e di lavorare con Fortunato, quindi ci aspettiamo tante belle cose per il futuro, siamo pronti e carichi per questa nuova avventura.
La Sicilia ha segnato l’inizio della vostra carriera musicale: pensate sia concretamente possibile ricominciare da lì, dal vostro territorio? Abbandonare, cioè, l’idea di fuggire via e provare a costruire in Italia il vostro futuro?
Il business musicale oggi in un certo modo ti impone di viaggiare e di girare il mondo, quindi non pensiamo di rimanere fermi in un luogo, la nostra casa è dove si fa musica. La Sicilia, e l’Italia in generale, è piena di ottimi gruppi, ma purtroppo la scena live non è vivissima e mancano le strutture adatte. La gente non è forse abituata alla cultura del live che non sia di contorno a una serata e questo secondo me è il più grande problema.
Qual è, invece, il vostro più grande sogno?
Il nostro sogno è quello di continuare a far musica, per fare della nostra passione un mestiere, perché la cosa più bella del mondo è fare un lavoro che ami e che non riesci nemmeno a chiamare lavoro.
Per concludere, cosa puoi dirci del futuro imminente dei Carnaby?
Stiamo lavorando per dar vita a un album, abbiamo molti brani e ne stiamo realizzando altri. Ogni volta che entriamo in studio impariamo qualcosa di nuovo e stiamo vivendo un’esperienza divertente e formativa. Dopo l’uscita dell’album, inizierà la promozione e sicuramente ci saranno anche delle tappe in giro per l’Italia, ma per ora pensiamo a lavorare e a realizzare questo progetto musicale con impegno e passione.