Intervista ad Angelo Iannelli: “La musica è il motore delle mie giornate”
Il protagonista dell’intervista di oggi è Angelo Iannelli: cantautore, insegnante di Lettere, scrittore, attore, sceneggiatore e regista, un’anima votata all’arte. Il 28 novembre Angelo ha presentato il suo nuovo singolo, intitolato Conserva i sogni, prodotto da Alessandro Canini e da Giuseppe Mangiaracina per l’Etichetta Mafi Srl Edizioni e dedicato all’amore per i sogni che, con la giusta tenacia, possono un giorno diventare realtà.
Ecco la nostra intervista ad Angelo Iannelli.
Ciao, Angelo! Inizio subito col chiederti di presentarci il tuo nuovo singolo: spiegaci un po’ come è nata Conserva i sogni e qual è il messaggio che porta con sé.
Ciao! Conserva i sogni è un’ode ai sogni, agli ideali e alla tenacia che occorre per realizzarli.
Era qualche tempo che pensavo al tema dei sogni non realizzati; circa un anno fa mi è poi venuta in mente una linea melodica che sembrava adatta all’argomento. Così, seduto al pianoforte, è naturalmente nata una vera e propria canzone, in cui i sogni fanno da contraltare alla fine di una storia d’amore. “Conserva i sogni: un giorno li vorrai” è una delle frasi chiave del brano, che la protagonista femminile della canzone legge nella lettera inviatale dal suo (ormai ex) ragazzo.
Hai alle spalle una carriera da artista a tutto tondo: attore, sceneggiatore, scrittore e tanto altro. Quando hai deciso di dedicare te stesso anche alla musica? Chi ti ha guidato lungo questa strada?
Già da bambino cantavo e scrivevo, la pratica con gli strumenti musicali è invece venuta dopo. In ogni caso penso che tutte le attività artistiche che hai elencato siano in realtà molto simili tra loro. La vera poesia è musica e la vera musica è poesia. La musica e la poesia sono nello stesso tempo un racconto, che può anche rivelarsi una semplice narrazione di emozioni e sensazioni. Tutte queste arti sono dunque molto più vicine di quello che immaginiamo. Se poi decidessimo di stare a sentire De André e De Gregori, dovremmo concludere che la recitazione le comprende tutte, perché “i poeti […] ogni volta che parlano è una truffa”.
A quali artisti ti ispiri principalmente? Da cosa è composto il tuo retroterra musicale?
Non mi ispiro a nessun artista in modo particolare. È chiaro che non era così durante i miei primi tentativi di scrittura: sono cresciuto con i cantautori degli anni Settanta e all’inizio mi ispiravo proprio a quella magnifica generazione di autori. Adesso è diverso: ho scritto più di cento canzoni e ogni volta devo obbligatoriamente ispirarmi a me stesso per tirare fuori qualcosa di valido.
Mi ispiro a me stesso, alle migliori canzoni che ho scritto.
Cos’è la musica per Angelo Iannelli? Tra i brani realizzati fino a ora, a quale ti senti più affezionato e perché?
La musica è il motore delle mie giornate, forse della mia stessa vita.
La mia canzone a cui sono più affezionato? Non lo so, ma se proprio devo ti rispondo “Non lo so”. È questa, forse, la mia canzone preferita. In fondo se lo sapessi con certezza non avrei mai scritto una canzone così.
Tra tutte le esperienze vissute, quale ti ha formato maggiormente, lasciando in te un segno particolare?
Sicuramente il servizio prestato nell’Esercito, con tutti i suoi lati più o meno positivi, ma anche l’Università, perché il senso di libertà che ti dona la cultura è davvero ineguagliabile.
L’arte e la sua bellezza sono parte integrante anche della letteratura, amica fedele che ti accompagna costantemente nel tuo lavoro come Docente di Lettere. Come riesci a conciliare l’insegnamento con i tanti impegni artistici e musicali?
È esattamente come dici, le due attività vanno perfettamente d’accordo. Fino a questo momento, fortunatamente, non ho mai avuto problemi nel conciliare il mio lavoro artistico con quello di Docente. Gli impegni sono tanti, è vero, ma la passione è uno strumento micidiale. Sarà che cerco sempre di far dialogare le varie attività: in classe utilizzo spesso la musica per spiegare la poesia e la retorica, e spesso nelle mie canzoni ci sono evidenti e meno evidenti citazioni letterarie.
Hai riscontrato qualche difficoltà nel trovare un’etichetta che supportasse i tuoi progetti musicali?
Le difficoltà sono state tante, soprattutto nel trovare l’etichetta giusta. In Italia la musica d’autore non è tutelata, perché la cultura e l’istruzione sono in ribasso. Quest’ultimo aspetto porta molte persone ad emozionarsi con poco, forse con troppo poco, e a non saper più scindere il mero intrattenimento dalla vera arte. Emozionarsi con poco è conseguenza diretta del decadimento culturale, perché se ad esempio non ho mai letto Leopardi, o la mia interiorità non è riuscita a cogliere la potenza dei suoi versi, è normale che poi mi emozioni con un semplice “ti amo da morire”. È un esempio molto semplice, ovviamente, ma credo che sia funzionale allo scopo di comprendere cosa intendo.
L’industria musicale fa poi quello che deve fare: pensare al denaro e ai propri interessi. Tutto il resto non conta. Sembra triste ma non lo è, è soltanto la cruda realtà. A mio avviso uno dei principali interessi dei potenti della musica è quello di mantenere sempre un livello musicale medio-basso, in modo che le disparità si appiattiscano e i meno bravi sembrino più bravi. Basta entrare in un qualsiasi locale dove si tiene musica dal vivo, o persino in un pub con karaoke, e fare attenzione all’eccezionale bravura di molti cantanti per capire che quello che vediamo in tv è ciò che il Sistema cerca di imporci.
In ogni caso ognuno ha la propria fetta di pubblico, e questo è l’importante. Anzi, direi che ogni cantante ha il pubblico che si merita.
Dopo un’intensa gavetta, la tua musica ti ha fatto arrivare finalmente alle orecchie di Alessandro Canini e di Giuseppe Mangiaracina, due professionisti indiscussi in campo musicale. In che modo stai affrontando questa nuova esperienza di collaborazione artistica?
Con Alessandro e Giuseppe abbiamo formato una squadra forte e compatta. Lavorare sodo è essenziale, perché alla base del successo c’è sempre un importante lavoro non solo dell’artista, che in questo caso è autore e interprete, ma anche di tutte gli altri artisti che collaborano con lui.
Pensando al futuro, come ti vedi tra qualche anno?
Le possibilità sono due: un Professore che continua a fare concerti e ad avere molti studenti tra i suoi fan e spettatori, oppure… No, questa me la tengo, almeno il futuro non voglio conoscerlo. Conservo i sogni.