Mace, ormai fuori dal corpo, ti fa andare OLTRE

È passato poco più di un anno dall’uscita del mirabolante disco d’esordio di Mace, OBE. Nel giro di qualche settimana le classifiche impazzivano e portavano il producer milanese dove meritava di stare già da tempo, ovvero nel gotha della musica elettronica. Complici, di certo, Blanco e Salmo che con La canzone nostra raggiungevano tutte le casse e le cuffiette che si trovavano in giro. Ma se OBE è stato un progetto che ha permesso a Mace di mostrare il suo volto restando comunque celato dietro le voci dei migliori interpreti che abbiamo in Italia (e non solo), OLTRE, il suo nuovo disco, sembra aprire uno squarcio nel velo policromo che l’artista dalla chioma fluo posa sulle sue tracce. Se ancora non sapete chi è Mace, il che, di per sé, dovrebbe ormai risultare difficile, passate da OBE e bevete un sorso di Ayahuasca con Colapesce, skippate quanto volete, ma non saltate Hallucination, ultima traccia dell’album e porta d’ingresso a quello nuovo. Eravamo stati avvisati.

Per veri intenditori e sciamani 2.0
Non aspettatevi un disco facile, di certo non sentirete mai nessuno di questi brani passare alla radio o al lido in riva al mare, è musica elettronica di una purezza sconcertante e nessuno ha intenzione di nascondere l’origine e il fine psichedelico che l’intero album porta con sé. Il disco consta di sole tracce strumentali. Non manca la mano di Venerus, il cui sodalizio con Mace ha solo regalato perle e, se a partecipare alla sua realizzazione sono nomi meno noti al pubblico mainstream, è d’obbligo almeno citare Fabio Rondanini e Rodrigo D’Erasmo già, rispettivamente, batterista e violinista degli Afterhours, senza dimenticare il sax di Der Maurer e il sitar di Leo Vertunni.
Un discorso a parte va fatto per breakthough suite, che con la sua durata di quasi 20 minuti vi metterà subito alla prova. Come apertura non lascia spazio all’immaginazione, ci sono solo due possibilità di scelta, entro o scappo? Tu cosa farai Alice?
Simboli, font e visioni
Se con OBE eravamo stati abituati a un linguaggio completamente nuovo, non solo in sonorità ma anche in senso stretto, Mace non cambia alfabeto, che tale appunto non è, e affida a ogni titolo, questa volta in un minuscolo opposto al CAPS LOCK, un simbolo alchemico, da sempre in grado di comunicare più di ogni parola.
Il viaggio è sempre il fine e non il mezzo, così in OLTRE le proprie porte della percezione, prima appena schiuse, vanno adesso scardinate in un percorso mistico tra mandala colorati e serpenti cosmici, in un moto perpetuo.
Dose, modo e tempo di somministrazione
Niente prescrizione del dottore dunque, questa è medicina tradizionale, tuttavia, ci sentiamo in obbligo di avvertire l’ignaro ascoltatore. Ogni farmaco è cura e veleno, sta tutto, da sempre, nelle dosi. Come già detto, l’album inizia con una traccia di quasi 20 minuti, il rischio di overdose, per chi non è già in minima parte assuefatto, è davvero alto. Se non avete mai fatto uso di psychedelic music fatevi guidare da un sangoma, non fatevi prendere dall’impeto in cerca di estasi, solo così, fuori di sé, sentirete l’espansione dei vostri sensi.
Questa non è musica per tutti, in pochi sanno davvero andare oltre.