La Gana di Jean Douassot non è un libro per giovani

Amaro, aspro con una punta di acido che non guasta mai, il sapore del sangue in bocca la mattina dopo una rissa o qualche round di sparring senza paradenti è più o meno quello. Retrogusto acre, aprendo la bocca davanti allo specchio lo spettacolo non è sicuramente dei migliori e i primi capitoli del libro di Douassot hanno lo stesso effetto sul lettore, primi dubbi sulla lettura di un testo così d’impatto, a tratti troppo osceno. Gli allenamenti si sommano, le risse aumentano e quel sangue in bocca inizia ad essere meno amaro, quasi dolce, a tratti ti ci affezioni ed inizi ad accettarlo. I capitoli de “La Gana” scorrono molto più veloci, la violenza descrittiva di Douassot diventa una spietata ed amabile compagna di lettura, inizia a piacerti pagina dopo pagina. Il sangue non è più un problema, che sia da rissa in un pub o da ring poco importa, è vita che scorre, la mattina ha la vita in bocca, c’è violenza, sei maledettamente vivo. Siamo oltre metà libro, ogni fottuta riga è un inno ad una vita tanto povera, tanto dannata, tanto sofferta…tanto vissuta. Come sputare sangue nel lavandino e sentirsi vivo, leggere l’opera di Fred Deux (vero nome di Jean Douassot) sposta ogni equilibrio nato e cresciuto nei salotti letterali dei figli di papà, annienta il piattume di gran parte delle letture contemporanee attraverso un’escalation narrativa a tratti subumana per quanto violenta, per quanto prepotente o semplicemente perché il romanzo è veramente ispirato alla vita dell’autore di Boulogne-Billancourt. Troppo diretto? Troppo schietto? Forse la realtà è che il risultato letterario di Douassot è troppo vero, troppo pieno di vita per le mode dell’epoca ed anche per quelle “pettinate” odierne capace di scandalizzarsi per un, a questo punto banalissimo, “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”. Pubblicato nel 1958 “La Gana” arriva in Italia solo nel 1964 portando lavoro sia alle librerie sia alla magistratura che ben pensa di sequestrare tutte le copie possibili per oltraggio al senso del pudore rinviando a giudizio un po’ tutti, dallo scrittore all’editore passando per l’impaginatore e per essere inclusivi nel toto anche il traduttore, per la serie “più siamo meglio stiamo”. Gli elementi per lo scalpore di massa ci sono tutti che sia chiaro: la fanciullezza di un bambino parigino cresciuto in una sorta di scantinato (dotato di un fantastico chiusino dal quale la Senna spurga tutto lo schifo possibile dando vita ad un fantastico pool party per topi) in una famiglia poverissima tra furti, sesso, morte e miseria: un quadro perfetto per crescere sporchi ma veri. Edito per GOG, “La Gana” è il libro che la nostra società merita ma non quello di cui ha bisogno oggi.