Gli scienziati russi negano la morte di Arafat per avvelenamento
A nove anni dalla morte di Arafat rimangono ancora un mistero le cause che ne hanno provocato il veloce deterioramento e rimane ancora aperto il dibattito circa il suo probabile avvelenamento ordinato dall’allora Premier di Israele Ariel Sharon.
Yasser Arafat è morto all’età di 75 anni nel novembre del 2004 in un ospedale francese a causa di una malattia che ha favorito il rapido deterioramento del suo corpo di cui i medici palestinesi e francesi non riuscirono a comprenderne la causa e quindi ad individuare le possibili cure. Prima della sua morte la stessa leadership palestinese aveva dichiarato che Arafat era stato avvelenato su ordine dell’allora Primo Ministro di Israele Ariel Sharon e per opera del Mossad, i Servizi Segreti israeliani, i quali avevano inserito del Polonio-210 all’interno dei biscotti recapitati al leader palestinese. Anche se l’ipotesi di un avvelenamento circolava tra i media e tra l’opinione pubblica, l’Autorità Palestinese e gli inquirenti francesi decisero di non avviare un’indagine e non effettuare l’autopsia sul corpo di Arafat.
Soltanto lo scorso anno, dopo la messa in onda di un documentario di al-Jazeera in cui si affermava che un gruppo di scienziati svizzeri dell’Università di Losanna aveva trovato tracce di polonio sugli effetti di Arafat, l’Autorità Palestinese accolse la richiesta delle vedova del leader dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) di riesumare il corpo ed avviare le indagini. Un team di scienziati russi, francesi e svizzeri ha quindi analizzato nell’ultimo anno i tessuti della salma di Arafat ed i suoi effetti personali e la scorsa settimana il gruppo elvetico ha pubblicato sul giornale medico britannico The Lancet i risultati delle analisi che parlavano della presenza di tracce di polonio radioattivo su alcuni oggetti personali del leader palestinese. Gli scienziati svizzeri hanno quindi dichiarato che tali prove “supportano la possibilità dell’avvelenamento di Arafat con il polonio-210”, anche se l’assenza di tale sostanza direttamente sul corpo non rende possibile affermare con certezza l’eventualità di una uccisione per avvelenamento.
Tali dichiarazioni hanno subito però la smentita da parte di Vladimir Uiba, direttore dell’Agenzia Federale russa Medico-Biologica e del team di specialisti russi che ha preso parte alle indagini; secondo Uiba, infatti, non esistono prove della presenza di Polonio-210 sul corpo e sugli effetti di Arafat e quindi è da non prendere in considerazione l’ipotesi di avvelenamento palesata dagli svizzeri.
Il Polonio-210 è un isotopo radioattivo del polonio che negli ultimi anni è stato accostato direttamente agli agenti del FSB (Federl’naya Bezopasnosti Rossiskoy Federatsii), l’agenzia succeduta al noto KGB dell’Unione Sovietica; il 23 novembre del 2006 a Londra, infatti, l’ex agente dei servizi segreti russi e dissidente Aleksandr Litvinenko morì proprio a causa di un avvelenamento da Polonio-210. Prima della sua morte Litvinenko aveva accusato il presidente russo Vladimir Putin di essere il mandante del suo avvelenamento e dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja.
Giuliano Bifolchi
17 ottobre 2013