Un nuovo inizio per l’America. Biden: “È il giorno della democrazia”
E il momento tanto atteso è arrivato: ieri, alle 18 ore italiane, Joe Biden e Kamala Harris hanno giurato davanti alla facciata Ovest del Campidoglio in un clima molto surreale. A causa delle regole adottate per la pandemia in corso, il colpo d’occhio si è esteso sul National Mall che negli scorsi giorni è stato allestito con circa 200mila bandiere americane, lì per rappresentare le persone che non hanno potuto partecipare alla cerimonia. Presidente e vicepresidente hanno rispettivamente giurato su una Bibbia di famiglia datata 1893 con croce celtica e su due Bibbie di suoi mentori.
Dopo questo momento solenne, Joe Biden ha parlato alla Nazione: un discorso di circa una ventina di minuti in cui il neo presidente ha fatto un forte richiamo all’unità degli americani indicando in questa la via maestra per superare le sfide di questo periodo storico “To overcome these challenges, to restore the soul and secure the future of America requires so much more than words. It requires the most elusive of all things in a democracy: Unity. Unity.[…] Bringing America together, uniting our people, uniting our nation. And I ask every American to join me in this cause.” Biden ha poi fatto cenno agli altri problemi degli Stati Uniti, come le forti divisioni politiche e razziali “We must end this uncivil war that pits red against blue, rural vs. urban, conservative vs. liberal.”, il fatto che per difendere la democrazia e onorare la Costituzione sia necessario difendere la verità combattendo le bugie, il fatto che ci sia la necessità di ricostruire il Paese fortemente indebolito dal virus, che ancora rimane da debellare.
Fra i molti richiami fatti ai cittadini, Biden ha poi affermato di essere il presidente di tutti gli Americani, anche di tutti coloro che non lo hanno votato. Per superare tutti i problemi “And we must meet this moment as the United States of America. If we do that, I guarantee you we will not fail. We have never, ever, ever, ever failed in America when we’ve acted together.”
Le sfide
Dopo il suo insediamento, Biden si è messo subito al lavoro nello Studio Ovale e ha firmato alcuni decreti riguardanti l’abolizione del bando per i viaggiatori provenienti da diversi Paesi mussulmani, il rientro nell’accordo di Parigi per il contrasto al cambiamento climatico, l’obbligo di indossare la mascherina in tutte le proprietà federali e durante gli spostamenti tra diversi Stati del Paese. Nei prossimi giorni il calendario di impegni sarà sempre fittissimo: il presidente infatti firmerà diversi decreti per far fronte alla crisi dettata dal Covid-19 e per poter riaprire le scuole e le attività economiche; darà vita a nuove misure per portare aiuti alle famiglie dei lavoratori in difficoltà; è inoltre in programma l’adozione di misure per favorire l’acquisto e il consumo di prodotti “made in Usa”, così come la riforma dell’apparato giudiziario e carcerario, la modifica di norme legate al sistema sanitario che punterà ad essere più inclusivo, e una nuova riforma dell’immigrazione con la regolarizzazione di 11 milioni di migranti che oggi vivono nel Paese nell’illegalità o con uno status precario.
Nei giorni precedenti al suo insediamento, Biden ha già cominciato a muoversi per operare dei cambiamenti ad esempio nominando Rachel Levine come assistant secretary della Sanità. È la prima persona trasgender ad essere assegnata ad un incarico federale del Senato.
Per il presidente le sfide rimangono soprattutto quattro: la pandemia, la crisi economica, le disuguaglianze razziali e le questioni legate al clima. A queste se ne aggiunge una di certo molto difficile: come scriveva il Corriere della Sera gli scorsi giorni, il nuovo presidente degli Stati Uniti dovrà anche cercare di “Riconquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella democrazia […]”.
L’eredità lasciata da Trump
Il grande assente di giornata, ma già se n’era a conoscenza, è stato proprio il presidente uscente Donald Trump che nella mattinata di ieri, assieme alla moglie, è volato a Palm Beach in Florida, per poi spostarsi successivamente nel suo resort di Mar-a-Lago. Erano 152 anni che un presidente uscente decideva di non assistere alla cerimonia del suo successore.
Il Tycoon ha salutato così ufficialmente la Casa Bianca e la presidenza degli Stati Uniti lasciando al suo successore non poche questioni irrisolte, come ad esempio un debito pubblico al +36%, elemento che aveva promesso al tempo di azzerare, o l’eliminazione delle restrizioni ai viaggi negli Stati Uniti e ai visti a partire dal 26 gennaio. Inoltre, negli ultimi giorni alla presidenza, Trump ha preso la decisione di graziare 143 persone che hanno avuto legami con lui o con la sua amministrazione come Steve Bannon, ex consigliere appartenente all’estrema destra, e tanti altri repubblicani.
Durante questi anni al governo inoltre, diversi sono stati i primati di cui si è “macchiato”, decisamente in controtendenza con i suoi predecessori: fra tutti, il ripristino delle esecuzione federali – 13 detenuti sono stati giustiziati – ferme da 17 anni, e l’utilizzo di 60 mila tweet e retweet per diffondere a 88 milioni di follower la propria visione del mondo, con la diffusione di circa 30 mila notizie false.
Trump inoltre lascia con una percentuale di gradimento da parte dei cittadini americani al 38,5%, ma, cosa di cui certamente dovrà tenere conto Biden, con la capacità di essere riuscito a persuadere si crede l’81% degli elettori repubblicani che le elezioni sono state truccate.
A tutta questa situazione si unisce il fatto durante queste settimane diversi repubblicani hanno preso le distanze dall’ormai ex presidente, che negli scorsi giorni è stato “scaricato” anche dal leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell che ha affermato: “L’attacco al Congresso è stato fomentato dal presidente e da altri personaggi potenti”.
I fatti degli ultimi giorni
Procedono le indagini legate ai fatti del 6 gennaio, che da una parte hanno portato all’incriminazione di alcuni veterani dell’esercito appartenenti a gruppi di estrema destra, dall’altra hanno spinto a cercare collegamenti fra gruppi più pericolosi e le forze di polizia o soldati ancora in servizio. In aggiunta, fra lunedì e martedì al confine fra Honduras e Guatemala si sono verificati diversi disordini in seguito all’arrivo di più di 7mila migranti mossi dalla volontà di entrare in America, con il pensiero che Biden si dimostrerà più aperto rispetto al predecessore Trump.