Siria: Bachar al-Assad intenzionato a proseguire alla guida del paese

Sul fronte militare come su quello diplomatico, il Presidente siriano Bachar al-Assad ha motivo di essere soddisfatto. Dopo alcune settimane di offensive il suo esercito appoggiato da molti sciiti dello Hezbollah libanese, stavano riprendendo possesso della località di frontiera di Qoussair, nelle mani della ribelione armata da diversi mesi.
Nel frattempo, Mosca, principale alleata della Siria nella scena diplomatica internazionale e fornitrice di armi, si è attivata in vista della conferenza internazionale sulla Siria annunciata in maniera congiunta con Washington D.C. La data e la struttura del summit non sono state ancora rese note ma si annuncia una forma di rinuncia degli Occidentali per la richiesta dell’uscita di scena di Bachar al-Assad.
Il lavoro di ristrutturazione dell’esercito siriano condotto dall’Iran porta i suoi frutti. Inquadrato e consigliato da istruttori iraniani, approvvigionati in termini di armi dalla Russia, l’esercito si è lanciato dopo due mesi in una grande offensiva la cui logica sembra ora essere sempre più chiara: allontanare e porre in condizioni di sicurezza una spina dorsale del “paese utile” andando a Damasco sulla costa mediterranea.
Preoccupato di preservare la striscia costiera e la catena montuosa d’intrusione ribelle, il regime ha commesso due massacri di una violenza inaudita su alcuni villaggi sunniti a Baniyas, Bayda e Ras Al-Naba (tra i 100 e 400 morti, secondo alcune stime locali). La debole reazione internazionale è stata concepita dal regime come una forma di acquiescenza.
Sul piano strettamente politico, la Coalizione dominate dai Fratelli musulmani dopo le dimissioni del suo presidente Moaz Al-Khatib, il paese resta paralizzato, minato dalle rivalità di persone e dalle divergenze di strategie. La nomina di un primo ministro, Ghassan Hitto, non si è tradotta con grande efficacia, né in una miglioria della visibilità all’interno della Siria.
Il Regno Unito e la Francia, che esortavano nel mese di marzo un’accelerata per l’embargo delle armi, sembrano decisamente aver rinunciato alla questione. L’annuncio di una conferenza internazionale da Mosca tramite il ministro degli Esteri Serguei Lavrov e il segretario di Stato Americano John Kerry potrebbe certamente riaprire la questione.
Occorre forse arrendersi all’evidenza che non ci sono effettivamente soluzioni militari, il regime siriano continua a mietere vittime e i suoi alleati non sembrano intenzionati a smettere di sostenerlo. L’isolamento internazionale di Damasco è sempre più evidente: l’ultima risoluzione dell’assemblea generale dell’ONU condanna il regime sempre più sanzionato e dunque isolato.
Damasco tuttavia continua ad agire tramite provocazioni accuratamente premeditate sulle armi chimiche ma anche sugli attentati in Turchia. Dopo quasi 1000 000 morti. Bachar al-Assad può oggi permettersi di dichiarare che: “Dare le dimissioni è come fuggire”, rinviando la questione del suo avvenire politico alle elezioni presidenziali previste per il 2014. Assad non ha proprio intenzione di rinunciare.
Manuel Giannantonio
(Twitter @ManuManuelg85)
20 maggio 2013